Allestimenti suggestivi, testimonianze di ragazzi e... (Leggi tutto)
Il desiderio di tornare alla normalità, alla vita di tutti i giorni, alle uscite con gli amici, al mare, all’atletica, insomma alla quotidianità tipica di una ragazza di 19 anni: è questa la molla che ha permesso ad Ambra Sabatini (nelle foto qui sotto) di tornare a camminare - e a correre - senza stampelle o altri supporti, dopo il terribile incidente stradale che tre anni e mezzo fa le ha portato via quasi completamente la gamba sinistra.
Fino a pochi giorni fa Ambra era una ragazza come tante, con una disabilità importante, ma ben gestita. Una ragazza della provincia italiana, di Porto Ercole, nello splendido scenario del promontorio dell’Argentario, in provincia di Grosseto, studentessa dell’ultimo anno dell’Istituto Commerciale Informatico di Albinia, con una straordinaria passione per l’atletica.
Il 12 febbraio il suo nome è salito agli onori della cronaca perchè al Grand Prix di Dubai, la sua prima competizione internazionale, Ambra non solo ha dominato la prova sui 100 metri nella categoria T63 - nella quale gareggiano atleti che hanno subito l’amputazione sopra il ginocchio - ma ha stabilito il primato del mondo, detenuto dal 2015 da un’altra atleta italiana, Martina Caironi: 14 secondi e 59 centesimi (guarda qui sotto la gara), un lampo nel quale Ambra ha scaricato la sua voglia di rivincita contro un destino avverso, che sembrava averle tolto un pezzo della sua vita, strappando il passaporto per le prossime Olimpiadi di Tokio. Il suo sogno…
«Quando Ambra arrivò da noi, dopo l’intervento - spiega Simone Ceppatelli, ortopedico fisiatra e responsabile del settore Riabilitazione Amputati del Centro IRCCS “Don Gnocchi” di Firenze - era spaurita e un po’ disorientata. La ferita non si era ancora rimarginata ed era dolorante. Per qualche settimana è stata ricoverata al reparto di riabilitazione pediatrica dove, insieme alla responsabile Giovanna Cristella e al suo team, abbiamo avviato le prime attività per completare il decorso post operatorio e avviare il progetto riabilitativo. Siamo stati tutti vicini a lei e alla famiglia... Una volta stabilizzata la ferita e iniziata riabilitazione, la ragazza ha pian piano preso fiducia; abbiamo iniziato a parlare di protesi, lei stessa ha iniziato a documentarsi per conto suo anche in tema di protesi sportive, segno che qualcosa stava già maturando nella sua testa…».
«Ricordo - aggiunge Aurelio Roccuzzo, coordinatore dei fisioterapisti del reparto Amputati – che quando abbiamo iniziato con l’attività pre-protesica in palestra, di addestramento e rafforzamento, i suoi miglioramenti sono stati rapidissimi: riusciva a fare con molta naturalezza anche esercizi di una certa complessità. E una volta applicata la protesi provvisoria, per capire l’adattamento al moncone e iniziare a muovere i primi passi, ha sempre eseguito gli esercizi con estrema facilità, quali volesse bruciare le tappe». Velocista anche nella riabilitazione...
Simone Ceppatelli (primo a sinistra) e Aurelio Roccuzzo (foto a destra) - Immagini pre-pandemia
«Appena arrivata al Centro “Don Gnocchi” di Firenze – racconta oggi Ambra, rivivendo quel periodo – ero confusa, ma allo stesso tempo contenta di iniziare il percorso riabilitativo: non vedevo l’ora di ricominciare a camminare. Mi sono dovuta abituare alle protesi, mi ci è voluto del tempo, perché all’inizio non le sentivo mie, quasi fossero qualcosa che non faceva parte di me. Però è bastato davvero poco e in questo i fisioterapisti della Fondazione Don Gnocchi sono stati straordinari. Non volevo perdere tempo e non mi bastavano le terapie in palestra, qualche volta mi mettevo a fare esercizi e ginnastica in camera, da sola e quando potevo giravo per il Centro, non stavo mai ferma…».
Ambra è stata ricoverata al “Don Gnocchi” di Firenze (foto sopra) quasi tre mesi.
«Ricordo quei giorni - aggiunge - come una parte fondamentale del mio percorso: lì ho mosso letteralmente i primi passi della mia nuova vita».
In questo cammino Ambra ha sempre avuto un supporto saldo e sicuro: quello della famiglia, a partire dal babbo Ambrogio, alla madre, al fratello gemello: «Non ho mai avuto momenti di sconforto: quello che mi spingeva era il desiderio di tornare alla vita normale, al mio mare, all’atletica…». Una carriera in ambito sportivo già ben avviata, visto che Ambra con l’Atletica Grosseto aveva vinto un titolo regionale nel mezzofondo.
Che cosa dire a chi si trovasse oggi nella situazione che ha vissuto lei? «Prima di tutto raccomanderei di affidarsi alle persone più vicine – dice con sicurezza Ambra - come è stata per me la mia famiglia. E poi di trovare la forza interiore facendo leva sulle proprie passioni, come per me la voglia di tornare a correre».
Forse ancora un po’ frastornata per tutto quello che le sta succedendo, Ambra non ha ancora le idee chiare sul suo futuro: vorrebbe fare l’Università, ma prima vuole prendersi un anno di riflessione e nel frattempo imparare bene l’inglese, viste le numerose trasferte che l’attendono.
Prima fra tutte l’Olimpiade.
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