Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
"Competenza e compassione": le raccomandazioni di Papa Francesco, nel recente incontro con la Fondazione, sono state il filo conduttore del confronto di inizio anno – al Centro IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano - tra responsabili, operatori di sede e personale impegnato all'estero in progetti di cooperazione dell’ONG “Don Gnocchi”.
Proseguirà anche nel 2020 il trend che nell’ultimo biennio ha portato a un sensibile incremento delle attività di solidarietà internazionale della Fondazione. Con l’avvio di un nuovo progetto in Cambogia, sono oggi otto i Paesi in Via di Sviluppo dove la “Don Gnocchi” è impegnata accanto ai più fragili: «Uno sforzo – spiega il direttore della ONG, Roberto Rambaldi – che punta alla crescita quantitativa e qualitativa dei progetti, migliorando ulteriormente il servizio in termini di organizzazione e competenze».
Il Servizio di Solidarietà Internazionale della Fondazione gestisce gli interventi non operando direttamente in strutture di proprietà, ma sviluppando collaborazioni con attori locali. Con un approccio attento al tema della capacity building: «In ogni nostra attività - prosegue Rambaldi - c’è innanzitutto l’impegno a calarsi nella vita quotidiana delle persone che incontriamo e poi quello di trasmettere competenze. In questo modo non rispondiamo solo a bisogni, ma creiamo i presupposti per una loro gestione oltre i limiti temporali del progetto d'intervento».
Oltre al nuovo progetto in Cambogia - dove la Fondazione affiancherà l’organizzazione locale "Damnok Toek" (Goccia d'acqua, in lingua khmer) in due strutture residenziali che accolgono giovani e adulti con disabilità prevalentemente intellettive e minori senza famiglia – l’ONG “Don Gnocchi” è da anni presente in Bosnia-Erzegovina, Ucraina, Rwanda, Burundi, Ecuador, Bolivia e Myanmar (ex Birmania) (cartina qui sotto).
Nel 2018 sono stati 13 gli esperti inviati in missione, per 885 ore di formazione, 424 operatori formati, più di 3100 pazienti assistiti e quasi 8300 destinatari delle attività di sensibilizzazione.
«Nella percezione generale – continua Rambaldi - c’è un progressivo appiattimento della cooperazione internazionale sulle attività emergenziali, di gestione dei flussi migratori e di accoglienza ai migranti. Alcune campagne mediatiche hanno anche contribuito alla diminuzione della fiducia nell’opinione pubblica e al calo dei finanziamenti pubblici e delle donazioni private. In tale contesto, la Fondazione rimane una delle poche ONG italiane che operano nell'ambito della disabilità in Paesi dove questa è contemporaneamente causa ed effetto della povertà».
L’incontro di inizio anno dedicato alle attività di cooperazione internazionale della Fondazione e al quale sono intervenuti il presidente, don Vincenzo Barbante, e il direttore generale Francesco Converti (nella foto sopra, con tutti i partecipanti) è stato preceduto nelle ultime settimane da quattro giornate formative dedicate alla selezione del personale di Fondazione che parteciperà a missioni all’estero. Sono state aperte inoltre tre call “esterne” per posizioni a lungo termine in Bolivia, Myanmar e Cambogia: più di 90 le candidature arrivate per tre posti disponibili.
Ai lavori del mattino, che hanno visto anche l'intervento dell'inviato di Avvenire Paolo Lambruschi sul tema “Il doppio sguardo: quello che i media italiani non dicono”, sono seguiti nel pomeriggio momenti di approfondimento – coordinati da Anne Devreux – sui temi sicurezza, lavoro in équipe, nuove sfide e crescita sostenibile.
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