Traiettorie di somiglianza di due straordinari educatori... (Leggi tutto)
Gennaio 1943, fronte russo: un coraggioso cappellano militare sopravvive miracolosamente alla battaglia di Nikolajewka e decide di dedicare la vita alla memoria degli alpini morti nella drammatica ritirata di Russia.
Tornato in Italia, si occupa dei loro orfani, dei piccoli “mutilati” dalle bombe e dei poliomielitici. Quel sacerdote è don Carlo Gnocchi, il prete che il cardinal Schuster vorrebbe fare vescovo, che padre Gemelli vorrebbe tenere con sé all’Università Cattolica e che invece realizzerà una delle più importanti opere di carità del dopoguerra, oggi realtà di prim’ordine nel panorama socio-sanitario del nostro Paese.
La vita di don Gnocchi è un susseguirsi di prove estreme, di sfide temerarie sull’orlo dell’impossibile, di gesti audaci realizzati con semplicità umile, creatività geniale e carità profonda. Con il sorriso sulle labbra e la forza della fede.
Un’esistenza traboccante di “eccessi”, come nota il cardinale Carlo Maria Martini nella prefazione. Quegli “eccessi” di dedizione e di amore che dovrebbero caratterizzare la vita di ogni discepolo del Signore. E che costituiscono ancora oggi, e soprattutto oggi, il distintivo dei santi.