Allestimenti suggestivi, testimonianze di ragazzi e... (Leggi tutto)
Anziani fragili e demenze. Al via in questi giorni l’innovativo progetto “Teseo. Fragilità e demenze in una comunità che cura”, che si sviluppa a Milano su iniziativa della Fondazione Don Gnocchi in qualità di capofila, in partnership con Caritas Ambrosiana, Sociosfera Onlus, Associazione per la Ricerca Sociale e Airalzh.
Il progetto è tra i vincitori del bando “Welfare in Ageing”, promosso dalla Fondazione Cariplo per far fronte ai bisogni degli anziani e delle loro famiglie e può beneficiare di un finanziamento di 600 mila euro. Il suo obiettivo è quello di costruire un modello di intervento innovativo, sostenibile e replicabile, basato su azioni in filiera, adeguato ai nuovi bisogni della popolazione anziana a rischio di compromissione cognitiva e demenza, sussidiario e complementare alle risorse della comunità e a quelle istituzionali. Il progetto – di durata biennale – prenderà forma nella città di Milano con la prospettiva di proporsi come modello nell’ambito del Terzo Settore per tutto il territorio nazionale.
L’Italia, secondo gli ultimi dati Istat, è tra i Paesi con l’aspettativa di vita più elevata (83,6 anni, contro una media di 81 anni nel resto del mondo), ma con i livelli più bassi rispetto alla media europea per quanto riguarda la qualità della vita della popolazione anziana. Nel nostro Paese, quindi, si vive più a lungo, ma in condizioni di salute e autonomia peggiori. Non solo, dalla rilevazione Istat 2019 sull’“Invecchiamento attivo e condizione di vita degli anziani in Italia”, emerge che nel nostro Paese, su 13,8 milioni di over 65, 4,37 milioni vivono da soli; questi rappresentano il 7,1 per cento della popolazione complessiva. Inoltre, il 15 per cento degli anziani dichiara di non incontrare alcun amico o amica nel tempo libero; la solitudine colpisce particolarmente le donne e coloro che posseggono un livello di istruzione più basso.
È proprio per fronteggiare questo scenario che prende vita il progetto “Teseo”. Milano è la città pilota dove già la Fondazione Don Gnocchi e gli enti partner operano a supporto delle persone anziane e delle loro famiglie e dove - a fronte di servizi comunque presenti - mancano spesso il necessario coordinamento e la corretta informazione.
“Teseo” si propone come uno strumento per supportare gli anziani e i loro familiari a orientarsi nei diversi percorsi, per aiutarli a superare i limiti della frammentarietà dei servizi e la marginalità delle informazioni. Un progetto che si prefigge di unire in rete tutte le parti coinvolte – sociali e sanitarie -, cercando di dare risposte ai nuovi bisogni della popolazione anziana o a rischio di fragilità e ponendosi come complementare alle risorse della comunità che sta loro intorno.
«Il modello valoriale del progetto - commenta Fabrizio Giunco, (nel video qui sopra, la presentazione del progetto a "Buongiorno Regione" del Tg3 nell'edizione di venerdì 19 gennaio 2024) medico geriatra, responsabile del Dipartimento Cronicità della Fondazione Don Gnocchi e responsabile del progetto “Teseo” - ci invita a farci carico di persone, non di pazienti. Noi vogliamo rispondere alle esigenze che la malattia o le condizioni di fragilità determinano, con l’obiettivo di essere utili a persone e famiglie nella faticosa ricerca di nuovi equilibri di vita. Certamente occorre svolgere bene i nostri compiti professionali, che sono però uno strumento, non il fine ultimo della nostra missione comune».
In questa prima fase si sta iniziando a comporre la macchina organizzativa del progetto, sviluppando la tecnologia necessaria. Parallelamente, si sta lavorando sulla formazione e promozione. Il primo passo riguarda infatti l’organizzazione del “sistema” che si prenderà cura dell’anziano, della sua famiglia e del caregiver, favorendone l’accesso ai servizi e la continuità di cura: il tutto attraverso una Centrale Operativa unica, che si occuperà di strutturare modelli organizzativi per la presa in carico integrata, oltre che di intercettare tempestivamente i bisogni e progettare risposte personalizzate. Tutto questo verrà realizzato tramite sistemi tecnologici digitalizzati: dalla realizzazione di un sito dedicato, al software di gestione, all’attivazione di portali familiari e sanitari di medicina generale, agli interventi di telemedicina, teleassistenza e teleriabilitazione.
Contemporaneamente, si attueranno i percorsi di formazione, supervisione e aggiornamento di tutti gli operatori coinvolti nel progetto, differenziati per ambito e per ruolo professionale. Seguirà l’avvio di un percorso di scambio formativo tra pari sulla base delle esperienze e conoscenze generate dal progetto. Il progetto attribuirà infine un alto valore alle azioni di monitoraggio e valutazione che ne seguiranno l’intero sviluppo, con l’intento di produrre – grazie a robuste evidenze scientifiche – gli elementi di sostenibilità e replicabilità del modello sperimentato. Saranno proprio queste evidenze a permettere al progetto “Teseo” di diventare un modello replicabile nel territorio italiano: innovativo e inedito dal punto di vista della struttura e dell’organizzazione, destinato ad essere precursore nell’ambito del terzo settore per comporre bisogni e risorse per una comunità accogliente a servizio della popolazione fragile.
«La demenza è una malattia cronica e progressiva, con sintomi difficili da decodificare – aggiunge Giunco –. La diagnosi è spesso tardiva, il percorso diagnostico può essere incompleto e discontinuo e le famiglie faticano a trovare soluzioni compatibili con le loro esigenze. Il sistema è frammentato, non facilmente accessibile e con una netta separazione tra risposte sanitarie e sociali. La malattia può durare anche 10-15 anni, durante i quali le famiglie sono spesso “case manager di sé stesse”. E la ricerca di soluzioni può essere ancora più difficile o impossibile per le persone più sole o socialmente vulnerabili».
In quest’ottica, “Teseo” si inserisce nel panorama dei servizi pubblici e privati a favore della popolazione anziana, con il preciso scopo di promuovere un approccio nuovo di presa in carico della fragilità e della non autosufficienza, capace di superare le rigidità, la frammentazione e la distanza nei modi di rispondere a bisogni che cambiano.
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