La riqualificazione dell'ampio spazio verde dell'Istituto... (Leggi tutto)
«Ho ferite indelebili dentro di me. Sono stanco di celebrare funerali. Vedo occhi di mamme, papà, bambini, anziani che piangono la morte di un figlio, di un genitore, di un amico… Il vostro aiuto e le vostre preghiere sono per noi fiammelle di speranza che ci aiutano ad andare avanti».
Con queste parole il vescovo di Buchach, Dmytro Hryorak, ha ringraziato dirigenti e operatori della “Don Gnocchi” al termine della recente visita a Milano per il consolidamento degli accordi per la “Casa della misericordia” di Chortkiv, il centro di accoglienza per minori con disabilità che la Fondazione sostiene da alcuni anni nell’ambito di un progetto di cooperazione internazionale.
Il vescovo di Buchach e la delegazione ucraina in visita all'Istituto "Palazzolo-Don Gnocchi" di Milano
La Casa non ha fortunatamente subito danni diretti, ma gli ospiti e gli operatori continuano a vivere in una situazione di alta tensione. Dall’inizio del conflitto la struttura ha accolto oltre 3 mila sfollati, insieme a centinaia di famiglie in difficoltà, mamme con bambini in fuga, anziani e persone con disabilità. I bisogni sono enormi e in crescita: numerosi donatori e amici della Fondazione non hanno fatto mancare il proprio sostegno.
«Vi siamo vicini – hanno ribadito il presidente della Fondazione, don Vincenzo Barbante e il direttore generale Francesco Converti - e vogliamo continuare ad assicurarvi aiuto concreto e morale. La terra ucraina è “consacrata” dal sangue degli alpini in ritirata con don Carlo durante la seconda guerra mondiale. Ma non possiamo abituarci a queste cronache di guerra: da questi contesti possono nascere straordinari esempi di fratellanza e pace».
«Stiamo vivendo il terzo anno di guerra - ha raccontato Tatyana Dubyna, presidente della Fondazione “Dim Myloserdia” e responsabile della Casa - e il numero delle persone in difficoltà è in aumento. Tra gli sfollati forzati, le categorie più vulnerabili sono le famiglie con persone con disabilità, mobilità ridotta o su sedia a rotelle e gli anziani. Hanno bisogno di tutto, di cibo e alloggio, di aiuto e sostegno psicologico, di cure mediche e riabilitazione, di terapie palliative e accompagnamento. Ospitiamo famiglie con persone paralizzate dopo un ictus, con figli con paralisi cerebrale, fuggiti durante i bombardamenti, che hanno perso tutto e che non hanno più nulla…
«Il sostegno e l’esperienza della Fondazione Don Gnocchi ci hanno consentito di aumentare la qualità della nostra riabilitazione, a vantaggio specialmente dei bambini con bisogni speciali. Grazie a voi abbiamo avviato un centro risorse inclusivo, dove lavorano i migliori specialisti che si sono formati alla scuola della “Don Gnocchi” e che oggi è sostenuto dal consiglio comunale con centinaia di bambini che hanno così potuto frequentare scuole, seguire lezioni di recupero, svolgere esami. Grazie a voi abbiamo potuto acquistare medicine, cibo e carburante, che per noi sono preziosi e costosi.
«Ancora oggi, quando le luci sono spente, dobbiamo usare il generatore almeno per cucinare il cibo, azionare l'ascensore e riscaldare i cinque piani dell'edificio dove vivono le persone più vulnerabili.
Nelle foto, immagini di attività quotidiana e persone accolte alla "Casa della Misericordia"
«Ogni giorno la guerra uccide soldati, eroi guerrieri, bambini innocenti, madri, figli e figlie... Ogni giorno e ogni notte i nostri figli sentono il suono terribile dell'allarme, ogni volta pregano e chiedono a Dio che tutto questo possa finire. Nella nostra Casa i giovani sono stati arruolati nell'esercito, il nostro autista è scomparso più di un anno fa, abbiamo solo uomini con più di 60 anni. Abbiamo un terapista che lavora per noi, un veterano di guerra che a causa di gravi ferite non potrà mai avere figli e che vuole adottare una bimba.
«In tutto questo dramma siamo grati a Dio per il dono della vita, per il fatto che possiamo servire il prossimo in un momento così difficile per l'Ucraina. E chiediamo ancora una volta il vostro aiuto e il vostro sostegno per continuare - come don Gnocchi ha insegnato - a difendere e servire la vita».
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