Allestimenti suggestivi, testimonianze di ragazzi e... (Leggi tutto)
Angela ha un fiore fra i capelli raccolti, orecchini di pietre colorate e fard rosa sulle gote. Il rossetto ha la stessa nuance del leggero cardigan fucsia che indossa. Dalla sua carrozzina racconta di una festa da ballo, all’inizio della Seconda Guerra Mondiale: lei aveva soltanto vent’anni, andò in treno da Milano a La Spezia, dove il padre era capitano della Marina. «Lui si raccomandò: “Non innamorarti di nessuno”», racconta emozionata. Invece bastò un ballo per innamorarsi di Renato e lei sente ancora il profumo dei gelsomini di quella sera. «Ci scrivemmo qualche lettera, ma dopo poche settimane lui morì. Erano in trenta in quel sommergibile».
La voce di Angela si fa spigolosa: «Io lo dissi subito: “Non mi sposerò mai più. Lui ha dato la vita per la patria e io avrei dovuto essere felice con un altro uomo? Impossibile”». Sbuffa. «Tutti ripetevano che il tempo è medico. Macché». Angela ha 99 anni e da tre vive al Centro "Girola" della Fondazione Don Gnocchi, che nel 2018 ha complessivamente accolto e assistito oltre 2.200 persone nelle sue sette RSA per anziani non autosufficienti, cui si aggiungono 218 pazienti seguiti nei Centri Diurni.
Angela è diventata un “libro vivente” e ha raccontato la sua storia a sconosciuti lettori, entrati dentro il Centro per la prima “Biblioteca vivente” al mondo a mettere a tema la vecchiaia.
La Fondazione Don Gnocchi, in obbedienza alla mission che don Carlo le ha lasciato - “accanto alla vita, sempre!” – offre un’ampia rete di servizi per gli anziani, con tre RSA premiate con il Bollino RosaArgento e diversi interventi volti a mantenere il più a lungo possibile l’autosufficienza del paziente, come gli ambulatori geriatrici e, in futuro, la teleriabilitazione a domicilio. Il suo tratto distintivo è che l’innovazione qui passa sempre dal calore di una relazione, perché «animazione è tirar fuori l’anima dell’ospite», afferma Roberta Mottadelli, educatrice. «La nostra non è animazione da villaggio turistico, il nostro compito è valorizzare la persona qui e ora, farla sentire ancora viva e importante, rispettando i suoi tempi e i suoi desideri e facendole scoprire anche risorse che non pensava di avere».
Biblioteca Vivente è un format internazionale collaudato, che punta a rompere i pregiudizi attraverso l’incontro reale (per quanto breve) con persone che li incarnano: il “lettore” si siede davanti a una persona e ascolta un “capitolo” della sua vita. L’idea pedagogica di fondo è che «per smuovere il pregiudizio devi entrarci. Un movimento che difficilmente uno fa da solo: serve un’esca, qualcuno che ti ci porti dentro. Biblioteca Vivente è questa esca», spiega Ulderico Maggi, che nel 2011 con ABCittà ha portato in Italia il format.
Diciotto anziani ospiti del Centro "Girola", fra cui anche due persone con Alzheimer, hanno accettato di diventare “libri” aperti: «La RSA è vista ancora come un mondo a parte. Abbiamo voluto insinuare un pensiero diverso: le mamme con le carrozzine nei giorni prima dell’evento passavano davanti al Centro e si fermavano a leggere gli enormi banner fuori da cancelli, pensando “che cosa ci sarà di interessante dentro una RSA?”», racconta Maggi. Qualche mamma è entrata davvero, insieme ai famigliari degli ospiti, ai frequentatori della biblioteca del quartiere, a qualche anziano in visita quasi “scaramantica”… «Gli stessi famigliari hanno visto i loro parenti sotto una luce diversa, persone che per settimane non hanno parlato d’altro, con l’entusiasmo di ragazzini. E gli stessi “libri” hanno rotto uno stereotipo, quello che all’inizio li portava a chiedersi “a chi può interessare la mia storia?”».
Il Centro "Girola" ha accolto l’invito della biblioteca del quartiere e di ABCittà «perché sappiamo bene che i nostri anziani hanno storie bellissime. A volte si pensa a questo come un luogo di sofferenza, invece loro ci riempiono di gioia», dicono insieme Roberta Mottadelli ed Emma Mattioli, animatrice. Dal punto di vista interno invece è un modo per rompere la routine che l’istituto rischia di avere: «Per quante attività possiamo proporre, siamo sempre noi… Creare legami con l’esterno al contrario è sempre un valore aggiunto».
Quello intergenerazionale fra anziani e bambini è un legame privilegiato che alla "Don Gnocchi" viene coltivato strutturalmente: «Lavoriamo molto con le scuole del quartiere, non si tratta di portare qui i bambini con un regalino per i nonni ma di condividere tempi e spazi, dentro un progetto», precisa Mottadelli. Come un laboratorio realizzato con la Pinacoteca di Brera, che ha portato anziani e bambini ad esplorare l’arte attraverso percorsi multisensoriali, con la creazione di un profumo nuovo di zecca e una visita insieme alla Pinacoteca. O il progetto “Contastorie” (nel filmato sopra), con i ragazzi dell'orchestra Insieme con la musica e del Coro di via Cova che hanno messo in musica i ricordi degli anziani. O ancora, due pomeriggi di gioco insieme ai bambini dell’oratorio estivo: «Posso tornare a trovare Remo?», ha chiesto una bambina. «Io lo adoro…».
Sara De Carli
(dal mensile "Vita" - luglio/agosto 2019)
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