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Non è più tempo di vivere solo nel presente: pandemia, conflitti e instabilità politica hanno reso gli italiani molto meno propensi all’idea del “qui e ora” e più inclini a pensare al domani. Ma lo fanno con preoccupazione: per 7 cittadini su 10 il pensiero del futuro genera un senso di incertezza e di impotenza rispetto a quanto potrà accadere e soltanto in 3 su 10 stimola una spinta concreta a impegnarsi per costruire un mondo migliore. Sono alcuni dei risultati dell’edizione 2022 della ricerca sugli “Orientamenti degli Italiani verso le Donazioni e il Testamento Solidale” promossa dal Comitato Testamento Solidale, di cui fa parte anche la Fondazione Don Gnocchi.
L’indagine è stata presentata oggi all’Istituto Treccani di Roma, in occasione della Giornata Internazionale del Lascito Solidale, ed è stata condotta da Walden Lab tra l’ultima settimana di giugno e la prima settimana di luglio 2022, su un campione di 1006 persone di età compresa tra i 25 e i 75 anni, statisticamente rappresentative di circa 40 milioni di italiani, su iniziativa del Comitato Testamento Solidale, di cui fanno parte 25 organizzazioni no profit – ActionAid, AIL, AISM, Aiuto alla Chiesa che Soffre Onlus, Amnesty International, Amref, Associazione Luca Coscioni, CBM, Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, Fondazione Don Gnocchi, Fondazione Humanitas per la Ricerca, Fondazione Lega del Filo d’Oro, Fondazione Mission Bambini, Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus, Fondazione Progetto Arca, Fondazione Telethon, Fondazione Umberto Veronesi, Greenpeace, Istituto Pasteur Italia, Save the Children, Smile House Fondazione onlus, UICI, Università Campus Bio-Medico di Roma, Unicef e Vidas - con il patrocinio del Consiglio Nazionale del Notariato.
Alla presentazione, moderata dal giornalista Vincenzo La Manna, sono intervenuti, tra gli altri, Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale e presidente Lega del Filo d’Oro; Paolo Anselmi, fondatore e presidente di Walden Lab e docente di Marketing Sociale presso l’Università Cattolica di Milano; Flavia Fiocchi, Consigliere nazionale del Notariato con delega alla Comunicazione del Terzo Settore; Luisa Leonini, professore di Sociologia dei Processi Culturali all’Università degli Studi di Milano e Mario Pollo, professore di Pedagogia Generale e Sociale e di Psicologia alla LUMSA di Roma.
Sulle sorti dell’Italia, la ricerca registra una caduta verticale dell’ottimismo: il 45 per cento pensa che nei prossimi dieci anni il Paese peggiorerà, solo il 25 per cento si aspetta miglioramenti. Ma di sicuro quello che gli italiani desiderano dal proprio domani sono anzitutto le persone care e una vita fatta di cose semplici. Guardando al privato, le preoccupazioni più ricorrenti sono le malattie (64%), il decadimento fisico (47%), le difficoltà economiche (45%), la solitudine (34%). Sollevando lo sguardo al futuro della collettività, la paura più diffusa è legata alla crisi climatica (53%) seguita da guerre (44%), crescita della povertà (40%) e pandemie (37%). Retrocedono nelle ultime posizioni temi fino a pochi anni fa molto più sentiti come l’aumento dei flussi migratori (15%) e il terrorismo (10%).
Nell’insieme, il quadro che l’indagine ci restituisce è quello della ricerca di un ritorno alle cose semplici ma vere, alla felicità privata: più di 6 italiani su 10 desiderano per il futuro personale una vita tranquilla e in qualche modo più autentica; per la collettività aspirano a una crescita del senso civico, del rispetto per la natura e dell’equità sociale.
Ma una buona, anzi buonissima notizia, c’è: la preoccupazione per il domani non sta rendendo le persone più chiuse e individualiste. Nel 2022 dichiara di aver fatto almeno una donazione il 38 per cento degli italiani, ben 10 punti in più rispetto a ciascuno dei due anni precedenti e l’importo della donazione media balza a 118 euro, contro i 90 del 2021 e i 77 del 2020. In generale il 71 per cento degli italiani ha donato almeno una volta nella vita. Tra le cause sostenute negli ultimi 12 mesi, salgono ricerca medico-scientifica (45% contro il 37 del 2021) ed emergenze umanitarie (28% con il 15 del 2021). Restano fanalino di coda le donazioni per la tutela del patrimonio artistico (3% contro il 5 del 2021). Tra i criteri di scelta dell’organizzazione sostenuta, cresce in modo significativo il tema della fiducia: il 61 per cento dichiara di avere donato a un’organizzazione di cui si fida (era il 44 nel 2021).
Quasi 8 italiani su 10, tra gli over 50, sanno oggi cosa sia un lascito solidale (79%): un dato in netta crescita rispetto al 73% del 2021 e al 72% del 2020. Segno che le campagne di informazione e di sensibilizzazione sullo strumento di solidarietà legato al post mortem stanno scavando solchi di consapevolezza sempre più efficaci e durevoli tra la popolazione più adulta, che si traducono anche in una parallela crescita dell’orientamento a utilizzarlo concretamente: nel 2022 sale al 26% la percentuale di quanti lo hanno fatto o sono propensi a farlo, ben 4 punti in più rispetto al 2021 (22%) e 6 punti in più rispetto al 2020 (20%).
«Gli eventi drammatici degli ultimi due anni hanno fatto crescere il senso di preoccupazione e forse hanno condotto a una riflessione su ciò che è davvero importante nella vita: la famiglia, gli affetti, le cose semplici - sottolinea Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale e presidente della Lega del Filo d’Oro -. L’aspetto interessante però è che l’ansia del futuro non ci ha resi più individualisti, anzi: rispetto al 2020 tra gli over 50 cresce di 7 punti la conoscenza del lascito solidale e di 6 punti la propensione a farlo. Si tratta di una scelta che non lede in alcun modo i diritti degli eredi e che può davvero tradursi in un gesto concreto per lasciare una traccia, un senso di responsabilità verso il prossimo. È anche un gesto di fiducia verso le organizzazioni del Terzo Settore che, con il loro operato, garantiscono in trasparenza che le ultime volontà di un donatore si trasformino in progetti concreti laddove ce n’è più bisogno».
Fiducioso nel ruolo del Terzo Settore e desideroso di “rimboccarsi le maniche”. Queste le caratteristiche principali emerse dall’analisi trasversale delle risposte fornite all’indagine da quel significativo 26 per cento di over 50 propensi al lascito solidale. Il donatore tipo, infatti, non si arrende alle previsioni pessimistiche che si addensano all’orizzonte. Rispetto al dato medio raccolto nella rilevazione, questo segmento di intervistati pensa di più al futuro (+3), in particolare al futuro dell’Italia (+10), del pianeta (+5) e dei propri cari (+4); nutre maggiore preoccupazione per inquinamento (+7), guerre (+5), sovrappopolazione (+4) e migrazioni (+4); ma è anche decisamente più ottimista riguardo al futuro in particolare per quanto riguarda la previsione di maggiore solidarietà (+8), maggiori opportunità per i giovani (+7), maggiore eguaglianza (+6), maggiore democrazia (+6) e benessere economico (+5). Desidera una vita semplice (+4), attenta alla dimensione spirituale (+4) e ricca di relazioni (+3). Soprattutto, questo è il dato che evidenzia lo scarto maggiore rispetto alla media, crede che le Organizzazioni Non Profit possano dare un contributo decisivo alla costruzione di una società migliore (15 punti percentuali in più rispetto alla media).
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