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Nel periodo di crisi che sta colpendo il mondo intero a causa della pandemia COVID-19, è stata data testimonianza di un grandissimo impegno da parte di molti, ma è anche emerso un tanto elevato, quanto naturale, grado di impreparazione di tutti a una situazione di questa portata e di tale rapidità evolutiva.
Prevenzione, diagnosi, cura, gestione dell’acuzie, riabilitazione, così come cura a domicilio e nelle strutture residenziali, sono le tipiche fasi del percorso noto come “continuità di cura” (continuum of care per gli anglosassoni), in cui la dimensione tecnologica ha mostrato - durante la crisi - alcune falle.
Non se ne fa colpa a nessuno, in un periodo caratterizzato dalla sovrastante potenza dell’espansione del virus, ma sicuramente tutti desiderano, per il futuro, essere preparati per analoghi eventi che dovessero colpirci.
In tutto questo, la tecnologia sta giocando e deve giocare un ruolo fondamentale, nel sostegno ai cittadini, ai pazienti, al personale sanitario e ai decisori. La catena del valore delle tecnologie per la salute si dipana, anch’essa, attraverso un percorso ben noto: dalla ricerca allo sviluppo (o integrazione di componenti esistenti), dalla fase regolatoria alla produzione, dal procurement (scelta e acquisto) alla delicata fase della consegna (delivery), che merita un’attenzione a sé, oggi all’onore delle cronache, fino all’utilizzo sul campo.
Tolte la prima e l’ultima fase, nelle altre l’industria del med-tech è protagonista indiscussa e, purtroppo, troppo spesso non ascoltata dai decisori nel corso di un dialogo costante. Nella crisi, la catena di trasmissione non ha retto in vari punti e, per questo, è necessario un ripensamento.
Furio Gramatica, direttore Sviluppo Innovazione - Fondazione don Gnocchi
I due percorsi descritti sopra - la continuità di cura e la catena del valore delle tecnologie medicali - sono l’oggetto centrale di una riflessione avviata dalla Fondazione don Gnocchi, sulla lezione appresa dalla crisi COVID in tema di utilizzo futuro delle tecnologie medicali. L’obiettivo è produrre una bozza di “strategic research & innovation agenda (SRIA)”, per usare una terminologia europea, che supporti le scelte strategiche e di investimento degli attori dell’ecosistema delle tecnologie della salute e le istituzioni che finanziano ricerca e innovazione, prima fra tutte la Commissione Europea. Per assicurare una scala ampia e un sufficiente grado di conoscenze multidisciplinari - dalla ricerca all’industria, dal market access all’erogazione della cura - la Fondazione ha coinvolto un gruppo di partner europei con cui da tempo collabora nell’ambito progetto NOBEL (www.nobel-project.eu), finalizzato al miglioramento dell’ecosistema dei medical devices in Europa.
La metodologia pensata dalla Don Gnocchi per procedere all’individuazione degli argomenti “caldi” su cui investire soldi, tempo e cervelli è in corso di perfezionamento, ma il principio base è il seguente. Tracciamo una griglia bidimensionale in cui sull’asse orizzontale si trovino le fasi del continuum of care, mentre su quello verticale le fasi della value chain delle tecnologie per la salute.
A partire dall’esperienza di chi era sul campo al momento della crisi (e questo giustifica il ruolo di ideatore da parte di un istituto di ricerca e cura, come la "Don Gnocchi"), individuiamo e marchiamo in rosso le celle che corrispondono a specifiche difficoltà riscontrate, sempre e solo in relazione all’utilizzo o alla disponibilità di tecnologie, ad esempio un numero insufficiente di dispositivi di protezione individuale (riga “delivery” e colonna “prevenzione”), o di letti di terapia intensiva (riga “usage” e colonna “acute”), o di prestazioni di riabilitazione ordinaria tecnologicamente assistita (riga “usage” e colonna “rehabilitation”).
Per ognuna delle celle bollate in rosso (problemi sul campo), scendiamo nella catena del valore delle tecnologie nella fase corrispondente e individuiamo - marcandoli in arancione - eventuali colli di bottiglia lungo la catena produttiva.
In riferimento a essi, scendendo ancora, arriviamo alle azioni per le quali un supplemento di studio multidisciplinare, investimenti e innovazione potrebbero portare a una maggiore solidità anche in tempi di crisi. Marcheremo queste caselle in giallo ed esse costituiranno i capisaldi della nostra agenda strategica, diventando anche gli argomenti potenziali per futuri bandi di ricerca e sviluppo (anche gestionale/organizzativa, oltre che tecnologica/clinica).
Ad esempio, la ricerca di materiali più semplici, utilizzabili, a basso costo e a produzione facilmente scalabile, per i dispositivi di protezione individuale; oppure applicazione di bandi di tipo PCP/PPI (pre-commercial procurement e public procurement for innovation) per il progetto di letti facilmente convertibili in terapia intensiva.
O, infine, un maggior coordinamento per l’integrazione di strumenti di tele-collaborazione per costituire soluzioni di tele-riabilitazione, al fine di raggiungere i pazienti a casa loro, in tempi di confinamento, e mantenere il ritmo del loro recupero, talvolta cruciale.
Furio Gramatica
Direttore Sviluppo Innovazione, Fondazione don Gnocchi
Ufficio Stampa Fondazione Don Gnocchi
Milano, tel. 02 39703245 – 335 8498258
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