Traiettorie di somiglianza di due straordinari educatori... (Leggi tutto)
Tutti gli scritti di don Carlo Gnocchi sono stati raccolti in un unico volume "Gli scritti", edito nel 1993 (e ripubblicato nel 2009) dalla Casa editrice Àncora di Milano.
«Entro in punta di piedi nel dolce, profondo e avvincente sacrario degli scritti di don Carlo - scrive nella prefazione monsignor Angelo Bazzari, presidente enerito della Fondazione Don Gnocchi -. Sento, nell’intimo, l’incommensurabile grandezza del compito che mi è affidato: introdurre queste sue parole, ma insieme dare parola, oggi, alla sua voce, dare futuro alle sue opere, rendere testimonianza della sua profezia. Ci accompagnano nella lettura dei suoi scritti, che avvolgono e descrivono ad un tempo le età della sua vita, quei suoi occhi «così belli, così profondi, così spirituali, che avevano un che di ingenuo e di puro, gli occhi di un bambino nel volto di un uomo, occhi che dicevano parole che le parole non sanno dire».
Egli ne ha fatto dono - è il suo sguardo - nella vita e nella morte.
Lo sguardo di un sacerdote. Don Carlo fu prete per la sua gente (all’oratorio, all’Istituto Gonzaga, con gli alpini, con i disabili. Un’identità trasparente e travolgente – dal di dentro -, così come erompe ancora dal fascino dei suoi scritti); del suo tempo (diede anima ad ogni incontro, facendosi interpellare dalle situazioni estreme, dagli ultimi); della sua terra (affrontando i problemi più gravi, dai più quotidiani, educativi e familiari a quelli legati allo sconvolgimento di una pesantissima guerra); dentro la Chiesa (un’appartenenza segnata da dolcezza e insieme da fedeltà docile ed amorosa, attenta e vigile al pensiero dei suoi Pastori).
«Credo nasca da qui la profezia di don Carlo, quella che ci lascia in eredità. I fratelli handicappati: la cura, l’attenzione la prossimità, attraverso le competenze mediche, psicologiche e riabilitative con il cuore di una carità sconfinata e illimitata, incondizionata e competente; facendo di questi luoghi, di questi spazi, di questi tempi un segno e un annuncio di umanità per tutti; indicando la profezia del quotidiano, con il farsi prossimo a chi porta il segno e il senso della disabilità».