Allestimenti suggestivi, testimonianze di ragazzi e... (Leggi tutto)
La Fondazione Don Gnocchi ha aderito alla campagna promossa da “Vita” - magazine del Terzo Settore - a sostegno dell’appello per la candidatura transnazionale all’Unesco del Volontariato come “bene immateriale dell’Umanità”.
«“Una cosa sola vale ed è urgente per tutti: fare del bene”. Le parole del beato don Gnocchi confermano ancora oggi come l’impegno dei volontari sia un bene prezioso e indispensabile per la nostra Fondazione – ha sottolineato don Vincenzo Barbante, (nella foto) presidente della Fondazione Don Gnocchi, nel messaggio di sostegno all’iniziativa -. __Nei nostri Centri il volontariato è promosso e riconosciuto come motore di cambiamento e crescita, non solo per la nostra organizzazione, ma per l’intera società__».
Quello a favore del volontariato è un appello “che tocca il cuore delle sfide che attendono il Terzo settore nel prossimo futuro, primo passo verso una società più inclusiva e più equa, che ponga le persone al centro”, è stato ricordato durante il Comitato Editoriale di Vita, riunitosi nei giorni scorsi, alla presenza del presidente di “Padova Capitale Europea del Volontariato”, Emanuele Alecci e di Luigino Bruni, economista da sempre attento ai temi del dono e della relazione.
Riccardo Bonacina, direttore editoriale di Vita, ha spiegato in apertura come è nata la campagna, che è stata presentata in anteprima a metà giugno al Senato e che sarà lanciata con il prossimo numero della rivista, con la sottoscrizione di numerose associazioni e il sostegno oltre un centinaio di personalità, guidate dal vicepresidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato: «Alla fine dello scorso anno – ha detto Bonacina -, insieme agli amici di Padova Capitale del Volontariato europeo, abbiamo convenuto come il volontariato e la dimensione della gratuità fossero l'elemento che era riuscito a tenere insieme le persone nell'epoca del distanziamento. I mesi di pandemia ci hanno fatto capire poi come la gratuità non fosse un impegno del dopo lavoro, ma una qualità del gesto: dal panettiere al medico, dagli infermieri ai volontari».
Emanuele Alecci ha illustrato il senso della proposta, partendo dal lavoro, durato tre anni, alla base di Padova Capitale Europea del Volontariato: «Con la “scusa” di Padova, si è presentata un’occasione unica: incontrare tantissime esperienze di volontariato, connetterle, tenerle in rete. Capirne le esigenze, le aspettative, le prospettive. In un periodo particolarmente drammatico e complesso, il volontariato ha fatto la differenza, mostrando quanto sia necessario alla tenuta del legame sociale e della comunità. Tanti giovani, sebbene non siano impegnati nei gruppi “classici”, si sono messi in gioco. Nel momento in cui i legami erano messi in discussione, il volontariato ha rappresentato un filo che ha tenuto in piedi quei legami. Non perché il volontariato abbia bisogno di gratificazione, ma perché questo legame sottile va tutelato, favorito, protetto: da qui l'idea dell’appello rivolto all’Unesco».
La campagna parte dall’Italia, ma ha il suo cuore sta nell’Europa e nella sua ripartenza verso una società più inclusiva, più equa, più giusta. «La crisi del Covid-19 – ha commentato Luigino Bruni - ha fatto capire meglio che cos’è la cura. Il volontariato non è solo cura, ma molto di più. Ciò che ha in comune la cura con il volontariato è un’insufficiente stima sociale, perché tutto ciò che ha a che fare con la vita degli altri è stato per troppo tempo considerato come non degno di nota, come un contorno non essenziale da relegare nell’alveo delle anime belle. Il volontariato deve lavorare culturalmente per cambiare questa percezione, rovesciando il banco: la cura, la gratuità, non sono faccende a margine, ma al cuore stesso della vita. Il volontariato è un bene primario della vita in comune, ma va rivisto dal punto di vista culturale, antropologico e sociale. La sfida oggi è ricominciare a generare le virtù civili che alimentano da sempre il volontariato. Come tutti i patrimoni, il volontariato ha identità precise, è localizzato, non è qualcosa di astratto. Ma ha una particolarità: il suo aver radici, il suo essere radicato su un territorio non gli impedisce di essere universale e comune».
Come ha ricordato recentemente il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il volontariato è un’energia irrinunciabile della società. Senza di esso non si sarebbe ad esempio potuto far fronte alle emergenze generate dalla pandemia. Sono infatti 6,3 milioni i volontari attivi in Italia di cui 4,14 operativi in organizzazioni strutturate. Una forza incredibile e motore autentico della nostra società. Una rete sociale animata da un volontariato esteso, indispensabile per costruire quel cambiamento nelle priorità del nostro vivere civile, per non farci trovare impreparati di fronte alle nuove domande sociali e per garantire la qualità della nostra democrazia sempre più bisognosa di un’educazione al bene comune.
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