Il riconoscimento è stato ritirato a Roma da Paola... (Leggi tutto)
Nel 69esimo anniversario della morte, il messaggio del beato don Gnocchi rimane di straordinaria attualità. Lo ha ricordato monsignor Guido Marini, vescovo di Tortona, che ha presideuto oggi la celebrazione al santuario milanese intitolato al “papà dei mutilatini”, presenti responsabili e operatori della Fondazione, ospiti e loro familiari, ex allievi, volontari, fedeli e amici della "baracca". Sull’altare, i vessilli sezionali dell’Associazione nazionale alpini di Milano, Lecco e Alessandria, oltre a una ventina di gagliardetti di gruppi Ana e di altre associazioni.
«Ce lo ricorda bene il Vangelo – ha detto monsignor Marini nell'omelia della Messa concelebrata dal presidente e dal presidente onorario della Fondazione, don Vincenzo Barbante e monsignor Angelo Bazzari, insieme a don Maurizio Rivolta, rettore del santuario e da altri sacerdoti.–. “Se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri”. Dio ci ha amati così: con una meraviglia, con uno stupore, proprio di chi ha sperimentato fino in fondo il suo amore. E noi sappiamo che il beato don Carlo Gnocchi questo amore l’ha sperimentato, con una profondità unica. E lui in un giorno della sua vita ha detto: “Dio mi ha amato così…”. Come sarebbe bello se potessimo anche noi dire “Il Signore mi ama così, perché Dio è amore”. Sarebbe bello se anche noi potessimo credere come lui ha creduto: non come una parola che ritorna sulle nostre labbra con superficialità, con abitudine, ma come una parola che esprime un’esperienza di vita profonda, un’esperienza di cuore toccato dall’amore di Dio».
Il vescovo di Tortona ha poi citato la sua passata esperienza di cerimoniere del Papa, ricordando ciò che il Santo Padre gli disse durante una grande celebrazione in piazza San Pietro, indicando tra i fedeli un papà che portava sulle spalle il proprio figlio: «Papa Francesco mi disse in un istante “Il Signore fa così con me, ci porta sempre sulle proprie spalle”. Ecco, don Gnocchi questa scena l’ha vissuta, perché ha avvertito che il Signore lo portava sempre sulle sue spalle, ha capito di essere amato dal Signore, ha vissuto in profondità questa esperienza esaltante di un Dio davvero buono. E questo vale anche per noi tutti… Vorrei poi ricordare Gesù nel Vangelo di oggi: “Quel che avete fatto ai miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me…”. Il beato don Gnocchi l’ha fatto davvero. Il suo cuore ha battuto con il cuore stesso di Gesù per le sofferenze, i dolori, i disagi, gli smarrimenti, i drammi dei suoi fratelli, a partire dai più piccoli. Fin da giovane sacerdote ha accompagnato i più giovani, poi durante la guerra è stato accanto agli alpini sul fronte e dopo si è speso per gli orfani, i mutilatini, le persone bisognose. Davvero in lui l’amore si è fatto dono, attraverso i suoi gesti, i suoi occhi, il suo volto…».
La testimonianza di don Carlo - ha ricordato monsignor Marini - rappresenta un saldo riferimento anche nel mezzo di questo tempo difficile: «Quando lui diceva “Ogni lacrima diventi terra”, coglieva il mistero della sofferenza legata alla vita, così come ci è stata oggi ricordata nella lettura di San Paolo. Perché se ogni lacrima di dolore può diventare terra luminosa, vuol dire che dentro la sofferenza c’è un germoglio di vita vera, di redenzione e di salvezza. Per il beato don Gnocchi dentro il dolore umano c’è un mistero di vita che germoglia. Don Carlo la vita non l’ha trattenuta per sé, facendola morire e vivendo nella tristezza. La vita lui l’ha donata incondizionatamente, senza riserve, in bellezza, abbondanza e gioia. Possa essere così anche in ciascuno di noi. L’amore nella vita sia fondamento della nostra gioia».
Al termine della Messa, monsignor Marini si è intrattenuto con ospiti, operatori della struttura Centro e fedeli, con una successiva breve visita ad alcuni reparti dell’attiguo Centro IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano.
Ufficio Stampa Fondazione Don Gnocchi
Milano, tel. 02 39703245 – 335 8498258
ufficiostampa@dongnocchi.it