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C'è anche la Fondazione Don Gnocchi nella battaglia che i ricercatori di tutto il mondo stanno conducendo contro il Covid-19. La rivista Journal of Virology ha pubblicato uno studio condotto dall’IRCCS "Eugenio Medea" di Bosisio Parini (Lecco) in collaborazione con il professor Mario Clerici (nella foto) dell'IRCCS di Milano della Fondazione Don Gnocchi e Università di Milano.
«La ricerca - spiega il professor Clerici - spiega quali sono le proteine del virus contro le quali sviluppare farmaci o vaccini e dimostra come il Covid-19 derivi da un progenitore comune tra pipistrelli e uomo e non è stato quindi fabbricato in laboratorio, come invece sostenuto da alcune recenti fake news».
Nello studio i ricercatori si sono concentrati sull'evoluzione del genoma di Sars-Cov-2 comparandolo con quello del virus più simile finora identificato, un virus che infetta i pipistrelli della specie Rhinolophus affinis e che ha una identità di sequenza del 96% con il virus umano del Covid-19. Il salto di specie da pipistrelli all'uomo è un fenomeno non raro tra i coronavirus: nel 2003 i pipistrelli furono indicati come i serbatoi del coronavirus della Sars e, nel 2012, del virus della Mers.
«Abbiamo analizzato i geni dei ceppi disponibili di SARS-CoV-2 - continua Clerici - e li abbiamo confrontati con i geni corrispondenti nel virus del pipistrello, per comprendere come la selezione naturale abbia modellato il genoma del nuovo coronavirus umano».
I risultati hanno evidenziato che regioni diverse del genoma virale evolvono con una diversa velocità. In altre parole ci sono regioni genomiche che non tollerano (o tollerano poco) l’inserimento di mutazioni che possano portare a un cambiamento nella sequenza proteica. «Queste regioni - spiega Clerici - rappresentano un buon target per lo sviluppo di antivirali e vaccini, appunto perché meno propense ad essere soggette a cambiamenti».
I ricercatori hanno anche dimostrato che la selezione naturale ha mutato solo tre proteine di Sars-Cov-2 rispetto a quelle del virus del pipistrello. La limitata pressione selettiva diretta verso Sars-Cov-2 fa supporre l’esistenza di un progenitore comune di questo virus e di quello del pipistrello già dotato delle caratteristiche necessarie e sufficienti per infettare la specie umana.
La mancanza d’informazioni riguardo l’ospite intermedio che si colloca tra il virus umano e quello del pipistrello - concludono i ricercatori - e la poca conoscenza sia della catena di eventi che ha portato alla diffusione del virus nell’uomo, sia del ruolo di alcune specifiche mutazioni nelle proteine virali, rendono questi risultati preliminari e necessari di integrazione con dati epidemiologici e biochimici.
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