Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
«Siamo sorpresi e preoccupati per l’attuale testo della Legge di Bilancio. Tuttavia, piuttosto che sulle proteste, preferiamo puntare su un dettagliato pacchetto di proposte da inserire subito nella manovra economica». È il senso del nuovo appello alle istituzioni presentato dal “Patto per un Nuovo Welfare sulla non autosufficienza”, realtà costituitasi lo scorso anno grazie a un’ampia coalizione sociale che intende elaborare proposte operative per la riforma sull’assistenza agli anziani non autosufficienti.
Il Patto raggruppa 52 organizzazioni della società civile coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti nel nostro Paese, tra le quali anche l’Aris (Associazione Religiosa Istituti Socio Sanitari) a cui aderisce la Fondazione Don Gnocchi.
Prezioso il contributo offerto dal dottor Fabrizio Giunco (nella foto sopra), medico geriatra e direttore del Dipartimento Cronicità della Fondazione, componente della “cabina di regia” del Patto, il cui compito è quello di elaborare idee e proposte e sviluppare un confronto costante sui contenuti da inserire nella riforma, sfociati nel marzo scorso nel documento “Proposte per l’introduzione del Sistema Nazionale Assistenza Anziani”.
Il titolo dell’appello indica con chiarezza il senso delle proposte: “Prime misure per gli anziani non autosufficienti. Per non sprecare il 2023”. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede infatti la riforma dell’assistenza agli anziani, inserita grazie anche alle richieste e alla pressione del Patto. Entro il prossimo mese di marzo, il parlamento dovrà approvare la relativa legge delega ed entro marzo 2024 il governo dovrà predisporre i necessari decreti delegati.
Il testo base della riforma è lo “Schema di disegno di Legge Delega” approvato ad ottobre dal precedente governo, che in numerose sue parti riprende le proposte formulate dal Patto. Le indicazioni suggerite per la Legge di Bilancio 2023 riguardano in particolare alcuni aspetti della riforma già ben definiti e quindi immediatamente applicabili. Metterli in pratica da subito significherebbe, appunto, non sprecare il prossimo anno: «Occorre cominciare a fornire subito migliori risposte ad anziani e famiglie - sottolinea il dottor Giunco - e utilizzare il tempo che precede la riforma per iniziare ad indirizzare i territori nella sua direzione, dato che l’attuazione è sempre ben più lunga e complicata di quanto si pensi».
La proposta del Patto per la non autosufficienza, tenuto conto dei limiti imposti dalla crisi energetica e dall’inflazione, è stata elaborata facendo in modo di minimizzare l’impatto per le casse dello Stato. Lo si evince dalla limitata cifra di spesa aggiuntiva prevista, di circa 300 milioni di euro, e dall’utilizzo dei fondi del PNRR, con una riconversione delle risorse. «Si è scelto – puntualizza il documento - di dar vita ad una proposta compatibile con la situazione attuale della finanza pubblica e di iniziare ad avviare la progettualità traducendo in pratica alcuni benefici della riforma già chiaramente delineati».
Tre le misure suggerite, una per ciascuno dei principali ambiti del settore: servizi domiciliari, prestazioni monetarie e servizi residenziali.
«La prima proposta è di avviare un servizio domiciliare effettivamente pensato per gli anziani non autosufficienti, oggi inesistente in Italia, capace di offrire un appropriato mix di prestazioni, un’adeguata assistenza in termini di durata (sulla base dei bisogni dell’utente) e intensità (intesa come numero di visite per beneficiario) e con una maggiore unitarietà delle risposte tra sociale e sanitario. Per quanto concerne le prestazioni economiche, si chiede invece un contributo aggiuntivo per i percettori di indennità di accompagnamento che andranno ad assumere regolarmente le assistenti familiari, cosicché i familiari possano scegliere tra un’erogazione economica senza vincoli d’uso (sistema vigente) e un’erogazione vincolata all’assunzione di una badante (con una maggiorazione dell’importo)».
L’ultima proposta riguarda l’erogazione di un contributo per aiutare le strutture residenziali a superare questa fase di difficoltà economica e ad evitare un ulteriore arretramento: «Operativamente si prevede il trasferimento di una quota di ristoro per gli oggettivi aumenti dei costi di gestione da parte dello Stato centrale a tutte le strutture della rete a titolarità pubblica, a patto che non abbiano aumentato le rette nel 2022».
Nell’insieme, queste misure possono rappresentare i primi passi di un percorso atto a costruire un nuovo sistema di assistenza maggiormente equo ed efficace: «Auspichiamo che gli interventi proposti vengano accolti dal governo e dal parlamento – concludono le organizzazioni del Patto - e che rappresentino l’avvio di un percorso di legislatura attento ai bisogni reali dei milioni di anziani non autosufficienti e dei loro familiari».
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