Traiettorie di somiglianza di due straordinari educatori... (Leggi tutto)
Il volume “La Freccia Rossa - 1949: diario di una impresa scout attraverso l’Europa”, curato da Federica Frattini e promosso dal Clan “Zenit” Agesci Busto Arsizio in collaborazione con la Pattuglia del Kraal, con il patrocinio dell’Organizzazione Mondiale del Movimento Scout e il contributo della Fondazione Don Gnocchi, si apre con la presentazione di Federica Mogherini, Alto Commissario UE per gli Affari Esteri.
Il raid motociclistico Milano-Oslo fu organizzato da don Carlo Gnocchi in collaborazione con gli scouts milanesi guidati da don Andrea Ghetti. L’impresa ebbe un’eco grandissima e passò alla storia con l’appellativo di “Freccia Rossa”, per via del colore dei venticinque “Guzzini” da 65 cc di cilindrata che il 17 luglio 1949 partirono dal capoluogo lombardo verso la Scandinavia per tracciare una via d’amore lunga 1.800 chilometri in riscatto del dolore delle innocenti vittime della guerra appena finita.
Un messaggio che ha dato vita a una grande avventura di pace per ricostruire le città, ma soprattutto gli uomini: «Sulle ali della Freccia Rossa - ebbe a scrivere don Gnocchi - la voce dei piccoli mutilati di guerra invita l’Europa all’amore e alla pace».
La colonna dei guzzini (uno dei quali è oggi esposto come cimelio al museo milanese del beato don Carlo Gnocchi) attraversò la Svizzera, la Germania Occidentale, la Francia, il Belgio, l’Olanda, il Lussemburgo, la Danimarca, la Svezia per poi giungere in Norvegia. Ovunque l’accoglienza per il raid fu entusiastica e i partecipanti poterono diffondere durante le varie tappe il messaggio loro affidato da don Gnocchi e diretto a tutti gli uomini di buona volontà. A Parigi “La Freccia Rossa” fu ricevuta dal sindaco e sfilò agli Champs Eliseè scortata dalla polizia fra gli applausi della folla.
A Bruxelles ci fu l’ospitalità delle organizzazioni belghe per la protezione e l’assistenza all’infanzia mutilata, mentre a Brema, città devastata dalla guerra, i protagonisti del raid trovarono da parte dei ragazzi tedeschi un’accoglienza fraterna, indimenticabile. Giunti in Norvegia, vennero accolti con ricevimenti, a cui si aggiunsero tra l’altro gli elogi del principe ereditario della Corona norvegese, del sindaco di Oslo e del governo per l’opera umanitaria di don Gnocchi e per l’impresa.
Quei ragazzi non furono protagonisti di uno sforzo vano. Anzi. Essi portarono in giro per l’Europa la nobile esortazione dei mutilatini («Noi ci vogliamo bene: anche se i nostri padri si sono odiati. Vogliamo che tutti si amino e in nome del nostro dolore chiediamo pace fra gli uomini. Aiutateci, poiché soltanto nella serenità troveremo la forza per affrontare la vita»).
Gli anni successivi dimostrarono - a proposito di Europa e di solidarietà ai mutilatini - che quel sogno era l’anticamera della realtà.