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Da oltre 20 anni la Fondazione Don Gnocchi è attiva nei Paesi in via di sviluppo con progetti, improntati a una logica di sviluppo di medio-lungo termine, di accompagnamento e capacity building delle competenze locali in campo socio-sanitario e della presa in carico della disabilità.
L’emergenza mondiale legata al COVID-19 ha condizionato anche l’attività di solidarietà internazionale, a partire dall’annullamento di qualsiasi missione formativa all’estero di personale della Fondazione e dalla sospensione delle attività sul campo. La pandemia ha imposto prima di tutto con urgenza l’elaborazione di linee guida specifiche via via sempre più dettagliate e aggiornate, ad integrazione delle procedure già esistenti, per garantire non solo la sicurezza dei nostri operatori all’estero, ma per favorire anche le condizioni di salute dei nostri partner locali con specifiche misure preventive.
Si è quindi immediatamente attivato un processo di monitoraggio, in costante contatto tra la sede in Italia e gli operatori negli 8 Paesi sede dell’attività di solidarietà internazionale (Bosnia Erzegovina, Ucraina, Rwanda, Burundi, Ecuador, Bolivia, Myanmar, Cambogia) sia rispetto alle specifiche situazioni, che alle relative disposizioni delle locali autorità competenti.
Un'immagine dalla Bolivia, dove è attiva l'ONG "Don Gnocchi"
In questo senso si è rivelato essenziale il confronto e l’aggiornamento continuo con il Ministero degli Affari Esteri italiano, l’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) in Italia e nei Paesi esteri, le rappresentanze diplomatiche italiane in loco, oltre che con altre organizzazioni della società civile in Italia e nel mondo. Altrettanto importanti e fondamentali la maturità, la professionalità e l’attaccamento ai valori della Fondazione dimostrati da tutti gli operatori sul campo, che oltretutto da migliaia di chilometri di distanza hanno appreso dell’aggravarsi della situazione in Italia, con crescente preoccupazione per i propri cari e familiari lontani.
Grazie al contributo degli operatori espatriati, infatti, si sono potute prontamente elaborare e poi condividere nelle varie lingue locali, tutte le procedure di prevenzione e controllo sanitario anche per lo staff dei partner, così come per i beneficiari dei progetti.
In un secondo tempo, quando l’epidemia si è diffusa anche nei Paesi dove la Fondazione è presente, e dove tra l’altro le condizioni socio-sanitarie sono già di per sé precarie, sono stati disposti specifici contributi economici ai partner locali per fronteggiare l’emergenza: acquisto in loco e donazioni di dispositivi di protezione individuale e kit sanitari per i beneficiari, per le istituzioni e le strutture sanitarie locali ed approvvigionamento di beni alimentari alle popolazioni.
Un impegno rinnovato, quindi, che non è passato inosservato alle autorità locali; come per esempio in Ecuador, dove in una nota ufficiale di ringraziamento del Governo indirizzata a Fondazione Don Gnocchi si legge: «Questo tipo di cooperazione a favore del nostro Paese fornisce preziosi input al fine di servire al meglio la popolazione ecuadoriana nell'ambito della pandemia di COVID -19».
Il supporto economico e materiale, pur necessario, è però andato sempre di pari passo a uno sforzo “creativo” da parte del personale espatriato in collaborazione con gli operatori locali, per mettere in campo nuove prassi migliorative e strategie di problem solving per svolgere l’attività formativa anche da remoto, compatibilmente con le specifiche condizioni locali e di riprogrammare gli interventi futuri. Uno sforzo che, in ultima istanza, potesse assicurare il raggiungimento degli obiettivi progettuali fissati, in Italia e nel mondo, e garantire al contempo il rafforzamento della relazione con i beneficiari che, da sempre, è al centro di ogni percorso di sviluppo promosso dalla Fondazione.
Il supporto alla prevenzione dal progetto in corso in Cambogia
In concreto questo ha significato ridisegnare alcune tematiche formative e integrarle con procedure di prevenzione del virus, con attività di supporto psicologico per i beneficiari, con segnali di ulteriore attenzione verso le famiglie: realizzazione di video terapeutici e spot radiofonici di sensibilizzazione, condivisione di documenti e buone pratiche, utilizzo mirato delle nuove tecnologie di comunicazione sono solo alcuni degli ambiti che negli ultimi mesi hanno visto impegnata la solidarietà internazionale, che non si è arrestata nemmeno di fronte a un’epidemia di questa portata.
In una situazione come quella attuale è ancor più necessario essere con coraggio a fianco della vita, in Italia e nel mondo.
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