Traiettorie di somiglianza di due straordinari educatori... (Leggi tutto)
Un legame sincero, innervato di stima e fiducia reciproche, alimentato dalla comune volontà di affrontare emergenze gravissime nell’Italia del difficile, secondo dopoguerra. Sostenuto da quell’affettuosa complicità e quell’intelligente umorismo, che facevano dire a don Gnocchi, in una lettera del maggio 1950 con la quale invitava Andreotti, sottosegretario del presidente del Consiglio De Gasperi, all’adunata dei settecento mutilatini dell’allora Federazione Pro Infanzia Mutilata per l’inaugurazione della nuova Casa di Roma: «Praticamente per noi dire governo significa dire lei, eccellenza; quindi è impossibile che ella ci manchi alla cerimonia, anche soltanto fugacemente. Per questo l’abbiamo anticipata alle ore 10, così da darle modo di… tagliare la corda e raggiungerci. Io, come forse lei sa, sono a letto convalescente per una polmonite presa a tradimento. Non c’era tempo migliore! Spero quindi che vostra eccellenza… non mi dia dei dispiaceri che mi farebbero tornare la febbre».
Sarebbe tuttavia riduttivo circoscrivere la profondità di quel rapporto al proficuo incontro tra la vulcanica generosità del sacerdote milanese e l’incipiente e successivamente riconosciuta abilità politica dell’uomo di Stato.
C’era, è fuor di dubbio, l’impellente necessità di riconoscere con apposita legge e insieme di accogliere, assistere, vestire, nutrire quelle innocenti vittime della follia della guerra: «Eccellenza - scriveva ancora don Gnocchi in una lettera del novembre 1949 - ho incassato in questi giorni il sussidio straordinario di 25 milioni che mi avete fatto avere per l’assistenza ai mutilatini nelle nostre cinque case di Milano, Erba, Parma, Genova e Pessano con Bornago. Poiché tale somma ci arriva in un momento che è veramente grave dal punto di vista economico e rappresenta letteralmente la boccata d’ossigeno ormai improrogabile alla continuazione della nostra attività, vostra eccellenza può immaginare da quali profondità sorga e da quali sentimenti sia accompagnato il nostro grazie!».
Tuttavia don Gnocchi - e Andreotti gliene diede la possibilità - seppe spingersi oltre, indicando orizzonti divenuti col tempo di grande attualità.
È bello immaginare che i due, quasi sessant’anni dopo, siano oggi tornati a rinverdire quello straordinario incontro, scrivendo un ulteriore capitolo di una storia destinata a continuare, in una misteriosa trama di vita invisibile e reale, alimentata da un dialogo di fede senza tramonto.