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C’è anche il contributo dei ricercatori della Fondazione Don Gnocchi nello studio pubblicato dalla prestigiosa rivista Nature che illustra i promettenti risultati della sperimentazione della prima gamba bionica guidata dal cervello, realizzata dal gruppo di ricerca del MIT - Massachusetts Institute of Technology di Boston (Usa), coordinato dal professor Huge Herr, esperto di fama mondiale pure lui amputato bilaterale dopo aver perso entrambe le gambe oltre quarant’anni fa a causa di un grave congelamento durante un'arrampicata in montagna.
Utilizzando una nuova metodica chirurgica e un'interfaccia neuroprotesica, i ricercatori del MIT hanno dimostrato per la prima volta che è possibile ottenere un'andatura naturale utilizzando una gamba protesica completamente guidata dal sistema nervoso, senza l’ausilio di sensori e controller robotici che muovano l’arto mediante algoritmi di andatura predefiniti.
Tale tecnica – sperimentata su sette pazienti amputati, che sono tornati a camminare con movimento più naturali e veloci – ha consentito un’andatura più veloce del 41 per cento rispetto alle protesi tradizionali e una maggiore adattabilità a diverse velocità del cammino e tipologie di terreno, come scale, terreni inclinati e percorsi con ostacoli.
L’ingegner Maurizio Ferrarin, responsabile del LAMoBiR, e la sperimentazione della gamba bionica messa a punto dal MIT (Hugh Herr and Hyungeun Song/Mit)
Come riferimento di normalità per la deambulazione, il gruppo americano ha utilizzato i dati pubblicati in passato dal Laboratorio Analisi del Movimento e Bioingegneria della Riabilitazione - LAMoBiR dell’IRCCS “Don Gnocchi” di Milano in uno studio relativo a diversi atti locomotori eseguiti da soggetti sani giovani e adulti: cammino in piano a varie velocità, salita e discesa dai gradini, cammini sulle punte e sui talloni.
«È sempre fonte di grande soddisfazione per un ricercatore – spiega l’ingegner Maurizio Ferrarin, responsabile del LAMoBiR della Fondazione Don Gnocchi - vedere come il proprio lavoro possa servire ad altri studiosi, magari di un altro continente come in questo caso, per progredire nella conoscenza, a maggior ragione se si prospettano ricadute estremamente positive per le persone con disabilità».
Grazie alla nuova tecnica sperimentata a MIT, i pazienti avvertono meno dolore e sviluppano una minore atrofia muscolare dopo l'amputazione. Combinata con l'impianto della nuova interfaccia neuroprotesica, la persona amputata può vivere la protesi non più come un mero strumento da utilizzare, ma come una parte integrante del proprio corpo. «Sembrava che la mia gamba non fosse stata amputata – ha detto uno dei pazienti che ha sperimentato il nuovo arto bionico, un 47enne del Massachusetts -. È stato il momento più felice della mia vita».
Il Laboratorio Analisi del Movimento e Bioingegneria della Riabilitazione raccoglie il patrimonio di esperienza e attività di ricerca scientifica sviluppato dal Centro di Bioingegneria fondato nel 1976 nel quadro della collaborazione tra la Fondazione e il Politecnico di Milano per la realizzazione di programmi di ricerca interdisciplinari riguardanti le tecnologie biomediche.
Il LAMoBiR è un Laboratorio finalizzato alla ricerca, all’applicazione e alla formazione sulle tecnologie avanzate per la riabilitazione. Nel corso degli anni al LAMoBiR si sono acquisite competenze relative all’analisi strumentale delle funzioni motorie, cognitive, cardiovascolari e respiratorie, ai dispositivi indossabili per il monitoraggio e la riabilitazione, e all’analisi avanzata dei biosegnali.
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