Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
Adulti e bambini con disabilità, anziani fragili, pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite e in stato vegetativo, malati terminali e persone assistite nei progetti di solidarietà internazionale in quasi tutti i continenti. È la galassia della Fondazione Don Gnocchi che Papa Francesco accoglierà domani, giovedì 31 ottobre, in Aula Paolo VI in Vaticano, nel decennale della beatificazione di don Gnocchi. Il saluto del Santo Padre è atteso per le ore 12 e sarà trasmesso in diretta su TV2000 (canale 28 DGT, 157 di Sky) e dalla pagina facebook della Fondazione Don Gnocchi (https://www.facebook.com/dongnocchi.social)
Seimila persone - tra responsabili, medici, operatori, volontari, pazienti e loro familiari, ex allievi, alpini, rappresentanti dell'Aido e amici - raggiungeranno Roma per l’occasione su due treni speciali da Milano, sei treni di linea provenienti da Torino, Brescia, Firenze e oltre 20 bus attrezzati. Tra i primi a partire, ancora a notte fonda, saranno i gruppi dei Centri di Acerenza e Tricarico, in Basilicata. Tra loro anche Rocco Martino, quarantenne che in seguito ad un ictus aveva perso l’uso della parola. Sarà lui a rivolgere a Papa Francesco il saluto a nome di tutti i pazienti in cura nelle strutture della Fondazione.
«Il nostro tempo, frenetico e digitalizzato – spiega il presidente della Fondazione, don Vincenzo Barbante – rischia di non accorgersi di chi è rimasto indietro perché non può tenere il passo. Il progresso tecnico, che è buona cosa, proprio ora esige un parallelo progresso di umanità e di solidarietà. Alla Fondazione Don Gnocchi viene chiesto di mostrare che questo è possibile. Vogliamo collaborare con tutti coloro che condividono questo obiettivo, per costruire una società davvero integrata, dove ogni uomo è importante e prezioso, a partire proprio da chi è più fragile».
L’incontro con Papa Francesco avviene nel decennale della beatificazione di Don Carlo Gnocchi. Nato nel 1902 a San Colombano al Lambro, in provincia di Milano, Don Gnocchi ha attraversato le vicende della seconda guerra mondiale come cappellano volontario degli alpini, rischiando lui stesso la vita durante la tragica ritirata dal fronte russo. Al termine del conflitto avvia la sua opera in risposta a una grande emergenza dell’Italia del dopoguerra: la presa in carico di orfani e bambini mutilati. Un impegno con cui si guadagnerà il titolo di “padre dei mutilatini”.
Negli anni Cinquanta don Gnocchi estende la propria attività all’assistenza di persone affette da poliomielite con la creazione del Centro "S. Maria Nascente" di Milano, oggi uno dei due Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Irccs) della Fondazione, insieme all’Irccs Don Gnocchi di Firenze. Ne poserà la prima pietra, ma non farà in tempo a vederne l’inaugurazione. Muore poco dopo a Milano nel 1956, affidando ai suoi il compito di portare avanti il lavoro della Fondazione in una celebre frase in dialetto milanese che è parte del suo testamento ideale: “Amis, ve raccomandi la mia baracca”. Tra le sue ultime volontà, la donazione delle cornee a due ragazzi non vedenti, oggi ancora viventi.
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