Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
La pandemia ha toccato anche il Myanmar, dove la Fondazione Don Gnocchi opera dal 2019 in collaborazione con l’ONG New Humanity Myanmar.
Nonostante il numero relativamente limitato di casi, i contraccolpi nel Paese asiatico sono stati molti, quali ad esempio il divieto di accesso nelle strutture residenziali per persone con disabilità, attività commerciali e scuole chiuse, villaggi inaccessibili e isolati al fine di prevenire il contagio, indebolimento del tessuto socio-economico e sospensione quasi completa dei progetti di cooperazione.
Una situazione particolarmente impegnativa per la Fondazione, inserita solo di recente nel contesto locale e soprattutto per la coordinatrice locale, Teresa Sassu, arrivata a Yangon nel gennaio scorso: «Ho avuto appena il tempo di conoscere i colleghi birmani di New Humanity Myanmar e visitare le zone del progetto - riflette Teresa -. Fortunatamente tra febbraio e marzo siamo riusciti a organizzare alcune giornate di formazione in presenza a Yangon e Taunggyi. Poi qualsiasi attività sul campo è stata sospesa, a causa del Covid-19».
Pur con le difficoltà di chi arriva in un territorio ancora poco conosciuto, in stretta collaborazione con New Humanity, la Fondazione ha cercato strategie alternative per implementare attività in favore dei ragazzi con disabilità e delle loro famiglie, oltre che degli istituti impegnati nell’accoglienza residenziale, avvalendosi della tecnologia che, mai come in questo straordinario momento storico, ha permesso di rimanere connessi in modo significativo, seppur fisicamente distanti.
Nello scorso mese di maggio, la Fondazione Don Gnocchi e New Humanity Myanmar hanno organizzato un ciclo di tre settimane di formazione online indirizzato al personale del Department of Social Welfare, in particolare del Disabled Care Center, della School for Disabled Children e dello Shwegondine Nursery, istituti al centro degli interventi della Fondazione a Yangon.
Moh Moh, fisioterapista locale di New Humanity, ha aperto la formazione a distanza con tre giorni di condivisione della sua esperienza professionale nell'ambito della motricità generale e motricità fine. I partecipanti erano soprattutto insegnanti e volontari, ma erano presenti anche le nuove fisioterapiste dei Centri e Alessandro Albani, neuropsicomotricista in servizio in Myanmar da febbraio con New Humanity. «Moh Moh è riuscita a coinvolgere e inserire Alessandro nel corso degli incontri - continua Teresa -. La collaborazione professionale tra i due terapisti è iniziata da poco, ma è già incoraggiante e promettente».
Le due settimane successive hanno visto la logopedista birmano-statunitense Ma Maan - già formatrice negli incontri di febbraio e marzo scorsi a Taunggyi e Yangon - condurre i sei incontri in programma. Tra i tanti temi, la comunicazione non verbale con focus sull'osservazione attiva, l’intervento precoce, le basi dello sviluppo comunicativo, la gestualità, l’utilizzo di immagini.
In questo secondo filone di formazione, sono stati inclusi insegnanti del Department of Social Welfare di altre province (Mandalay e Taunggyi), lo staff di New Humanity, due suore e due operatrici del Pyayar Phyu Center (centro che accoglie bambini e adulti con disabilità senza famiglia), insegnanti di scuole private di Taunggyi e alcuni genitori dei ragazzi della School for Disabled Children, oltre a quelli degli istituti privati di Taunggyi e del Kayah State, per un totale di 60 persone partecipanti. Particolarmente significativa la presenza per tutta la durata della formazione di Daw Yi Mar Thin, ex direttrice della School for Disabled Children, che ha provveduto a contattare i genitori e suoi colleghi del Department of Social Welfare di altre città.
Questo primo esperimento di formazione a distanza si è rivelato un'esperienza molto valida e anche dai risvolti inaspettati: «Un gruppo eterogeneo di partecipanti come questo ha reso lo scambio particolarmente interattivo e dinamico – sottolinea Teresa -. I genitori hanno condiviso la loro quotidianità, connettendosi da casa con i propri figli; insegnanti e professionisti del settore hanno illustrato le loro modalità di approccio e di lavoro, mostrando sensibilità e attenzione al problema. Tutti gli incontri si sono svolti con grande spontaneità, contribuendo a rendere l’atmosfera familiare e informale, seppur in presenza di personale governativo. Significativo è stato il senso di mutuo aiuto, l’incoraggiamento e lo scambio reciproco di strategie, materiale educativo, siti web, App per comunicare con immagini. Ancor più intensa è stata la condivisione dei momenti di sconforto ma anche di grande gioia per un piccolo successo, che hanno trasmesso ai partecipanti un evidente senso di vicinanza e intimità».
Per la Fondazione Don Gnocchi, infine, sono molte le ragioni di soddisfazione: la constatazione che anche in un contesto difficile come quello birmano la formazione a distanza è non solo tecnicamente realizzabile, ma porta anche al conseguimento di ottimi risultati.
Paradossalmente, la pandemia ha permesso di esplorare nuove opportunità di lavoro: «Da questi giorni di formazione abbiamo compreso l'importanza e la necessità di continuare a sensibilizzare il governo del Myanmar sul tema della disabilità - conclude Teresa -. I genitori si sono già proposti per promuovere i diritti di questi ragazzi e per tutelarli maggiormente. La motivazione e la determinazione di questi genitori a cambiare la visione della disabilità nelle loro comunità ci ricorda ancora una volta che i valori di accoglienza e apertura verso l’altro sono alla base di una società evoluta e solida e sono il fondamento imprescindibile nel nostro lavoro».
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