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Ambra Sabatini, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Tokyo nei 100 metri (categoria T63) con il nuovo primato mondiale, è stata ricoverata nel 2019 per tre mesi al Centro IRCCS “Don Gnocchi di Firenze”, dove ha iniziato il proprio percorso riabilitativo dopo il terribile incidente stradale che le è costato l’amputazione della gamba e dove continua a recarsi regolarmente per i necessari controlli.
«Questo scricciolo non finisce mai di stupirci e di commuoverci e quello che ha fatto è incredibile: un esempio per i giovani e meno giovani»: questa la risposta di Ambrogio Sabatini ad uno dei tanti messaggi di felicitazioni fattigli pervenire da operatori della Fondazione che avevano seguito la figlia Ambra nel suo percorso riabilitativo.
«Ambra arrivò qui da noi dopo l’intervento spaurita e anche un po’ disorientata – spiega Simone Ceppatelli, ortopedico e responsabile del settore Riabilitazione Amputati del Centro “Don Gnocchi” di Firenze –. Per qualche settimana è stata ricoverata al reparto di riabilitazione pediatrica per completare il decorso post-operatorio. Quasi subito, però, ha iniziato il percorso di riabilitazione che, vista la sua giovane età e soprattutto la sua grande energia, è stato molto più veloce del previsto».
«Quando abbiamo avviato l’attività pre-protesica in palestra – aggiunge Aurelio Roccuzzo, coordinatore fisioterapista del reparto Amputati – siamo rimasti colpiti dai suoi rapidi miglioramenti: Ambra riusciva a fare esercizi anche molto complessi con estrema naturalezza. E anche una volta applicata la protesi provvisoria, per capire l’adattamento al moncone e iniziare a muovere i primi passi, eseguiva tutto con estrema facilità. Sembrava volesse bruciare le tappe…».
Ambra tra Simone Ceppatelli e Aurelio Roccuzzo e all'ingresso dell'IRCCS "Don Gnocchi" di Firenze
«Ricordo bene quei giorni al “Don Gnocchi” - ha rivelato Ambra qualche mese fa, in occasione di un controllo al Centro fiorentino della Fondazione -. Ero confusa, ma felice di iniziare un percorso di riabilitazione. Non vedevo l’ora di ricominciare a camminare senza stampelle, anche se all’inizio sentivo la protesi come un corpo estraneo, qualcosa che non faceva parte di me. Però è bastato davvero poco; i fisioterapisti mi hanno aiutata molto e sono stati bravissimi. Avevo fretta, non mi bastavano le terapie in palestra: qualche volta mi mettevo a fare esercizi e ginnastica in camera, da sola. Quel periodo è stata una parte fondamentale del mio percorso: lì ho mosso letteralmente i primi passi della mia nuova vita».
L'augurio ad Ambra in partenza per Tokyo dagli operatori del Centro "Don Gnocchi"
Il servizio di riabilitazione di pazienti con amputazione degli arti inferiori del Centro “Don Gnocchi” di Firenze, avviato nel 1986, ha fatto grandi progressi negli anni, sia grazie all’evoluzione tecnologica, con la realizzazione di protesi sempre più sofisticate e di nuovi ausili, sia grazie all’applicazione di protocolli di terapia fisica e strumentale sempre più personalizzati e a un approccio al paziente interdisciplinare.
Il percorso riabilitativo di un paziente amputato inizia con una valutazione multidisciplinare e un progetto individuale. Nel paziente a cui non è possibile applicare protesi si punta alla massima autonomia possibile con ausili, mentre nel paziente “protesizzabile” il progetto si articola in tre fasi: una fase pre-protesica, nella quale il paziente in palestra lavora sul rafforzamento muscolare generale; una fase protesica, che prevede la rieducazione al cammino tramite una protesi provvisoria e la messa a punto della protesi definitiva e la fase del reinserimento familiare, sociale e/o professionale.
«Al Centro di Firenze - conclude Ceppatelli - vengono curati e riabilitati soprattutto pazienti amputati per motivi vascolari come arteriopatia cronica ostruttiva o vasculopatia diabetica (70%); in misura minore amputati per motivi traumatici come infortuni, incidenti stradali o altro (20%) o per cause tumorali (10%)».
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