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«Roberto si sta dimostrando un paziente forte e deciso a riconquistare prima possibile la migliore autonomia». Al punto da non vedere l’ora di tornare a casa per riprendere ad allenarsi, pronto per nuove sfide.
Lo rivela Paolo Pietrapiana, medico responsabile del Servizio di Riabilitazione del Presidio “Ausiliatrice-Don Gnocchi” dove Roberto Zanda, l’ironman cagliaritano vittima quattro mesi fa di un tragico incidente accaduto durante la Yukon Arctic Ultra, in Alaska, che gli è costato l’amputazione delle gambe e della mano destra, è ricoverato da alcune settimane.
La notte del 6 febbraio scorso, al sesto dei nove giorni previsti della proibitiva ultramaratona, vittima di allucinazioni da ipotermia Roberto ha vagato scalzo per ore a una temperatura di quasi 50 gradi sottozero, addentrandosi nella foresta senza trovare via d’uscita. Poi, finalmente, i soccorsi e il ricovero all’ospedale di Whitehorse, in Canada; da lì il trasferimento all’ospedale di Aosta per l’amputazione degli arti inferiori e della mano. Nel marzo scorso, l’ultima tappa al CTO della Città della Salute di Torino, prima del trasferimento al Presidio “Ausiliatrice-Don Gnocchi” per la riabilitazione.
«Quelli in ospedale sono stati mesi terribili – ha raccontato Zanda nel corso di una conferenza stampa (nella foto) -. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era di alzarmi dal letto. Un vero calvario... Ora comincia per me una nuova avventura, un’altra maratona, certamente diversa prima di tornare a gareggiare come una volta. Perché una cosa è sicura: io non mi fermo qui. Voglio tornare a correre. Oggi somiglio a un robot, ma se penso che sono vivo per miracolo posso solo dirmi fortunato. Voglio esercitarmi con questa mia nuova mano bionica e capire tutte le potenzialità delle mie nuove gambe, perché ho tante corse che mi aspettano».
«Ogni trattamento riabilitativo, e tanto più quello di persone con esiti di amputazione di arto – aggiunge Pietrapiana - impone necessariamente una presa in carico globale del paziente. Occorre infatti garantire un approccio che tenga conto sia delle terapie, che degli aspetti emotivo-comportamentali che spesso interferiscono con un percorso ottimale di recupero dell’autonomia personale. Il nostro progetto riabilitativo prevede pertanto interventi per verificare la corretta personalizzazione delle protesi, il loro adeguato settaggio e la tollerabilità da parte dell’utente. A questa fase segue l’addestramento al loro corretto ed efficace utilizzo, con o senza l’impiego di ausili facilitatori, per il raggiungimento del più alto livello di autonomia personale consentito. Insieme a tutto questo, l’équipe riabilitativa valuta, caso per caso, la necessità di attivare anche trattamenti di tipo psicologico: saper affrontare, gestire e superare tutte quelle difficoltà che si possono scatenare come reazione a una modificata percezione del sé, è altrettanto importante».
«La mano destra di Roberto è stata amputata all’altezza dell'avambraccio, in modo da poter procedere all’applicazione della protesi bionica. Grazie al nostro lavoro – spiega il dottor Bruno Battiston, direttore della Chirurgia della mano e arto superiore dell’ospedale CTO della Città della Salute di Torino - siamo riusciti a salvare buona parte della mano sinistra, rendendola funzionale. Abbiamo effettuato l’asportazione delle dita necrotiche e successivamente la copertura dei monconi delle dita con due lembi: uno per il pollice ed uno per le dita lunghe così da ricreare dei simil monconi in grado di effettuare una specie di pinza per la presa. I monconi degli arti inferiori invece sono stati rimodellati chirurgicamente per consentire una vestizione ottimale delle sofisticate protesi in carbonio»
«Le protesi che abbiamo messo a disposizione di Roberto – conclude il dottor Roberto Ariagno, responsabile Marketing Officina Ortopedica Maria Adelaide - sono dotate della massima tecnologia disponibile sul mercato. Agli arti inferiori sono state applicate delle protesi in carbonio superleggere con dei piedi a recupero di energia, mentre all’arto destro superiore una mano bionica in titanio multiarticolata a controllo mioelettrico, con la quale Roberto potrà compiere più di 30 prese differenti».
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