Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
«Il mio è un cammino faticoso, ma molto interessante e stimolante dal punto di vista umano e professionale». Davide Donnola (nella foto sotto) riassume così il suo impegno in Cambogia, il paese asiatico dove opera per conto dell’ONG Don Gnocchi dal febbraio 2021. Davide è un educatore professionale sanitario con una vasta esperienza lavorativa maturata in Italia e nel continente africano. È approdato in Cambogia nell’ambito di un progetto di solidarietà internazionale che lo vede oggi impegnato nella formazione per operatori sociali locali.
«Dopo gli studi e il servizio civile - racconta - ho svolto un percorso in Italia nelle Comunità protette e poi ho fatto un’esperienza all’estero, in Sud Sudan. Poi un bel giorno ho visto che la Fondazione Don Gnocchi cercava un educatore da inviare nel contesto della Cambogia e mi sono detto, perché no? Così ho iniziato un anno mezzo fa il mio impegno in questo contesto che era nuovo non solo per me, ma sostanzialmente anche per la Fondazione, visto che il progetto aveva preso il via solo un anno prima, grazie all’impegno di un’altra collega».
L’ONG Don Gnocchi opera in Cambogia dall’inizio del 2020, in partnership con la ONG locale Damnok Toek, organizzazione con più di vent’anni di attività nella protezione dell’infanzia vulnerabile. Promuove progetti dedicati alla presa in carico di minori e giovani adulti con disabilità in due strutture residenziali nelle località di Neak Loeung, 60 chilometri a sud-est della capitale Phnom Penh, e a Kep, nella provincia meridionale di Kampot.
Si tratta di progetti di formazione per il personale locale a supporto delle attività di riabilitazione destinate ai minori con disabilità del Centro di Neak Loeung e accompagnamento alle attività generatrici di reddito e di inserimento sociale in favore dei giovani adulti con disabilità del Centro di Kep. Insieme al partner locale, la Fondazione ha realizzato un progetto pilota di formazione biennale sulle tematiche della disabilità e della riabilitazione, patrocinato dal locale ministero degli Affari Sociali e in favore dello staff di Damnok Toek, di operatori di altre ONG e di altri attori di istituzioni locali.
«Il mio compito è stato quello di organizzare training di formazione per operatori sociali locali – continua Davide -. La Cambogia è un paese straordinario, ma in moltissimi contesti legati alla disabilità possiamo tranquillamente dire che si parte da zero o quasi. Non esiste settorialità e dal punto di vista dei caregivers non ci sono professionalità formalizzate. In questo anno e mezzo la mia attività, supportata e coordinata dalla Fondazione e dai partners locali, ha coinvolto una trentina di persone. Nello scorso luglio abbiamo concluso il percorso di formazione biennale con Damnok Toek ed è stato per noi tutti motivo di grande soddisfazione vedere attribuire ai partecipanti un certificato riconosciuto dal competente ministero cambogiano (nella foto sopra). L’obiettivo del nostro lavoro è riuscito: ora lavorano tutti nelle proprie realtà di riferimento, forti del bagaglio di conoscenze che hanno acquisito strada facendo».
Le politiche socio-sanitarie e l’erogazione di servizi in Cambogia sono ancora fortemente condizionati dagli aiuti provenienti dall’estero e, molto spesso, sono le stesse organizzazioni internazionali e le ONG presenti sul territorio a farsene carico direttamente, come sta accadendo per la Fondazione Don Gnocchi e il proprio personale espatriato. I bisogni della popolazione locale sono molti, a partire dai più elementari. Una situazione ancora più evidente per quanto riguarda la presa in carico della disabilità nel Paese, affidata per lo più ad associazioni private e ONG, locali e internazionali. Si stima che in Cambogia ci siano circa 630 mila persone con disabilità (pari al 3,8 per cento della popolazione), delle quali oltre la metà ha meno di vent’anni. Nel 2012 la Cambogia ha ratificato la Convenzione ONU dei diritti delle persone con disabilità, che finora pare tuttavia aver trovato poca applicazione. Non esistono corsi di laurea specialistica dedicati a logopedia, terapia occupazionale, educazione speciale. In tutto il Paese si stima che ci siano solo 400 fisioterapisti professionisti.
Dopo un periodo di permanenza in Italia, a ottobre Davide è ripartito con l’obiettivo di seguire un’ulteriore fase del percorso di formazione: «Fino al prossimo marzo mi occuperò di verificare le concrete ricadute di questo percorso formativo che abbiamo svolto, girando e incontrando i vari operatori e affrontando insieme a loro le eventuali difficoltà o criticità. La possiamo definire un’ulteriore fase di perfezionamento. All’orizzonte abbiamo poi una prospettiva di collaborazione con una università cambogiana, volta a sviluppare un corso di servizi sociali nell’ambito di un percorso che esiste da qualche anno e che tutti insieme vorremmo far crescere. Un’altra nostra idea è quella di pubblicare un libro-sussidio in lingua locale improntato sui contenuti del training formativo che abbiamo svolto in questo biennio: i testi sono pronti e ci stiamo lavorando».
Il lavoro del personale espatriato della Fondazione si inserisce in un contesto denso di problemi, ma anche con notevoli potenzialità. Negli ultimi anni la Cambogia è stata protagonista di uno sviluppo economico considerevole, con uno dei più alti tassi di crescita al mondo del PIL sul base annua – prima della pandemia aveva raggiunto un aumento annuo pari al 7 per cento - e un bassissimo livello di disoccupazione che si è attestato intorno all’1 per cento. Alcuni dati, d’altra parte, aiutano a cogliere la contraddittorietà di questo percorso di sviluppo: la Cambogia si trova al 146° posto per Indice di sviluppo umano (UNDP, 2021), il tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni è di 25.7/1000 (UNICEF, 2020) e più del 20 per cento della popolazione non ha ancora accesso a fonti di acqua potabile (OMS, 2018). Infine, nonostante i radicali mutamenti sociali ed economici più recenti, la Cambogia porta con sé ancora profonde cicatrici della storia: su tutto il territorio nazionale si stima che siano presenti ancora tra i 3 e 4 milioni di mine antiuomo inesplose, che ogni anno provocano un migliaio di incidenti con conseguenze spesso permanenti.
«È vero – conclude Davide -. La Cambogia è un paese povero, ma molto dignitoso e dinamico, visto che la sua economia e il contesto sociale stanno crescendo a ritmi molto elevati, come accadeva in Italia negli anni ’60. Per quanto mi riguarda, nonostante le difficoltà, sto vivendo un’esperienza molto positiva e sono cresciuto sotto ogni punto di vista. La Fondazione Don Gnocchi mi ha offerto l’opportunità di fare da apripista e non posso che esserle grato per quanto ho potuto esprimere in questo biennio».
Ufficio Stampa Fondazione Don Gnocchi
Milano, tel. 02 39703245 – 335 8498258
ufficiostampa@dongnocchi.it