Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
«Chissà cosa faremo la prossima volta…». È questo il motto - quasi un invito beneaugurante - del nuovo progetto di terapia occupazionale proposto dal Centro “S. Maria al Castello” di Pessano con Bornago (Mi) alle famiglie con ragazzi e ragazze con più di 18 anni. «Molto spesso il compimento della maggiore età per un ragazzo o una ragazza con disabilità equivale ad un distacco dai servizi – spiega Sonia Senatore, coordinatrice del progetto -. Non vi sono più terapie settimanali, mancano i riferimenti di prima e le famiglie vivono un senso di abbandono e fatica».
Nelle foto, alcune uscite dei ragazzi e delle ragazze accompagnati dalla terapista occupazionale
Di qui l’iniziativa, che vede protagonista la figura del terapista occupazionale, professionista che opera nell’ambito della prevenzione, cura e riabilitazione attraverso un approccio centrato sulla persona, promuovendo la salute e il benessere mediante “l’occupazione”. «La terapia occupazionale è fondamentale - continua Senatore - perché contribuisce allo sviluppo delle abilità e alla riabilitazione di persone affette da disabilità fisiche o mentali, fornendo loro gli strumenti necessari per raggiungere la miglior autonomia possibile. In questa delicata fase della loro crescita, i ragazzi si trovano spesso a non avere un gruppo di amici con i quali uscire e fare esperienze. Parlando con le famiglie, ho colto la necessità di continuare a fornire loro un punto di riferimento e di fiducia, con la possibilità per i figli, di fare esperienze di gruppo, concentrandosi non più sulla sola stanza di terapia, ma avvalendosi di tutto ciò che offre il territorio, rimanendo così legati alla realtà della “Don Gnocchi”, che li ha accompagnati nel corso degli anni».
Ecco quindi la proposta di organizzare piccoli gruppi di ragazzi e ragazze neo-maggiorenni, che avevano già intrapreso in passato un percorso di terapia occupazionale a Pessano. E l’idea sta riscuotendo successo, visto il gradimento manifestato dai ragazzi e dai loro genitori.
«Siamo partiti con la presentazione del progetto alle famiglie - aggiunge Sonia -, che si è poi concretizzato in un gruppo maschile di quattro ragazzi e in un gruppo femminile di tre ragazze, che si ritrovano insieme a settimane alterne. Ogni uscita viene programmata partendo da qualche idea che emerge tra i ragazzi o da alcune mie proposte. In questo primo percorso abbiamo fatto diverse esperienze, tra cui ad esempio scoprire le realtà dei paesi dove abitano gli stessi ragazzi, che ci hanno guidato nei loro posti preferiti, oppure giocare insieme una partita a bowling, guardare un film al cinema, ascoltare un concerto, fare shopping ai mercatini di Natale al Duomo di Milano o prendere i mezzi pubblici per spostarci da un paese all’altro. Insomma: belle esperienze, che fanno crescere i ragazzi sotto ogni punto di vista…».
E riscontri positivi arrivano anche dai genitori coinvolti. Racconta Lucia, mamma di un ragazzo che partecipa a questi gruppi: «Abbiamo accolto con molto piacere e interesse l’invito a far partecipare nostro figlio al progetto. Dopo i 18 anni, i ragazzi rischiano di perdere un grande punto di riferimento ed è invece essenziale che questo continui nel tempo, come ci sta dimostrando questa esperienza di Pessano. Il fatto di essere seguiti da specialisti rappresenta un grande supporto, sia per stimolare le capacità dei ragazzi, sia per supportare le famiglie, che troppo spesso si ritrovano sole ad affrontare tutte le implicazioni legate alla disabilità. Mi auguro di cuore che il progetto prosegua e che diventi anzi più frequente: più siamo in grado di aumentare gli stimoli, più crescono i progressi che questi ragazzi sono in grado di fare! Un grosso grazie a tutti coloro che hanno reso possibile questa idea, ma soprattutto alla terapista Sonia che segue da anni i nostri ragazzi con un lavoro di enorme responsabilità».
Queste uscite di gruppo non servono solo a divertirsi, ma anche a proseguire il lavoro di terapia occupazionale svolto fino ai 18 anni in stanza, nella struttura del Centro, per permettere a ciascuno dei ragazzi di accrescere le proprie autonomie personali, ma soprattutto relazionali e sociali. «Fino ad oggi - conclude Senatore - i ragazzi e le ragazze si sono davvero divertiti. Se nel frattempo non è già emersa una scelta nel confronto fra loro, si chiedono simpaticamente a ogni fine incontro “Chissà cosa faremo la prossima volta…”».
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