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L'addio all'amico fraterno di don Gnocchi (leggi qui il suo ricordo). Il cordoglio per l'ultimo saluto ad una delle figure più carismatiche della chiesa milanese. Il dolore per la morte di un grande amico della "baracca" di don Carlo (qui sotto, mentre intona alcuni canti alpini accanto all'urna con il corpo di don Gnocchi, subito dopo la sua beatificazione).
Il presidente della Fondazione don Vincenzo Barbante, il presidente onorario monsignor Angelo Bazzari, il Consiglio di amministrazione, il Collegio dei Revisori, la Direzione Generale, le Direzioni e i responsabili amministrativi e sanitari, il personale e i tutti collaboratori dei Centri piangono la scomparsa, avvenuta all’Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi” di Milano, all’età di 96 anni, di monsignor Giovanni Barbareschi, sacerdote ambrosiano, esecutore testamentario e amico fraterno del beato don Carlo Gnocchi (guarda qui sotto l'intervista rilasciata per la puntata speciale di "Porta a Porta" in occasione della beatificazione di don Gnocchi)
La camera ardente di mons. Barbareschi è allestita nella chiesa di via Statuto 4 a Milano, nelle giornate di sabato 6 e domenica 7 ottobre, dalle ore 10 alle ore 18. I funerali saranno celebrati lunedì 8 ottobre, alle ore 11, nella chiesa di San Pio V, in via Lattanzio 60, sempre a Milano.
Nato a Milano l’11 febbraio 1922, don Giovanni Barbareschi (nella foto con l'allora Arcivescovo di Milano, il cardinale Montini) è stato uno dei sacerdoti ambrosiani “ribelli per amore”, grazie all’impegno per il salvataggio di vite messe in pericolo dalla persecuzione e dalla seconda guerra mondiale, nei momenti più duri della Resistenza e anche dopo la Liberazione.
Oltre a essere stato proclamato “Giusto tra le Nazioni” e cittadino benemerito milanese (nella foto sopra, un momento della cerimonia), a don Barbareschi è stata riconosciuta la Medaglia d’Argento della Resistenza. Dopo l’8 settembre 1943 fondò il giornale delle Brigate Fiamme Verdi Il Ribelle e portò in salvo, in Svizzera, ebrei, militari alleati e ricercati politici. Il 10 agosto 1944, ancora diacono, Barbareschi venne inviato dal cardinale Alfredo Ildefonso Schuster a impartire la benedizione ai partigiani uccisi in piazzale Loreto. Venne ordinato sacerdote il 13 agosto 1944 dal cardinale Schuster e celebrò la sua prima messa il 15 agosto; la notte stessa fu arrestato dalle SS naziste, mentre si stava preparando per accompagnare in Svizzera degli ebrei fuggitivi.
Liberato, don Barbareschi partì per la Valcamonica, dove si aggregò alle Brigate Fiamme Verdi e divenne cappellano dei partigiani. Di nuovo arrestato, fu condotto nel campo di concentramento di Gries, nei pressi di Bolzano, da dove riescì a fuggire prima di essere trasferito in Germania. Ritornato a Milano, divenne il “corriere di fiducia” tra il Comando alleato e il Comando tedesco durante le trattative per risparmiare da rappresaglie le infrastrutture milanesi. Dal 25 luglio 1945, su mandato del cardinale Schuster, si adoperò per evitare rappresaglie contro i vinti.
Dopo la guerra ritornò all’attività pastorale e all’insegnamento, attività che svolse per decenni. È stato assistente della Fuci e degli Scout.
Grande amico di don Carlo Gnocchi (nella foto sotto con monsignor Ennio Apeciti e monsignor Angelo Bazzari, nel giorno della beatificazione di don Gnocchi, il 25 ottobre 2009), lo aiutò fin dagli inizi nella sua opera e rimase accanto a lui nella fase finale della sua vita, tra la fine del 1955 e il 28 febbraio 1956, diventandone l’esecutore testamentario.
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