Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
«L’annuncio dell’angelo è il principio di una storia nuova, di una umanità nuova, che inizia nel segreto, nel silenzio, nella vocazione di una giovane donna di Nazaret che risponde all’annuncio e alla promessa: eccomi!». Il messaggio dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nel tradizionale appuntamento prenatalizio con la Fondazione, con l’invito ai numerosi operatori presenti nella chiesa dell’Istituto “Palazzolo” ad essere «con semplicità, umiltà, discrezione, uomini e donne impegnati a scrivere una storia nuova» (clicca qui per leggere l'omelia completa) è parso trovare terreno fertile nelle parole del direttore del Centro, in occasione del successivo scambio di auguri al termine della celebrazione: «Il Palazzolo - ha detto Antonio Troisi – oggi vive un clima organizzativo sereno e di alto livello, realizzatosi anche con la partecipazione delle parti sociali. Questa realtà, ferita profondamente in occasione della pandemia, oggi è rinata definitivamente e può legittimamente guardare alla città e al territorio a testa alta».
Hanno poi aggiunto il proprio saluto il direttore generale Francesco Converti («Mi onoro di essere un umile servitore di un’opera straordinaria come la Fondazione Don Gnocchi») e il presidente don Vincenzo Barbante: «Questo è un luogo nel quale la restaurazione dell’uomo, come diceva don Carlo, si fa testimonianza nel lavoro quotidiano di tutti i nostri operatori accanto e al servizio delle persone più fragili. E da questi nostri cari ospiti, noi riceviamo moltissimo... In questo cammino quotidiano siamo incoraggiati dall’affetto e dalla vicinanza del nostro vescovo. Mi piace immaginare il Natale come un momento che, tornando ogni anno, ci spinge a essere consapevoli che il Signore cammina con noi».
«Due giganti come san Luigi Palazzolo e il beato don Gnocchi hanno risposto con le loro opere a un’esigenza di fede – ha concluso monsignor Delpini -. Oggi il nostro mondo sembra non interessarsene più, ma una Fondazione come la vostra, se vuole esser fedele ai suoi principi, deve reagire all’appiattimento del presente offrendo certamente cure e protocolli adeguati, ma soprattutto occasioni di spiritualità. Non si tratta solo di raggiungere standard di eccellenza nelle prestazioni, ma di dare testimonianze preziose. Questa chiesa è nel cuore del “Palazzolo” non come un retaggio del passato, ma come un invito alla speranza. Nelle strutture pubbliche i cappellani vengono spesso sentiti come qualcosa in più, mentre la dimensione spirituale è parte integrante della cura. Dare testimonianza è il vostro compito, perchè opere di carità senza la fede che le ha generate sono sterili. Il Natale non è un ingenuo ricordo dell’infanzia, ma è Dio che si svela in Gesù, è la presenza del Signore nella storia. E il mio augurio è che questo Natale sia sereno e di pace non solo a livello generale, perché gli uomini capiscano che non possiamo continuare a spararci addosso, ma anche personale, perché ciascuno possa ritrovare dentro di sè il dono della riconciliazione».
L’incontro con l’arcivescovo ha rinnovato un momento divenuto ormai tradizione in occasione del Natale. Nella VI domenica dell’Avvento ambrosiano, detta della Divina Maternità di Maria, monsignor Delpini ha celebrato l’Eucaristia nella grande chiesa dell’Istituto, alla presenza – per la prima volta dopo la pandemia – di numerosi ospiti con i loro familiari, insieme a responsabili, medici, operatori e volontari della Fondazione, ex allievi di don Gnocchi, alpini e tantissimi amici.
La Messa è stata concelebrata da don Enzo Barbante, monsignor Andrea Manto (membro del Cda della Fondazione) e dal cappellano don Enzo Rasi. Accanto a loro, in altare, il diacono permanente Sergio Legramandi, che da settembre svolge servizio pastorale presso la struttura.
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