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«L’angelo disse alle donne: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui”». (Mc 16,6)
Il timore attraversa il cuore delle donne dinanzi al sepolcro vuoto e alla manifestazione della potenza di Dio.
Eppure, quell’evento straordinario era destinato a cambiare il destino di tutta l’umanità. Il male insegue l’uomo, lo aggredisce, ne esaspera la fragilità. Di questa condizione l’uomo troppo spesso dimentica l’esistenza, salvo poi riscoprirla, quasi per caso e all’improvviso, con stupore e angoscia.
Per qualcuno questa è l’amara verità. Ma la verità non è né dolce né amara. È un fatto: siamo solo uomini. L’accento però non va posto sul “solo”, ma sul “siamo”. Sì: “siamo”! Siamo creature chiamate alla vita. Siamo amore in essere e in potenza. Questa verità può essere negata e taciuta, oppure accolta e vissuta.
La pandemia ha reso manifesta la nostra fragilità certo, ma ha anche offerto un’opportunità per manifestare la potenzialità d’amore da parte di chi ha messo in gioco il proprio essere; di chi ha prestato la propria opera per combattere il male e servire il bene verso chi, in vario modo, è stato toccato dal male; di chi ha condiviso nel tempo solitudini e fatiche; di chi ha pregato e sperato.
Mosso da gratitudine verso coloro che hanno speso i propri giorni con questo spirito, come il nostro Beato don Carlo, amando la vita, servendo la vita, auguro a tutti Buona Pasqua!
Buona Pasqua a chi crede nella vita come dono di Dio.
Buona Pasqua a chi crede, e per questo spera, che l’Amore - l’amore di Cristo - ha redento il mondo.
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don Vincenzo Barbante
presidente Fondazione Don Gnocchi
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