Traiettorie di somiglianza di due straordinari educatori... (Leggi tutto)
La storia della Fondazione proposta da questo libro tende alla ricostruzione razionale di un percorso le cui coordinate sono quella “antropologica”, adeguata a una istituzione posta al servizio dell’uomo, e quella “tecnologica”, calibrata su una organizzazione dove la scienza e la tecnica sono finalizzate a incrementare il tasso di umanità insito in essa. E la storia della Fondazione tende anche a integrare la figura biografica di don Gnocchi imprenditore della carità con quella del precursore, in campo scientifico e tecnico, della conoscenza, comprensione, tutela, redenzione e promozione dell’handicap.
Ho personalmente conosciuto don Carlo negli anni lontani della mia infanzia e adolescenza. Di lui, assistente spirituale all’Istituto Gonzaga, ero un assistito che ricorda il viso sorridente, il gesto amico, la parola affabile, l’insegnamento dato anche senza parole. Nei tempi bui della guerra, al ritorno della campagna di Russia, il suo interessamento a quanti cercavano in Svizzera una terra d’asilo lo portò nel paese prealpino prossimo alla frontiera, nel quale la mia famiglia era sfollata per via dei bombardamenti aerei su Milano. Nel santuario dedicato a san Pancrazio, alla presenza di alcuni reduci e di una piccola folla, disse una Messa in suffragio degli alpini caduti. A me posò una mano sul capo dicendo: «Non dimenticarti di essere buono».
A quella memoria è dedicato questo libro.
Giorgio Cosmacini