Allestimenti suggestivi, testimonianze di ragazzi e... (Leggi tutto)
don Vincenzo Barbante
presidente Fondazione Don Gnocchi
Il numero di giugno 2024 della rivista Missione Uomo presenta come focus un argomento di indubbia attualità e legato allo sviluppo tecnologico che sta portando significativi progressi in ambito sanitario e socio assistenziale con l’impiego dei robot in riabilitazione e dell’intelligenza artificiale in contesti di vario genere, dalla diagnostica alla ricerca scientifica e riflessi importanti sul benessere dei pazienti e quanto concerne la gestione delle risorse materiali e di quelle umane. L’introduzione di questi strumenti nella vita della Fondazione Don Gnocchi rappresenta non tanto uno scenario che sta per delinearsi e a cui dobbiamo prepararci, ma una realtà che stiamo già sperimentando e che, per certi aspetti, è già storia.
Certo siamo agli inizi, ma nei nostri Centri e anche a domicilio ci si sta avvalendo della riabilitazione robotica e se ne stanno studiando gli effetti in termini di efficacia dal punto di vista terapeutico e di possibile convenienza economica per gli utenti e per il sistema sanitario. A fronte dei tanti problemi che affliggono il mondo, i media alimentano in modo insistente le attese circa l’avvento di questi strumenti e le straordinarie opportunità che potranno offrire. Ormai non c’è contesto o ambito in cui non si parli di IA, cioè di Intelligenza Artificiale, di digitalizzazione, di robotica… Dietro l’angolo si prospetta un futuro in cui tutto o quasi sarà diverso e si potranno trasformare i sogni in realtà.
Anche in ambito sanitario e assistenziale saranno a disposizione nuove opportunità per migliorare la qualità di vita o le performance personali. Chi non ci crede deve solo aprire gli occhi e guardare. Già ora i canali televisivi o internet ci mostrano l’evoluzione di nuovi strumenti, che sono ben più che semplici ausili: si pensi agli esoscheletri utilizzati per la riabilitazione personalizzata di chi ha perso l’uso degli arti inferiori e consentire loro di recuperare funzionalità venute meno.
In questo scenario così carico di attese, certo non è giusto mortificare le speranze, ma occorre altresì richiamare tutti a un sano realismo, perché non tutto è possibile ed è saggio mantenere alcune attenzioni. Infatti, è bene educare a non credere ingenuamente che con l’avvento dell’IA e di tutto quello che le è connesso si possano risolvere tutti i problemi e sul versante opposto è giusto contrastare chi alimenta uno scetticismo radicale e timori esasperati dipingendo un futuro nel quale il ruolo e le capacità umane saranno sempre più emarginate e soppiantate dalle macchine.
L’esperienza maturata in questi anni ha mostrato quanto possano essere confortanti i risultati conseguiti con i nuovi mezzi che la tecnologia ha messo a nostra disposizione e come l’apporto umano sia sempre indispensabile, crescendo quanto a competenze, nuove professionalità e possibilità di impiego. Tuttavia, gli strumenti per quanto sempre più complessi e importanti nella loro utilità mantengono la natura di ausili e possono rappresentare, come tutte le cose prodotte dall’uomo, un’opportunità o un problema in base alle modalità con cui vengono impiegati e alle finalità cui sono destinati.
Ecco allora imporsi anche in questo ambito e con una certa urgenza la necessità di una riflessione che affronti gli aspetti etici connessi all’impiego delle nuove tecnologie. Per esempio, sarà importante verificarne i benefici e che questi siano a disposizione di tutti e non solo di pochi. L’accessibilità ai servizi offerti dovrà essere universale, favorendo la riduzione delle disuguaglianze oggi esistenti e non incrementandole.
Già ora, pensando in generale alla distribuzione nel mondo e all’uso dei nuovi strumenti tecnologici, assistiamo a grosse sperequazioni e all’emergere di nuove situazioni di povertà ed emarginazione che colpiscono, come sempre, le fasce più deboli della popolazione, per esempio gli anziani, o le aree meno sviluppate del nostro mondo. L’evoluzione dei nuovi sistemi è così veloce che si fatica a tenere il passo. Chi non ha l’età o i mezzi economici rischia di essere tagliato fuori.
Il nostro tempo, chiamato ad operare una transizione ecologica per il bene del pianeta e di chi vi abita, dovrà perseguire questo obiettivo avvalendosi e gestendo contemporaneamente questo processo di evoluzione tecnologica, che dovrà ispirarsi a un fine condiviso: il bene comune. Diversamente se lo sviluppo dell’IA sarà guidato prevalentemente dall’interesse economico e dalla ricerca del profitto, alla fine produrrà grandi vantaggi per pochi, dei benefici generalizzati per molti, ma anche nuove forme di emarginazione e povertà per tutti gli altri. I dati sull’evoluzione della redistribuzione della ricchezza e del benessere degli ultimi decenni sono impietosi. I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più numerosi. Il processo di globalizzazione economica non solo non ha ridotto le disuguaglianze e le criticità del nostro pianeta, ma ha finito per accentuarle e le crisi e i conflitti a cui assistiamo ne sono un segnale preoccupante.
Tornando al tema della salute e dell’assistenza alle persone fragili, possiamo constatare che oggi abbiamo conoscenze e strumenti per diagnosticare le patologie con maggiore esattezza e tempestività, abbiamo anche procedure e mezzi utili per curare straordinari rispetto al passato, ma non sono disponibili sufficienti risorse materiali e umane da potere investire. Questo è conseguenza di una mancanza della volontà politica di operare realmente scelte destinate a cambiare le cose. Manca una cultura condivisa della solidarietà e del bene comune. L’efficacia e l’efficienza dell’impiego delle nuove tecnologie e dell’IA, con i suoi prodigiosi e rapidissimi calcoli, non possono e non devono misurarsi solo in termini di risparmi prodotti o di profitto conseguito, ma di benessere procurato alla collettività, di integrazione sociale perseguita e realizzata, di qualità della vita e di accessibilità ai servizi offerti alla popolazione intera su scala locale e internazionale. L’IA potrà essere davvero un’opportunità straordinaria se assistita e governata da una autentica IU, Intelligenza Umana.
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