Al Centro IRCCS "Don Gnocchi" di Firenze l'aggiornamento... (Leggi tutto)
Come l’innovazione tecnologica può migliorare la vita delle persone fragili? Può l’intelligenza artificiale essere messa al servizio della cura e dell’assistenza, senza mai perdere di vista la centralità della persona?
A questi interrogativi - temi sempre più cruciali nel dibattito etico attorno agli sviluppi della medicina e della ricerca scientifica - ha cercato di rispondere l’incontro svoltosi all’Istituto “Palazzolo Don Gnocchi” di Milano, promosso nell’ambito di un percorso di co-progettazione che ha visto il coinvolgimento attivo di realtà e associazioni di volontariato impegnate quotidianamente nel supporto alle persone più vulnerabili, tra cui la Fondazione Don Gnocchi, gli Amici di Don Palazzolo ODV e il Comitato “Mi'mpegno”, con il contributo del Distretto Lions Milano Città Metropolitana e Fondazione Pensiero Solido.
«La forza di una comunità – ha ricordato in apertura Antonio Palmieri, cofondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido - sta nel suo essere unita e collaborativa ed è proprio in questo spirito che nasce la necessità di discutere insieme anche dell’uso delle nuove tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale generativa. Serve uno sguardo critico ma anche costruttivo, per abbracciare una tecnologia solidale che supporti una longevità assistiva davvero su misura di essere umano».
Antonio Troisi, direttore dell’Istituto “Palazzolo Don Gnocchi” e dell’Area Nord della Fondazione ha evidenziato l’importanza dell’incontro «perché il progresso tecnologico non deve mai dimenticare il valore dell’umanizzazione delle cure. Tutto parte sempre dalla relazione: tra paziente e operatore, tra colleghi, con il territorio e con le realtà del terzo settore. È importante trovarci a riflettere su come queste dimensioni si intrecciano tra loro».
«È una sfida ambiziosa, ma necessaria – ha aggiunto Carmelo Ferraro, membro del CDA della Fondazione e del Comitato “Mi’impegno - che passa attraverso la nostra capacità di fare rete, mettendo al centro di tutti i nostri servizi l’umanità delle cure».
Rossella Vitali, governatore del Distretto Lions Città Metropolitana, ha rimarcato quanto sia cruciale costruire reti solide tra gli enti del territorio, soprattutto quando si parla di salute e assistenza: «Più la rete è estesa e coesa - ha aggiunto - più sarà possibile raggiungere risultati concreti a beneficio delle persone. L’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie stanno già trasformando molti ambiti in cui operano le realtà del terzo settore e i Lions sono da sempre attenti agli aspetti etici legati all’uso delle tecnologie, oltre che promuoverne un utilizzo efficace nei loro servizi».
Anche Vito Santo Pietroforte, presidente dell’Associazione Amici di Don Palazzolo, ha sottolineato l’importanza di legami solidi tra istituzioni, associazioni e cittadinanza su temi così importanti e delicati.
Il tema dell’assistenza e cura delle persone più fragili nell’era dell’intelligenza artificiale è stato affrontato dalla professoressa Maria Cristina Messa, direttrice scientifica della Fondazione Don Gnocchi, dal professor Ruben Razzante, docente di Diritto dell’Informazione all’Università Cattolica di Milano e da Giuseppe Barbalinardo, senior director Artificial Intelligence di Tonal, società di servizi benessere e fitness con sede in San Francisco (Stati Uniti).
«La gestione dei pazienti con patologie croniche richiede un approccio continuativo e personalizzato e in questo contesto – ha spiegato la professoressa Messa – l’intelligenza artificiale può davvero fare la differenza. Tutto, però, dipende dalla disponibilità e qualità dei dati. La macchina, infatti, non crea risposte dal nulla: è l’analisi dei dati (parametri clinici, reazioni alle terapie, risultati degli esami) che permette di formulare risposte predittive e di delineare percorsi di cura più efficaci». La direttrice scientifica della Fondazione Don Gnocchi ha ricordato che l’intelligenza artificiale è già utilizzata con successo in ambiti come la diagnostica per immagini, dove i dati sono più standardizzati: «Quando però si tratta di pazienti cronici, le variabili aumentano e la complessità cresce. Serve una maggiore integrazione tra la risposta dell’uomo e quella della macchina. E affinché l’intelligenza artificiale sia davvero efficace, è fondamentale che i dati del paziente vengano sempre raccolti, salvati e aggiornati nel fascicolo sanitario elettronico».
Relatori e promotori dell'incontro sull'intelligenza artificiale all'Istituto "Palazzolo Don Gnocchi" di Milano
«È fondamentale collaborare con esperti di etica, diritto e scienze sociali per comprendere le implicazioni delle decisioni automatizzate - ha aggiunto il professor Razzante, affrontando il tema di come addestrare gli algoritmi dell’intelligenza artificiale in modo che non rafforzino le disuguaglianze ma, anzi, aiutino a contrastarle -. Bisogna garantire una rappresentanza equa nei dati utilizzati, evitando che determinati gruppi siano sottorappresentati. Occorre pulire i dati da errori e distorsioni e addestrare i modelli in modo che riducano l’influenza di variabili sensibili come il genere o l’etnia. Chi lavora alla costruzione di questi sistemi deve avere una profonda sensibilità verso il tema delle disuguaglianze e l’obiettivo deve essere quello di costruire un’intelligenza artificiale equa e inclusiva».
L’intervento di Barbalinardo si è soffermato sul tema della longevità e di come la tecnologia, e in particolare l’intelligenza artificiale, possa aiutare a superare le barriere comunicative.
Ma può tecnologia essere utilizzata come vera e propria terapia? «In alcuni casi - è stata la risposta della professoressa Messa - il software può diventare una vera e propria cura, può essere il farmaco. Pensiamo, ad esempio, alla riabilitazione a distanza resa possibile grazie a programmi di intelligenza artificiale che stimolano il movimento, raccolgono dati e aiutano a monitorare patologie motorie o legate a dipendenze. In questi casi, non è più necessaria la presenza fisica dell’operatore: la tecnologia può affiancarlo o persino sostituirlo in alcune fasi del percorso».
È il tema delle digital therapy, che integrano tecnologia e terapie tradizionali, aumentando gli strumenti a disposizione per la gestione di alcune malattie, ambito già portato dalla stessa direttrice scientifica “Don Gnocchi” all’attenzione delle istituzioni nel corso di alcune recenti audizioni parlamentari.
Ufficio Stampa Fondazione Don Gnocchi
Milano, tel. 02 39703245 – 335 8498258
ufficiostampa@dongnocchi.it