Allestimenti suggestivi, testimonianze di ragazzi e... (Leggi tutto)
C’è anche la Fondazione tra i partner di ISAAC, il progetto del Centro di Competenza Artes 4.0 – presentato nei giorni scorsi - dedicato alle Life sciences ed Healthcare per agevolare la trasformazione dei risultati della ricerca in prodotti per il mercato. Grazie a robot, nanotecnologie, biotecnologie e altre tecnologie di frontiera, i partner ISAAC desiderano contribuire alla creazione di sistemi per la Sanità 4.0 a supporto degli operatori e dei cittadini.
«Lo scopo del progetto è quello di creare una rete di enti di ricerca, start up e imprese - spiega Il professor Paolo Dario, direttore scientifico di Artes 4.0 e direttore dell’Istituto di Bio-Robotica della Scuola Superiore S. Anna di Pisa – per aiutare altre imprese a innovare e a superare quella che definiamo la “valle della morte”, ovvero il gap esistente tra una buona idea e la sua realizzazione».
La coordinatrice di ISAAC, Darya Majidi, di Dedalus Italia, ha invece rimarcato il rischio di avere grandi eccellenze nel campo della ricerca, che operano però in maniera frammentata: obiettivo del progetto è di mettere insieme risorse e iniziative per fare rete e disegnare la sanità del domani.
Gestione dati clinici, diagnostica digitale, cura primaria e remota (telemedicina, teleriabilitazione e telemonitoraggio), robotica sanitaria, medicina basata sul valore: queste alcune delle macroaree sulle quali i partner ISSAC (con la “Don Gnocchi”, anche Università, Centri di Ricerca come il CNR e l’Istituto Italiano di Tecnologia, un ente sanitario come il Campus Biomedico di Roma, l’INAIL e alcune aziende in ambito tecnologico), stanno lavorando in maniera integrata.
La Fondazione è presente in diversi di questi tavoli di lavoro, con progetti che vanno dallo sviluppo di sensori indossabili, di algoritmi di* machine learning* quali sistemi di supporto alle decisioni cliniche e un lavoro di analisi dei dati clinici in particolare di pazienti con Gravi Cerebrolesioni Acquisite per individuare modelli prognostici del percorso riabilitativo. Vi stanno lavorando Andrea Mannini, bioingegnere ricercatore dell’IRCCS “Don Gnocchi” di Firenze, insieme a Chiara Fanciullacci, Federica Vannetti, Bahia Hakiki, Antonello Grippo, Francesca Cecchi della sede fiorentina della Fondazione e Maurizio Ferrarin e Davide Cattaneo, della sede IRCCS di Milano.
«Stiamo ad esempio valutando dei sensori indossabili per uno screening precoce dell’alterazione del movimento umano – spiega Andrea Mannini -: vorremmo arrivare a sviluppare una app o una fascia indossabile in grado di dirci se le caratteristiche del movimento si stanno modificando nel tempo e quindi è consigliabile una valutazione clinica più approfondita. Immaginiamo una possibile applicazione nei pazienti con Sclerosi Multipla: monitorando la loro qualità del cammino, potremmo verificare l’evoluzione nel tempo della patologia stessa, oppure valutare gli effetti di una terapia».
Un’altra idea in fase di sviluppo riguarda lo sviluppo di modelli prognostici del percorso riabilitativo a partire dall’analisi dei dati clinici dei pazienti appena ricoverati in struttura: «Prima che sia formulato un progetto riabilitativo – aggiunge Mannini – il paziente viene sottoposto a test e scale di valutazione. Pensando in particolare a pazienti con esiti da Ictus o con Gravi Cerebrolesioni Acquisite e lavorando su algoritmi di Intelligenza Artificiale, vorremmo riuscire ad avere indicazioni precise sulle loro capacità e tempi di recupero, così da prevedere l’esito e le tempistiche di un certo percorso riabilitativo».
Insomma tecnologie che mettono a disposizione grandi quantità di dati, da elaborare e interpretare attraverso algoritmi di intelligenza artificiale per consentire ai medici di impostare percorsi di cura e riabilitazione ancora più efficaci: il futuro è già arrivato.
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