I riconoscimenti – grazie al generoso contributo dell’Ana... (Leggi tutto)
C’è anche la Fondazione Don Gnocchi tra beneficiari del testamento olografo della professoressa Marisa Cavanna, insegnante di Lettere di Genova scomparsa lo scorso dicembre all’età di 96 anni. Le cronache hanno riportato diffusamente il nobile gesto dell’anziana signora - vita tranquilla e mai sotto i riflettori - che ha deciso di lasciare parte della propria cospicua eredità a favore di 16 tra istituzioni, associazioni e Onlus.
La vicenda ha colpito l’opinione pubblica per l’entità delle cifre. Eppure, la scelta di pensare al bene degli altri nelle ultime volontà non è appannaggio solo di chi possiede grandi patrimoni e non riguarda solo ricchi filantropi e personaggi celebri. Lo testimoniano le associazioni del Comitato Testamento Solidale, del quale fa parte anche la Fondazione Don Gnocchi: sono soprattutto le migliaia di persone comuni che, scegliendo un testamento solidale, continuano a sostenere il bene, anche con donazioni di piccola entità.
La pandemia da Covid-19 ha accentuato la predisposizione degli italiani a destinare la quota disponibile della propria eredità ad enti e associazioni del Terzo Settore. La scelta della signora Cavanna dimostra quanto sia importante anche nel nostro Paese “fare cultura” sul testamento solidale, l’unico strumento che permette di stabilire in vita quanto e a chi destinare una quota del proprio patrimonio.
Il testamento è, al tempo stesso, un atto di responsabilità verso propri cari e la garanzia che le proprie volontà vengano rispettate. Solo facendo testamento è infatti possibile disporre di una quota libera, detta disponibile, da devolvere a realtà che rispecchiano i propri valori. In questo modo i nostri ideali e principi possono diventare eredità preziosa per le generazioni future.
La legge italiana prevede diversi tipi di testamento. I più comuni e diffusi sono il testamento olografo e quello pubblico. Il testamento olografo deve essere scritto di proprio pugno, datato e firmato dal testatore. Se uno di questi requisiti manca – ad esempio se viene scritto a macchina o al computer – il testamento non è valido. È consigliabile una redazione in duplice copia originale, conservandone una e consegnando l’altra ad una persona di fiducia o presso un notaio. Il testamento pubblico deve essere scritto da un notaio in presenza di due testimoni. Deve indicare il luogo e la data ed essere sottoscritto dal testatore, dai testimoni e dal notaio. Quest’ultimo, appena riceve notizia della sopraggiunta morte, è obbligato a comunicare l’esistenza del testamento agli eredi ed eventuali altri destinatari di cui è a conoscenza. Il testamento pubblico è per legge conservato dal notaio.
Ricordare nel proprio testamento la Fondazione Don Gnocchi significa in particolare sostenere l’impegno di accoglienza e cura di bambini e ragazzi con ogni forma di disabilità, congenita o acquisita; di assistenza di pazienti di ogni età, spesso vittime di gravi patologie debilitanti, che hanno bisogno di riabilitazione neuromotoria o cardiorespiratoria; di presa in carico di anziani non autosufficienti, persone con gravi cerebrolesioni acquisite o in stato vegetativo persistente e di malati nell’ultima fase della loro vita.
Per ulteriori informazioni è possibile contattare lo 02 40308907 o visitare il sito https://ilmiolascito.dongnocchi.it.
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