Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
Sono 46 i giovani da oggi in servizio civile in numerosi Centri della Fondazione Don Gnocchi, accanto a persone con disabilità e anziani. Si tratta di 34 ragazze e 12 ragazzi, con un’età media di 24 anni. Il via ufficiale ai progetti è avvenuto questa mattina, con un momento di apertura e di benvenuto guidato da Monica Malchiodi, responsabile del Volontariato e Servizio civile della Fondazione, a cui seguiranno a fine maggio a Firenze alcune giornate di formazione in presenza.
«L’esperienza che prende il via oggi - è stato il saluto iniziale di Malchiodi - rappresenta il frutto di una scelta importante: dedicare un anno della vostra vita agli altri, mettendolo al servizio delle persone più fragili. Il percorso fatto da chi vi ha preceduto negli anni scorsi evidenzia che per loro è stato effettivamente così, ma soprattutto mette in luce anche il decisivo aspetto di una crescita dal punto di vista umano e di maturazione a livello di valori. Ci auguriamo che anche per voi possa essere lo stesso. Vogliamo che l’esperienza che oggi iniziate nelle nostre strutture possa davvero rivelarsi un momento formativo di partecipazione e coinvolgimento, nel quale voi possiate essere autentici protagonisti del bene».
I progetti della Fondazione Don Gnocchi approvati e finanziati per il 2022 dal Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio Civile Nazionale sono stati complessivamente 23 (21 in Italia e 2 all’estero, in Bolivia ed Ecuador, con i giovani che in questo caso prenderanno servizio a fine giugno). Le sedi di servizio sono a Milano (1 volontario all’Istituto Palazzolo, 2 al Centro Girola, 5 al Centro S. Maria Nascente, 1 al Centro Vismara), a Pessano con Bornago (1 volontario), Salice Terme (2 volontari), Malnate (2 volontari), Rovato (1 volontario), Torino (4 volontari), Parma (2 volontari), Firenze (1 volontario), Roma (2 volontari), Salerno (4 volontari), S. Angelo dei Lombardi (6 volontari), Acerenza (6 volontari), Tricarico (6 volontari).
Palpabile la commozione che ha invece contraddistinto – nei giorni scorsi - il saluto ai ragazzi che hanno concluso il loro anno di servizio.
«Don Carlo ci ha insegnato che la cura è prima di tutto relazione – ha detto ai ragazzi il presidente della “Don Gnocchi”, don Vincenzo Barbante –. Anch’io ho imparato in Fondazione quanto sia prezioso accettare la sfida di essere se stessi, ciascuno con i propri talenti e le proprie fragilità, condividendo con chi cammina accanto a noi il tempo che ci è dato. Siamo contenti e ammirati per l’apporto che avete dato. Nella semplicità dei modi avete testimoniato ogni giorno dedizione, gratuità, entusiasmo, freschezza… Il vostro contributo è stato prezioso, avete fatto tanto bene, sappiatelo! Per questo continueremo a impegnarci perché sempre più ragazzi possano sperimentare questa avventura: accompagnare le persone fragili è molto di più che mettere in gioco le proprie competenze. È un gioco di squadra e alla fine vince chi sa accogliere e valorizzare anche figure come le vostre. Buona vita a voi!».
«Avete avuto la fortuna di vivere un’autentica full immersion di prossimità alle fragilità umane – ha aggiunto Enrico Mambretti, direttore delle Risorse Umane di Fondazione -. E questa è vita vera, concreta… È stato molto bello osservarvi in servizio, vi ho visto molto bene inseriti, nonostante la difficile situazione che abbiamo vissuto. Non possiamo che dirvi grazie. Ora tornate ai vostri mondi, ma restate amici e continuate ad alimentare quella rete di generosità che sostiene la Fondazione Don Gnocchi».
Ricche le testimonianze degli operatori locali di progetti e degli stessi ragazzi: «Giunta alla fine del mio anno al Centro “Spalenza-Don Gnocchi” di Rovato - confida, ad esempio, Ilaria -, posso dire che è stata una bellissima esperienza, che mi ha arricchito molto dal punto di vista professionale e personale. Un’esperienza che consiglierei davvero a tutti! Ho intrapreso questo percorso come la naturale continuazione del mio tirocinio post lauream in psicologia, grazie al quale per la prima volta sono entrata in contatto con persone affette da Gravi Cerebrolesioni Acquisite e con postumi di eventi cerebrali acuti. In questo contesto ho svolto diverse attività che avevano come scopo quello di diminuire il senso di disorientamento e di solitudine provato dai pazienti ricoverati e molto importante è stato anche il compito di mantenere le relazioni con i familiari esterni».
«Nonostante sia stato un anno molto difficile, a causa della pandemia e delle restrizioni - sottolinea Lorenzo, un altro giovane che ha da poco completato il proprio percorso al Centro della Fondazione Don Gnocchi di Pessano con Bornago - mi sono stati insegnati valori importanti ed ho vissuto emozioni forti. Porterò nel cuore i numerosi gesti belli e sinceri da parte delle persone più fragili con le quali sono stato in contatto. In questi dodici mesi mi sono anche chiesto più volte se sono stato capace anch’io di lasciare un segno nei loro cuori. Spero proprio di sì, come loro l’hanno lasciato a me…».
«Il nostro progetto si intitolava “condividere il cammino” e si è attuato in RSA giorno per giorno accanto alle persone anziane – gli fanno eco Carmine e Maria Carmela, volontari che hanno concluso il servizio al Polo Specialistico Riabilitativo Don Gnocchi di Tricarico, Matera -. Il nostro obiettivo è stato quello di unire passato e presente, con lo scopo di migliorare il futuro. Loro, gli anziani, sono storia, cultura e amore. Noi giovani siamo speranza, vitalità e conforto. Insieme abbiamo cercato tutti di fare bene!».
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