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Tutti concordi nel definirlo una grande opportunità di crescita, accanto alle persone più fragili. Un anno positivo, nonostante le difficoltà legate all’emergenza Covid. Così si sono espressi i ragazzi e le ragazze nell’incontro online che ha concluso il loro anno di servizio civile in varie strutture della Fondazione Don Gnocchi.
«La mia esperienza in Fondazione – sono le parole di Flavia - è stata come un viaggio in treno. Inizialmente conoscevo solo la durata e la meta, ma non avevo idea di come sarebbe stato il percorso. Poi ho incontrato persone meravigliose: ospiti, operatori e colleghi. Devo essere sincera, in questo viaggio non è andato sempre tutto per il meglio: ci sono stati periodi in cui non è stato facile non abbattersi. Ma oggi sono sicura che questo viaggio che mi ha insegnato molto e mi ha regalato molte gioie, lascerà un segno indelebile dentro di me».
«Qualche giorno fa – ha aggiunto Eleonora - un utente mi ha chiesto di raccontargli che cosa è stata per me questa esperienza. Gli ho detto che è stato un percorso che mi ha dato una sensibilità che prima non avevo: la sensibilità di rapportarmi al mondo esterno, alla vita, a quelle che sono le piccole attenzioni nel mondo della disabilità, a cui prima non rivolgevo l’attenzione, o che magari vedevo, ma a cui non davo il giusto valore».
«Questa esperienza mi ha fatto crescere – è la riflessione di Daniel -, mi ha fatto essere costante e soprattutto mi ha introdotto in un mondo nuovo, che ovviamente non conoscevo e quindi mi sento cresciuto. L’esperienza in Fondazione Don Gnocchi è stata bellissima. Io credo che la gran parte delle persone vedano i ragazzi disabili come persone che devono essere aiutate, ma penso anche che noi persone comuni, dedite alla nostra vita di tutti i giorni, abbiamo molto da imparare da loro. Io ho imparato tantissimo, grazie anche agli educatori».
Eleonora, Daniel e Alessandro hanno aderito ai progetti di servizio civile dei Centri di Milano e Roma
«Nonostante l’emergenza Covid – ha concluso Alessandro -, siamo riusciti a dare molto agli ospiti e loro sono riusciti a restituirci moltissimo. Quindi questa è la prova che non serve fare chissà quale impresa per costruire qualcosa di serio e concreto. Anche un piccolo gesto può significare moltissimo. È una lezione che mi servirà per la vita».
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Anche gli operatori che nei vari Centri hanno coordinato il lavoro dei volontari hanno espresso gratitudine ai ragazzi, insieme al responsabile del Servizio Volontariato e Servizio Civile di Fondazione, Lino Lacagnina, e al direttore delle Risorse Umane, Enrico Mambretti.
«Noi ci stiamo impegnando per far conoscere l'esperienza del servizio civile, sottolineando quanto quest'anno possa rappresentare un’avventura e una tappa importante nel cammino di crescita di un giovane - sono le parole del presidente della "Don Gnocchi", don Vincenzo Barbante, che ha salutato i ragazzi insistendo sul valore aggiunto di questa scelta per la Fondazione, per i suoi operatori e per i giovani stessi, a maggior ragione in un contesto difficile come quello contrassegnato dall’emergenza Coronavirus -. C’è una domanda, che vale per voi, ma vale anche per me e per gli operatori: quello che abbiamo vissuto e che viviamo quotidianamente dentro a questa esperienza, quanto segna le nostre scelte quotidiane? Quando magari incontriamo una persona fragile, un amico in difficoltà o quando ci ritroveremo noi stessi a sperimentare le fatiche della vita sulla nostra pelle: come gestiremo tutto questo? Non si può, e vale per noi tutti, vivere un’esperienza come questa e poi, chiusa la porta, lasciarsi tutto alle spalle e vivere come se non fosse successo nulla. È la quotidianità che deve essere segnata. Come ci ricorda il Papa, io sono convinto che dobbiamo fare sempre più spazio dentro le nostre vite, nell'emergenza di oggi ma anche per il futuro che ci attende, a questa straordinaria dimensione della fraternità».
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