Allestimenti suggestivi, testimonianze di ragazzi e... (Leggi tutto)
L’onestà, anzitutto. Poi il rispetto degli altri. Quindi la famiglia, seguita dal rispetto delle regole e dallo spirito di generosità. Sono i principali valori che gli italiani dichiarano di aver ricevuto dalla famiglia e reputano cardine nella propria vita. Quando poi si chiede loro di sceglierne uno, gli italiani indicano al primo posto la famiglia, seguito di poco dall’onestà.
E a prescindere da quale sia quello più importante, la quasi totalità è concorde nel dichiarare che ci sono valori tramandati dalla famiglia che si sono rivelati fondamentali nella propria vita. Quando si parla, poi, di valori scoperti sulla base della personale esperienza, emergono le nuove sensibilità, traccia del cambiamento culturale più recente: la parità di genere e il rispetto della natura, seguiti da cultura e conoscenza, amicizia e rispetto del diverso.
Questo il quadro dell’indagine “Valori, donazioni e lasciti solidali” realizzata su un campione di italiani con più di 25 anni, promossa dal Comitato Testamento Solidale, il sodalizio di cui fa parte anche la Fondazione Don Gnocchi.
L’indagine è stata presentata in occasione della Giornata Internazionale del Lascito Solidale, che ricorre il 13 settembre, con il patrocinio e la collaborazione del Consiglio Nazionale del Notariato, ed è stata condotta da Walden Lab-Eumetra su iniziativa del Comitato Testamento Solidale, di cui fanno parte 28 organizzazioni non profit.
Durante l’evento, un panel di esperti ha fatto il punto sullo stato della solidarietà in Italia a partire da quanto emerso dall’indagine.
La famiglia si conferma inamovibile dal vertice della piramide: è il primo tra i valori che gli italiani dicono di aver ereditato ed è prima anche nel ruolo di tutela e promozione dei valori stessi. Subito dopo la famiglia, troviamo il Terzo Settore insieme alla scuola.
La gerarchia dei valori cambia poco anche se si pensa a quelli da trasmettere alle future generazioni: nelle prime cinque posizioni ritroviamo l’onestà, il rispetto degli altri e, ancora, la famiglia, seguiti dal rispetto delle regole e dalla generosità.
Una menzione speciale per la gentilezza, che viene riconosciuta come valore ricevuto in eredità dal 14 per cento, scoperto con l’esperienza dal 17 per cento e da tramandare ai posteri dal 19 per cento, attestandosi così come l’unico valore in crescita nelle tre domande, segno della percezione di una carenza di questo valore nella società di oggi.
Se si chiede agli italiani quale simbolo del nostro mondo vorrebbero lasciare a chi verrà dopo di noi, è elevato il numero di coloro che fanno riferimento a un valore o a una qualità e non ad un oggetto o un prodotto: il rispetto, l’onestà, la pace, la sincerità, la conoscenza, l’unità della famiglia, la libertà, l’amore tra i più citati. Ma c’è anche chi cita un oggetto materiale: tra i più gettonati, libri, elementi naturali come alberi e fiori, la casa di famiglia, un simbolo religioso come un crocefisso o un testo sacro, oggetti con un elevato valore simbolico (la bandiera italiana, la Costituzione, il Codice Civile, il fazzoletto scout…) o con un valore affettivo o familiare (un orologio, un bracciale, un quadro).
Spostandosi dalla dimensione individuale a quella collettiva, chi potrebbe rendere migliore la nostra società? Gli italiani non hanno dubbi: in primo luogo i cittadini e il Terzo settore, seguiti da enti locali, Europa, mass media e governo, PMI e grandi imprese, Chiesa e infine banche. Ma passando dal potenziale al reale, chi lo sta concretamente facendo? Qui il Terzo settore torna prepotentemente primo, con un profondo distacco da tutti gli altri: Chiesa, cittadini, Europa, PMI, enti locali, mass media, grandi imprese, governo e infine banche.
Nel gap tra aspettative e percezioni, dunque, l’unico attore che mantiene una coerenza di posizione è il Non Profit. Gli italiani lo considerano un faro per la tenuta sociale e ne riconoscono la grande rilevanza per il contributo che dà alla realizzazione di una società migliore dal punto di vista culturale per i valori che rappresenta e promuove, dal punto di vista economico per il valore dei servizi che produce. Per l’83 per cento degli intervistati, il Non Profit interpreta e trasmette valori indispensabili per la tenuta e la coesione della nostra società; per l’82 rappresenta un modello alternativo di società, basata sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione; l’81 pensa che sopperisca alle istituzioni nel dare risposta ai bisogni più urgenti.
Guardando alla propensione degli italiani a fare testamento, per 7 su 10 si tratta ancora di un tema lontanissimo: nel 2024 stabile e maggioritaria è la percentuale di chi è decisamente contrario (71 per cento contro il 72 nel 2023), così come resiste quel 18 per cento che lo ha già fatto o è intenzionato a farlo (19 per cento nel 2023).
«Questa indagine conferma come, in uno scenario di crescente incertezza, il Terzo Settore goda sempre di grande fiducia tra gli italiani, che gli riconoscono un ruolo veramente decisivo nella costruzione di una società migliore – spiega Simona Iallonardo, responsabile del Servizio Fundraising della Fondazione Don Gnocchi –. Molte organizzazioni del Terzo Settore svolgono un ruolo cruciale in aree dove spesso le istituzioni non riescono ad arrivare, offrendo supporto e servizi essenziali a comunità e persone fragili o in difficoltà. Sempre più italiani ora sanno che esiste questa straordinaria forma di solidarietà che è il testamento solidale, Negli ultimi anni, il Comitato ha accompagnato l’opinione pubblica in un percorso di conoscenza e consapevolezza sul lascito solidale, di cui oggi vediamo i frutti. Il lavoro da compiere è ancora tanto, ma il nostro impegno continua».
Continua infatti ad aumentare la conoscenza del lascito solidale, che cresce di ben 12 punti percentuali in 5 anni: nel 2024 l’84 per cento degli over 50 sa cosa sia un lascito testamentario a sostegno di cause benefiche e ne ha sentito parlare (contro il 72 per cento nel 2020). In concreto, sono 6,3 milioni gli italiani (24 per cento degli over 50) che hanno un orientamento positivo verso il lascito solidale: il 2 per cento ha già previsto un lascito nel proprio testamento, ma soprattutto cresce in modo significativo la percentuale di quanti si dichiarano propensi a prenderlo in considerazione.
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