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Non solo riabilitazione, ma anche monitoraggio e supporto, il tutto rigorosamente a distanza: il paziente nemmeno deve muoversi da casa. È questa la sfida di “TCube”, tre T che stanno per TeleMonitoraggio, TeleRiabilitazione e TeleSupporto, un progetto innovativo rivolto ai malati cronici e ai pazienti Covid-19, siano essi in isolamento fiduciario o dimessi da strutture ospedaliere. Il tutto nella modalità della telemedicina, ovvero a distanza e valorizzando al massimo i supporti che le moderne tecnologie mettono a disposizione.
Se già prima dell’emergenza coronavirus i pazienti cronici erano tra le categorie più fragili del sistema sanitario, oggi lo sono ancora di più, in quanto maggiormente esposti al pericolo di contrarre il virus e anche per il fatto, come si è visto in questi mesi, che un’emergenza sanitaria potrebbe interrompere i percorsi di cura usuali.
Obiettivo del progetto è quindi quello di garantire loro la continuità assistenziale, in condizioni di sicurezza e di distanziamento sociale, in un’ottica multidisciplinare. Obiettivi che riguardano anche pazienti Covid, che possono così essere monitorati e curati a casa.
Tre sono le modalità in cui tutto questo avviene. Lo spiega Valeria Blasi, neurologa e psicoterapeuta, ricercatore senior del CADiTeR, il Centro Avanzato Diagnostica e Terapia Riabilitativa dell’IRCCS Don Gnocchi di Milano e referente del servizio di telesupporto nell'ambito di TCube: «Attraverso il telemonitoraggio con specifici sensori in dotazione al paziente siamo in grado di controllare i parametri vitali dei soggetti in cura, secondo le necessità di ciascuna persona. I sensori registrano i dati e li trasmettono ad un tablet tramite una app, le informazioni vengono quindi trasferite sulla piattaforma TelbiosConnect che gestisce tutte le operazioni. In questo modo, il medico può tenere sotto controllo la situazione clinica del paziente monitorato ed intervenire in caso di necessità».
Dopo il telemonitoraggio, la teleriabilitazione, pensata soprattutto per i pazienti post-Covid e per quelli fragili cronici, svolta attraverso un programma di esercizi personalizzato caricato sulla piattaforma tecnologica e reso disponibile tramite tablet agli utenti. Un sistema che riprende quanto già svolto dal progetto SIDERAB (Sistema Integrato DomiciliarE di Riabilitazione Assistita orientato al Benessere), di cui TCube è un’estensione e che comprende programmi per la riabilitazione cardiologica, respiratoria e neuromotoria.
Un programma di terapia che segue il programma riabilitativo individualizzato stilato dal medico in struttura e affinato dall’équipe riabilitativa. Il terapista della teleriabilitazione è in grado di verificare il corretto svolgimento degli esercizi, attraverso un sistema di comunicazione bidirezionale tra il tablet del paziente e la piattaforma tecnologica.
Infine, la terza T, il telesupporto: «Ci rendiamo conto – spiega ancora Blasi – che un paziente costretto all’isolamento, anche se in famiglia, possa sentirsi abbandonato e smarrito oltre che spaventato per la propria salute. Con il telesupporto ci relazioniamo con loro per guidarli, con l’aiuto di psicologi specializzati, nel momento di difficoltà ai fini del loro benessere globale».
Ad oggi il progetto è in fase di messa a punto, utilizzato in via sperimentale, su un campione di pazienti fragili che contribuiscono, attraverso i loro feedback, all’affinamento di tutto il sistema così da arrivare a fine ottobre ad avere un prodotto finito e pronto per l’utilizzo.
Oltre alla Fondazione Don Gnocchi (responsabile di progetto Francesca Baglio, neurologo dell’IRCCS Don Gnocchi di Milano e coordinatrice del CADiTeR), ne sono partner l’Università di Castellanza “Carlo Cattaneo” – Liuc, Telbios srl (capofila) per lo sviluppo della piattaforma tecnologica e Grifo Multimedia srl per quanto riguarda le app di teleriabilitazione.
TCube è stato finanziato da Regione Lombardia, Asse Prioritario I, nell’ambito del POR FESR 2014-2020.
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