Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
«Possiamo mettere in pratica un laboratorio di soluzioni tecnologiche e organizzative, un nuovo umanesimo scientifico, che porti l’evidenza scientifica come metodo e l’umanità come obiettivo. Combattiamo per dare fiducia alla scienza e alla nostra umanità per trovare una soluzione alla fragilità, dare lavoro e trovare opportunità per i nostri giovani per impegnarsi a costruire la città del domani con i servizi del futuro, con la rete territoriale per stare vicino a chi è solo».
Sono parole della professoressa Maria Chiara Carrozza, direttrice scientifica della Fondazione Don Gnocchi, a commento del Discorso alla Città e alla Diocesi che l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha pronunciato venerdì scorso nella Basilica di Sant'Ambrogio, durante i vespri per la solennità del santo patrono della città.
La professoressa Maria Chiara Carrozza e l'arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini
«Dai vaccini ai dispositivi per la protezione individuali, fino ai sensori, alla robotica ed alla telemedicina - continua la direttrice scientifica della Fondazione, nel commento pubblicato oggi sulle pagine di Avvenire - oggi abbiamo una grande opportunità per combattere la fragilità e per adottare in una città come Milano tutti gli strumenti possibili per monitorare le persone croniche, contenere gli effetti dell’infezione, evitare il contagio, e stare vicino alle persone fragili».
Quest’anno, in ragione delle misure restrittive imposte dall’emergenza sanitaria, le presenze in Basilica sono state ridotte, pur con la partecipazione alla celebrazione delle autorità politiche e religiose, esponenti della società civile e rappresentanti delle comunità straniere presenti nel territorio diocesano.
«Vorrei riconoscermi - ha detto l’Arcivescovo nel Discorso intitolato “Tocca a noi, tutti insieme” – nel popolo delle donne e degli uomini di buona volontà, di quelli che sono rimasti al loro posto, che hanno sentito in questo momento la responsabilità di far fronte comune, di moltiplicare l’impegno. Trovo pertanto giusto fare l’elogio di quelli che rimangono al loro posto: grazie a loro la città funziona anche sotto la pressione della pandemia. Rimangono dove sono, come una scelta ovvia; affrontano fatiche più logoranti del solito, come una conseguenza naturale della loro responsabilità. Rimangono al loro posto e fanno andare avanti il mondo: gli ospedali funzionano, i trasporti, i mercati, i comuni, le scuole, le parrocchie, i cimiteri, gli uffici funzionano. Dietro ogni cosa che funziona c’è il popolo, che nessuno può conteggiare, di coloro che rimangono al proprio posto».
In particolare, monsignor Delpini, nel ringraziare, elogiare e incoraggiare tutti coloro che si fanno avanti ogni giorno, dicendosi “Tocca a noi, eccoci!”, ha citato anche «tutti gli operatori sanitari e socioassistenziali che con la loro competenza e dedizione affrontano la pandemia in prima fila… […]. Il tempo presente ci sta facendo imparare che siamo tutti necessari gli uni agli altri, anche se siamo fragili e vulnerabili…».
GUARDA IL DISCORSO ALLA CITTA' DELL'ARCIVESCOVO DI MILANO
«Vivo e lavoro da tre anni a Milano e mi sento già parte di questa città - ha aggiunto Maria Chiara Carrozza -. Sento la straordinarietà della Festa di Sant’Ambrogio in questo tempo diverso, strade vuote, persone in casa, famiglie in difficoltà, terapie intensive colme, lutti e incertezze che pesano nel volgere lo sguardo verso il futuro. Nella Fondazione Don Gnocchi, ho trovato un insegnamento: non lasciare nessuno da solo, essere vicini a tutti, a chi è reputato incurabile, a chi ha bisogno di aiuto, medico certamente, ma anche morale.
«Il Covid-19 appare come un nemico che ha invaso gli spazi della città incrinando fiducia e certezze. Sappiamo che verrà sconfitto ma per combatterlo è importante che continui lo sforzo di ognuno di noi. Per ispirarci quale miglior esempio possiamo ricevere se non quello delle persone di buona volontà che operano dalla loro postazione, reagendo allo sconvolgimento della realtà col compiere il loro dovere, a sostegno della comunità e lavorando con modestia e passione, non solo nella sanità ma anche a tutti gli altri servizi necessari al funzionamento della città».
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