Allestimenti suggestivi, testimonianze di ragazzi e... (Leggi tutto)
La pratica sportiva rimane una delle attività fondamentali per mantenersi in salute. Anche per chi è guarito dal Covid ed è magari alle prese con postumi di varia natura.
«Chi ha problemi motori, temporanei o permanenti – conferma il professor Giampiero Merati (nella foto sotto), direttore sanitario del Centro di medicina dello sport di Milano della Fondazione Don Gnocchi e docente di Scienze motorie all’Università dell’Insubria di Varese - non deve rinunciare al movimento proprio per evitare l’aggravamento di vari disturbi. Con la sedentarietà, i muscoli perdono tono, il cuore e i polmoni si indeboliscono e si apre la strada allo sviluppo di malattie metaboliche, come il diabete. Non solo: tenere in moto la muscolatura del tronco favorisce la funzione digestiva e intestinale e muovendosi si stimola il sistema circolatorio e linfatico, riducendo i gonfiori. Si acquista inoltre tonicità e si migliora la postura, evitando contratture».
La “sindrome post Covid” - argomento al centro del dibattito medico e che nel nostro Paese interessa centinaia di migliaia di persone - rappresenta l’insieme delle conseguenze disabilitanti che spesso permangono una volta passata la fase acuta della malattia: sintomi respiratori, cardiocircolatori, gastrointestinali e neurologici, accompagnati da senso di fatica, dolori muscolo-scheletrici, depressione, ansia…
«Quello che abbiamo trascorso – aggiunge il professor Merati – è stato per tutti un periodo di sedentarietà forzata, che ha portato molte persone in precedenza abituate a fare attività fisica a disallenare i muscoli e il cuore e magari ad acquisire peso. Alle conseguenze della sedentarietà forzata nei soggetti reduci dall’infezione da SARS-Cov2 si aggiungono le sequele della malattia, che rendono quindi opportuno riprendere correttamente a praticare sport, con la giusta gradualità e ricordandoci in particolare che per gli atleti impegnati in attività agonistiche o non agonistiche bisogna sempre ottenere una specifica certificazione di idoneità. In questo contesto, è necessario che gli atleti che hanno avuto il Covid e sono guariti facciano presente questa situazione, anzitutto al proprio medico di base o al pediatra, e poi al medico sportivo e al medico della squadra, evidenziando eventuali problematiche o conseguenze. Lo stadio successivo è delineare un possibile percorso diagnostico, in grado di garantire un rientro in piena sicurezza».
Con riferimento al post Covid, occorre distinguere chi ha avuto la malattia in forma lieve o in modo magari asintomatico, da chi invece ha vissuto l’ospedalizzazione a causa di conseguenze più gravi: «Anche in questo caso – precisa Merati – un quadro ben delineato aiuta i medici a prevedere i test più appropriati, sia per gli atleti professionisti sia per quelli amatoriali, che sono la stragrande maggioranza delle persone che praticano sport. La Federazione medico sportiva italiana ha aggiornato in modo molto attento i propri protocolli proprio a seguito della pandemia e consiglia anzitutto di non tornare a svolgere attività sportiva prima di 30 giorni dall’avvenuta guarigione e di prevedere come minimo un test da sforzo, accompagnato da una spirometria e un’ecocardiogramma. Attenzione: a volte molti intendono questi test come un semplice esame da superare, ma il medico sportivo ha fra i suoi compiti più importanti anche e soprattutto quello di dispensare consigli utili ai pazienti, proprio sulla base dei risultati di ciascuno. Il nostro compito è quello di accompagnare questi atleti, tra cui ci sono anche persone che ripartono praticamente da zero, cercando insieme a loro il modo migliore di allenarsi e di svolgere attività sportiva».
Molti studi scientifici hanno dimostrato che l’esercizio fisico continuativo, di carico non troppo elevato, svolge in generale un ruolo importante nel prevenire lo stress così come le patologie legate alla sfera psicologica, come ansia e depressione.
Condizioni che possono colpire tutti, ma in particolare chi ha sofferto a causa del coronavirus: «Molte persone che hanno contratto il Covid, sono sì guarite, ma hanno ancora problemi sia fisici che psichici ed emozionali. Qui c’è davvero tanto da fare e la medicina sportiva può offrire un grosso contributo…», conclude il professor Merati, che sta lavorando per avviare a ottobre un nuovo corso di laurea magistrale in Scienze delle Attività Motorie Preventive e Adattate alla stessa Uninsubria. L’attività adattata rappresenta proprio una particolare modalità di esercizio fisico con finalità di mantenimento e di prevenzione, adeguata soprattutto per popolazioni con difficoltà particolari come gli anziani fragili e le persone affette da patologie croniche che possono comportare disabilità di vario grado.
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