Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
La dedica, alla fine del video, ha commosso tutti: «Grazie per le cure e il supporto che avete fornito a Lulù. Vi siamo veramente grati per la pazienza e l’affetto dimostrati nei nostri confronti. Vi preghiamo di accettare la nostra più sincera e profonda riconoscenza per il vostro eccezionale lavoro, svolto con competenza e amore. Siete il sole della nostra famiglia…».
Il messaggio - in lingua italiana, inglese e con i caratteristici ideogrammi cinesi - chiude il filmato che testimonia e racconta con la forza dirompente delle immagini uno straordinario ritorno alla vita. Un film - come lo ha voluto chiamare il papà di Lulù - per «ringraziare tutto il personale medico italiano» per avergli restituito la figlia, dopo il dramma dell’incidente, la disperazione dei giorni di ricovero in ospedale in coma, i timori per una ripresa che pareva impossibile e le fatiche che hanno accompagnato l’intenso e complesso programma di riabilitazione.
Quel video e quella dedica, gesto di profonda generosità e squisita sensibilità, hanno raggiunto il cuore degli operatori del Centro “Spalenza-Don Gnocchi” di Rovato (Brescia), dove la giovane ragazza è stata accolta e accompagnata per sei lunghi mesi.
«Lulù è arrivata da noi all’inizio dello scorso mese di febbraio - ricorda la dottoressa Mariarosa Sbardellati, responsabile e direttore sanitario della struttura -. Era stata soccorsa in stato di incoscienza in casa, un ambiente saturo di monossido di carbonio. È rimasta alcune settimane in gravi condizioni all’ospedale milanese di Niguarda, in coma e con un’insufficienza cardiaca per via della forte intossicazione».
La ragazza, 24 anni, di origine cinese, era nel nostro Paese per motivi di studio e frequentava l’Accademia di Moda di Milano. Da due giorni i genitori non avevano sue notizie.
«All’arrivo in reparto - aggiunge la dottoressa Daniela Carli, il medico che ne ha seguito la riabilitazione - Lulù era ancora incosciente, aveva gli occhi chiusi e rispondeva debolmente agli stimoli dolorosi. La respirazione era assicurata da una tracheocannula e l’alimentazione avveniva attraverso la PEG».
Il Centro “Spalenza” di Rovato è attivo dal 2006, a seguito della ristrutturazione del vecchio ospedaliero cittadino. Oggi rappresenta una moderna struttura di riabilitazione che accoglie pazienti affetti da patologie post-acute che necessitano di trattamenti riabilitativi specialistici. In particolare, il Centro afferisce al Dipartimento di Cura e Riabilitazione delle Gravi Cerebrolesioni Acquisite (GCA) della Fondazione Don Gnocchi, che coinvolge i reparti di assistenza operativi anche nei Centri di Torino, Milano (Istituto “Palazzolo” e Centro IRCCS “S. Maria Nascente”), La Spezia, Firenze e S. Angelo dei Lombardi (Av).
«La degenza in riabilitazione è durata oltre sei mesi - continua la dottoressa Carli -, nel corso dei quali Lulù è stata sottoposta a trattamenti di riabilitazione neuromotoria, a programmi di logopedia, interventi neuropsicologici e sedute con il terapista occupazionale».
Le immagini girate dal padre e montate nel filmato dedicato agli operatori al momento delle dimissioni raccontano meglio di qualsiasi cartella clinica il progressivo miglioramento delle performance neurologiche e motorie, fino alla ripresa della respirazione spontanea e dell’alimentazione con cibi di consistenza sempre maggiore fino alla dieta libera ordinaria che ha permesso la rimozione del sondino gastrico.
«Con grande forza di volontà, spronata e guidata dai nostri fisioterapisti - raccontano ancora i medici del reparto -, Lulù ha prontamente recuperato la posizione eretta, muovendo i primi passi, prima con i necessari ausili e poi in completa autonomia, abbandonando definitivamente la carrozzina. Non sono mancate nemmeno le uscite in bicicletta, nel cortile della struttura… La logopedia e le stimolazioni le hanno consentito di tornare ad esprimersi, più velocemente in lingua madre ma poi anche in inglese e perfino in italiano…».
Dimessa lo scorso agosto, Lulù è tornata con i genitori a Shangai. I sorrisi degli operatori del Centro negli scatti fotografici che chiudono il suggestivo diario per immagini confezionato dal padre rivelano la gioia del percorso compiuto “accanto e al servizio della vita”, ragione autentica dell’Opera voluta dal beato con Gnocchi.
«Siete il sole della nostra famiglia…». Un sole, da una parte all’altra del mondo, che non vedrà mai tramonti.
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