Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
Se “L’Angelo dei bimbi”, il volo transoceanico sull’Atlantico, costituì nel gennaio 1949 un’impresa mondiale di eccezionale valore propagandistico a favore di don Gnocchi e della sua Opera per i mutilatini, molte altre iniziative in quel periodo permisero a milioni di italiani di manifestare concretamente la loro adesione e sostegno ai ragazzi di don Carlo: tra quelle a carattere internazionale, si distingue senza dubbio il raid motociclistico Milano-Oslo (clicca qui per vedere la fotogallery), organizzato nell’estate 1949 da don Carlo in collaborazione con gli scout milanesi guidati da don Andrea Ghetti. (nella foto sotto, la locandina dell'epoca)
L’impresa passò alla storia con l’appellativo di “Freccia Rossa”, per via del colore dei venticinque “Guzzini” da 65 centimetri cubici di cilindrata che nell’estate del 1949 partirono dal capoluogo lombardo verso la Scandinavia, con lo scopo di gettare il primo tracciato di una lunga via d’amore lunga 1.800 chilometri, per congiungere i popoli nella pace, in nome del dolore delle innocenti vittime della guerra appena finita: «Sulle ali della Freccia Rossa - ebbe a scrivere in proposito don Carlo - la voce dei piccoli mutilati di guerra invita l’Europa all’amore e alla pace».
L’impresa motociclistica nacque anzitutto dalla figura poliedrica, dal cuore generoso e dalla vasta cerchia di amicizie di don Andrea Ghetti, detto Baden, il quale con la sua innata irruenza arrivò a coinvolgere in questa impresa a favore dell’Opera di don Gnocchi numerosi scout e gruppi lombardi; e poi il cardinale Schuster, la Moto Guzzi e numerosi altri sponsor in campo industriale. Il viaggio fu preceduto da varie cerimonie di presentazione, con presenze autorevoli, tra cui l’allora presidente del consiglio Alcide De Gasperi.
La mattina del 17 luglio 1949 (nelle foto sopra) la colonna dei Guzzini prese il via dal Castello Sforzesco di Milano, con la benedizione del cardinale e la consegna di un messaggio per il vescovo di Oslo; il sindaco di Milano, Antonio Greppi, affidò una targa e il guidone della città da presentare al sindaco di Parigi.
Il percorso di andata ebbe luogo dal 17 al 31 luglio attraversando la Svizzera, la Germania Occidentale, la Francia, il Belgio, l’Olanda, il Lussemburgo, la Danimarca, la Svezia per poi giungere in Norvegia. Ovunque l’accoglienza per il raid fu entusiastica e i partecipanti poterono diffondere durante le varie tappe il messaggio loro affidato da don Carlo Gnocchi e diretto a tutti gli uomini di buona volontà. A Parigi “La Freccia Rossa” fu ricevuta dal sindaco e sfilò agli Champs Eliseès scortata dalla polizia fra gli applausi della folla. A Bruxelles ci fu l’ospitalità delle organizzazioni belghe per la protezione e l’assistenza all’infanzia mutilata, mentre a Brema, città devastata dalla guerra, i protagonisti del raid trovarono da parte dei ragazzi tedeschi un’accoglienza fraterna, indimenticabile.
Giunti in Norvegia, vennero accolti con ricevimenti, a cui si aggiunsero tra l’altro gli elogi del principe ereditario, del sindaco di Oslo e del governo per l’opera umanitaria di don Gnocchi e per l’impresa.
Il viaggio di ritorno a Milano avvenne dal 14 al 28 agosto. Al termine vennero percorsi 8.504 chilometri, di cui 5.541 di viaggio e 2.963 di confidenza col mezzo e propaganda in Lombardia.
La “Freccia Rossa” rappresentò nel complesso un’impresa enorme, tenuto conto della situazione storica e del fatto che in quel periodo per mangiare era necessaria la tessera. La miscela per le moto era ancora difficilissima da trovare. Le strade non erano asfaltate, i ponti per lo più distrutti, le sedi stradali ingombre di residuati bellici. Ovunque in Europa c’erano distruzione e macerie. Non esistevano i telefonini, né l’assistenza medica, i mezzi di comunicazione, la polizia stradale, soccorsi, meccanici e pezzi di ricambio: tutte cose che oggi consideriamo normali. I partecipanti partirono e tornarono offrendo a don Gnocchi tutto il ricavato della manifestazione, a testimonianza del profondo rapporto di amicizia fra gli scout e don Carlo.
Fra piloti, addetti all’organizzazione e responsabili del collegamento, furono complessivamente 37 i partecipanti alla “Freccia Rossa della bontà” (nella foto sopra, uno dei Guzzini che prese parte alla spedizione, conservato nel museo del beato don Gnocchi di Milano - clicca qui per una visita virtuale).
Piloti: Alberto Anghinelli, Eugenio Badocchi, Oscar Bandirali, Santino Brustia, Bruno Cavalleri, Giacomo Corna Pellegrini, Angelo Dell’Orto, Gaetano du Bot, Cesare Fabozzi, Italo Favero, Piero Finassi, Carlo Fustinoni, Filippo Genolini, don Andrea Ghetti, Vittorio Ghetti, Tino Giorgetti, Duccio Jachia, Renato Manenti, Nubar Manoukian, Lelio Oldrini, Pinuccio Porta, Gianni Rocca, Cesarino Rossi, Giovanni Scandolara, Tino Vanzini, Zambianchi, Ezio Zanussi, Ugo Zattarin.
Addetti all’organizzazione e collegamento: Dante Invernizzi, Arnaldo Basini, Franco Corbella, Paolo Lucchelli, Franco Quattrocchi, Vittorio Quattrocchi, Enzo Poltini.
Il loro non fu uno sforzo vano. Anzi. Essi portarono per l’Europa la nobile esortazione dei mutilatini («Noi ci vogliamo bene: anche se i nostri padri si sono odiati. Vogliamo che tutti si amino e in nome del nostro dolore chiediamo pace fra gli uomini. Aiutateci, poiché soltanto nella serenità troveremo la forza per affrontare la vita»).
Gli anni successivi dimostrarono - a proposito di Europa e di solidarietà ai mutilatini - che quel sogno era l’anticamera della realtà.
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