Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
Il 2019 si è aperto con una grande novità all’Ospedale di Ngozi, in Burundi: grazie al supporto finanziario, logistico e gestionale della ONG “Don Gnocchi” si sono aperte le porte di un nuovo padiglione, adibito alla degenza per pazienti ricoverati e ambulatoriali del reparto di Fisioterapia dell’ospedale.
La nuova costruzione fa seguito al primo intervento della Fondazione Don Gnocchi nel Paese africano, che ha segnato l’avvio della collaborazione con l’Ospedale di Ngozi: l’allestimento e l’avvio di un servizio di fisioterapia nel 2012, per il recupero post-chirurgico e per i pazienti affetti da danno neurologico.
Il padiglione è stato realizzato ex novo, dalle fondamenta al tetto, nella seconda metà del 2018. Si è così voluto rispondere a un’esigenza sempre più stringente: far fronte al numero crescente di trattamenti fisioterapici per i pazienti dell’ospedale, provenienti da altri reparti e che non hanno più bisogno di altre cure mediche, o per pazienti ambulatoriali che abitano lontano e devono affrontare anche 4 o 5 ore di cammino solo per raggiungere la struttura e fare fisioterapia; più spesso ancora, si tratta di adulti che accompagnano ai trattamenti riabilitativi i propri figli, dei quali la maggior parte è affetta da problematiche neurologiche di varia natura.
Il nuovo padiglione è frutto di un intenso lavoro da parte della Fondazione, tanto sulla sponda italiana quanto su quella burundese, sia in fase di progettazione, sia di esecuzione dei lavori, sia, infine, di organizzazione e gestione. La Fondazione Don Gnocchi non si è limitata solamente al contributo economico per la costruzione, ma ha provveduto anche, tramite l’invio di un container, all’installazione di vari arredi, ausili e altre attrezzature utili per la fisioterapia. In collaborazione con il partner locale, l’Ospedale di Ngozi, sono stati poi elaborati protocolli di organizzazione e gestione dei malati e del personale sanitario operante nella fisioterapia.
Si è trattato quindi di un intervento a 360 gradi che, in seguito alla valutazione di un bisogno, ha individuato un obiettivo e lo ha portato a termine con successo: non solo ora si potrà offrire un servizio di qualità ai pazienti, ma si è lavorato in modo che il nuovo reparto sia sostenibile per la realtà locale e possa restare nel tempo.
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