Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
«Il beato don Gnocchi ci insegna ancora oggi con la sua testimonianza e con la sua vita spesa nell’amore e nella carità per i più fragili come la gloria di Dio sia l’uomo vivente. L’amore di Dio si manifesta in chi ama: l’impegno al servizio degli ultimi e dei più bisognosi è solo la conseguenza di una fede e di un amore davvero grandi. Noi tutti siamo chiamati a fare la stessa cosa. L’uomo vivente è l’uomo che ama e l’uomo che ama manifesta la gloria di Dio».
Con queste parole monsignor Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano (nella foto), ha ricordato la figura di don Carlo nell’omelia della tradizionale celebrazione eucaristica del 25 ottobre, giorno della memoria liturgica e 14esimo anniversario della beatificazione di don Gnocchi.
Numerosi i dirigenti e operatori dei Centri della Fondazione Don Gnocchi, i pazienti e gli ospiti delle strutture milanesi con i loro familiari, i volontari e i ragazzi del servizio civile, gli alpini con i labari di gruppi e sezioni, i rappresentanti dell’associazione degli ex allievi e gli amici della “Baracca” che hanno gremito il santuario dedicato alla memoria del “padre dei mutilatini”.
La Messa è stata concelebrata dal presidente e dal presidente onorario della Fondazione, don Vincenzo Barbante e monsignor Angelo Bazzari, dal rettore del santuario don Maurizio Rivolta e dai cappellani di alcuni Centri “Don Gnocchi”.
La giornata di festa in memoria del beato don Gnocchi (il 25 ottobre è anche il giorno della sua nascita, avvenuta nel 1902 a San Colombano al Lambro, nel Lodigiano) è stata animata in tutti i Centri della Fondazione con momenti di preghiera e riflessione, iniziative culturali e manifestazioni a cui hanno voluto partecipare numerose persone.
Anche in alcune scuole intitolate a don Carlo insegnanti e alunni hanno colto l’occasione per approfondirne la conoscenza, spesso utilizzando testi e audiovisivi messi a disposizione dalla Fondazione, tra i quali l’apprezzata biografia a disegni animata sulle tavole del maestro Sergio Toppi.
Del resto i messaggi, sempre più numerosi, furtivamente consegnati da quanti animano ogni giorno il lento, silenzioso, costante pellegrinaggio al santuario che custodisce le spoglie di don Gnocchi racchiudono frammenti di dolore e squarci di speranza («Grazie, don Carlo, per essere esistito e per aver fondato l’Opera che oggi porta il tuo nome. Grazie, dal profondo del cuore, per i medici, i terapisti, gli infermieri e tutti coloro che in tutti i Centri della tua Fondazione, lavorano per noi…») e sono il segno concreto - uno dei tanti - della straordinaria devozione popolare verso l'apostolo dell'infanzia sofferente, mai venuta meno e sempre cresciuta in tutti questi anni.
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