Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
Il cinema come terapia riabilitativa a supporto dei familiari che si fanno carico di pazienti con deterioramento cognitivo. Verte attorno all’impatto della cineterapia in relazione al burden – sindrome da ansia e stress che colpisce i caregiver di pazienti con demenza – lo studio promosso da Medicinema Italia Onlus e dal Centro di Neuropsicologia Cognitiva ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano, con il sostegno della Fondazione Don Gnocchi.
«L’assistenza di un familiare con disabilità richiede energie e tempo - ha sottolineato la professoressa Gabriella Bottini, responsabile del Centro di Neuropsicologia Cognitiva e docente all’Università degli Studi di Pavia - crea spesso isolamento sociale e stress e può diventare “burden”, vera e propria condizione patologica che può colpire la sfera della socialità, quella economica, quella della fatica fisica o quella emotivo-psicologica».
Oggi i caregiver hanno un’età media di 59,2 anni e sono per il 70 per cento donne, in gran parte familiari dei pazienti, solitamente le figlie. Si stima che in Italia ci siano circa tre milioni di caregiver coinvolti direttamente o indirettamente nell’assistenza di persone con fragilità: il tutto in una situazione che nell’ultimo anno si è ulteriormente aggravata per via delle restrizioni conseguenti alla pandemia.
È in questo contesto che si inseriscono la cineterapia e l’iniziativa avviata da alcuni anni da Medicinema Italia, con proposte di contenuti filmici a scopo terapeutico, veri e propri cortometraggi della durata di dieci minuti ciascuno, composti da diverse parti di film, documentari e pubblicità recuperati dall’archivio della Cineteca Italiana (rivedi qui sotto lo spot del progetto, realizzato dal regista Giuseppe Tornatore).
Lo studio ha proposto a cadenza regolare la proiezione dei cortometraggi ai caregiver di pazienti con diverse disabilità, con l’obiettivo di ridurre il loro livello di ansia e stress. L’emergenza sanitaria imposta dalla pandemia ha costretto a una rimodulazione della proposta, proseguita comunque da remoto. I risultati hanno evidenziato come i cortometraggi emotivamente positivi abbiano avuto un impatto fortemente significativo sui soggetti interessati, rispetto invece a quelli a semplice contenuto neutro.
«I risultati preliminari dell’intervento sono incoraggianti – continua la professoressa Bottini - e rappresentano l’inizio di un percorso di ricerca per la creazione di protocolli scientifici che includano le componenti sociali nei processi di terapia e assistenza».
«La pandemia ci ha insegnato la rilevanza dell’interazione sociale per il nostro benessere – ha aggiunto Marco Bosio, direttore generale ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda -. Abbiamo imparato a capire quanto questa componente sia parte della cura di tutti e in particolare delle persone malate».
Le strutture milanesi della Fondazione Don Gnocchi sono state fra le sedi coinvolte nel progetto di Medicinema.
«L’umanizzazione delle cure e l’attenzione ai familiari – ha spiegato il direttore dell’Area territoriale Nord 2 Antonio Troisi (nella foto in alto) – sono valori che appartengono da sempre al dna della Fondazione. Per noi è motivo di orgoglio partecipare a questi percorsi sviluppati da Medicinema e dall’ospedale Niguarda. Da tempo ci siamo convinti che arte, cinema e musica rappresentino non solo un valore aggiunto per il presente e il futuro delle nostre strutture per persone malate e i loro familiari, ma possano offrire un validissimo aiuto per un’efficace presa in carico dei pazienti. Grazie alla propria rete, la Fondazione è sempre più orientata verso l’apertura al territorio e alla domiciliarità e cinema, arte e musica rappresentano un importante fattore di cambiamento per una presa in carico non solo fisica e sanitaria, ma anche e soprattutto emotiva. Il film come terapia potrà avere inoltre in futuro anche sviluppi positivi non solo per i pazienti affetti da patologie neurodegenerative e ai loro caregiver, ma anche per gli ospiti anziani delle RSA. Noi siamo fin d’ora a disposizione per collaborare…».
MediCinema – hanno ricordato la presidente Fulvia Salvi e il cofondatore Francesco Santelli - è da anni impegnata in Italia nella costruzione di un modello di cura con l’utilizzo della cineterapia e delle arti visive come valido strumento di medicina complementare. Con la collaborazione dell'Università di Pavia e della Fondazione Don Gnocchi è stato inoltre avviato un dottorato di ricerca sull’uso del cinema a scopo di cura. L’obiettivo è quello di definire una rete di intervento e formare addetti alla cura, monitorando l’efficacia della cineterapia per il trattamento e supporto delle persone fragili, degli stati di cronicità e delle varie forme di psicosi e disturbi del comportamento, anche nella sfera giovanile.
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