I riconoscimenti – grazie al generoso contributo dell’Ana... (Leggi tutto)
«Il dolore degli innocenti, nella misteriosa economia cristiana, è anche la manifestazione delle opere di Dio e di quelle dell’uomo: opere di scienza, di pietà, di amore e di carità»: così scrive don Carlo nel suo libro “Pedagogia del dolore innocente”.
In queste ore così difficili ed esigenti sento di voler parlare al cuore di tutti gli operatori della nostra Fondazione. Lo faccio con pudore e rispetto per le vostre fatiche e per quella sincera trepidazione che attraversa il nostro spirito. Come un padre, condivido questi sentimenti, ma come fate voi con le persone che amate, cercando pur nella fatica di confortarle e dare loro un poco di serenità, così sento anch’io di dover affrontare ogni ansia e paura semplicemente guardando tutto ciò che di positivo sta accadendo all’interno della nostra realtà e non solo.
Non voglio rubarvi tempo, ma solo qualche minuto per affidarvi qualche parola semplice e genuina.
Innanzitutto grazie alla Direzione Generale, ai Responsabili di area, ai direttori sanitari e di Centro, a ciascun operatore e ai volontari, non solo a nome mio ma a nome di tutte le persone che incontrate e di cui vi state prendendo cura. Ve lo dico ogni volta che ci vediamo, ma oggi desidero farlo ancora con più forza. Mettendo all’opera quella “compassione e competenza” di cui ci parlava il Papa al nostro incontro di ottobre, stiamo mettendo a disposizione di tutti quello che abbiamo imparato a fare nel corso della nostra storia.
In questi giorni, attraverso i media, sentiamo parlare tantissime persone, troppe. Spesso le troppe chiacchiere non hanno aiutato e non aiutano l’opera di chi sta affrontando questa emergenza. Occorre lasciare fare a chi sa cosa deve essere fatto. Noi siamo tra questi. Noi abbiamo l’esperienza e soprattutto le motivazioni giuste per affrontare questa sfida. Da sempre ci misuriamo con la sofferenza e con la malattia e da sempre sappiamo che la prima forma di cura è la condivisione, l’accompagnamento di chi soffre e, soprattutto, il lavorare insieme, sostenerci a vicenda, affrontare insieme i mille interrogativi che a volte ci assalgono.
Telefonicamente ho raggiunto alcuni operatori dei vari Centri. Ho raccolto, tra le altre cose, tantissime voci positive e vi garantisco, a volte, commoventi. So che ci sono situazioni più difficili di altre, ma proprio dalle prime sono emerse testimonianze splendide di dedizione, di passione per il proprio lavoro, di capacità di affrontare questa emergenza insieme con i colleghi.
Questa è la “Don Gnocchi” di don Carlo, coraggiosa, umana, compatta. Ci portiamo dentro la nostra fragilità, ma non ci lasciamo condizionare dalle paure. Alla prova dei fatti ci siamo ed è per questo che esistiamo. Lo dico con umiltà, c’è da essere orgogliosi di come stiamo giocando questa partita.
Forse non tutto sarà perfetto, ma in un contesto dove molti sanno sollevare solo critiche e cavalcare le paure della gente, il coraggio di essere in prima linea nel servire e nel curare ogni giorno, con lucidità, realismo, senso pratico, fa davvero la differenza.
Alle famiglie abbiamo chiesto di condividere scelte difficili, ci siamo fatti carico delle loro difficoltà, ma anche del loro bene. Amare, alcune volte, richiede rigore. Siamo una realtà che davvero vuole essere affidabile. Lo dobbiamo a loro e lo dobbiamo a noi stessi.
Nella nostra comunità fatta di malati, operatori, volontari e famigliari, nessuno è un numero, ma sempre una persona cui dedicare tutta la nostra compassione e competenza. E questo ci dà forza. Questo mettiamo umilmente nelle mani di Dio.
Il mio ringraziamento e la mia preghiera, come la riconoscenza e il sostegno spirituale di tutti gli amici di Fondazione vi raggiungano nelle varie unità e in tutti i luoghi dove spendiamo le nostre energie a servizio del bene.
Don Carlo protegga tutti noi, i nostri cari e quanti ci ha affidato, ci ispiri il suo coraggio, ci sia d’esempio la sua fede, fondamento delle nostre autentiche speranze.
Con stima e gratitudine,
don Vincenzo Barbante
Ufficio Stampa Fondazione Don Gnocchi
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