Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
Giuliano ha 78 anni, è stato ammiraglio di Marina. È uno sportivo e ha praticato ad alti livelli la pallanuoto e il calcio, fa attività subacquea e vive in un paese affacciato sulla riviera del Levante ligure. La sua vita era tranquilla quando, la notte del 27 agosto, ha accusato un malore: «Ho capito che qualcosa non andava e quando ho provato ad alzarmi – racconta – mi sono accorto che non riuscivo a muovere il braccio sinistro e la gamba non reggeva il mio peso».
Ricoverato d’urgenza all’ospedale di La Spezia, gli è stato diagnosticato un ictus ischemico con emiparesi sinistra. La sua fortuna - dice - è che i soccorsi sono stati immediati e le prime cure sanitarie tempestive. Il 4 settembre il trasferimento al reparto di riabilitazione a media intensità del Polo Riabilitativo del Levante Ligure di La Spezia.
«Sono arrivato al "Don Gnocchi" come un pulcino bagnato – ha scritto Giuliano –, impaurito per un futuro che ritenevo incerto e difficile da affrontare».
Giuliano con il team di riabilitazione durante il ricovero al Centro "Don Gnocchi" di La Spezia
Dopo i primi momenti di normale disorientamento, Giuliano ha iniziato presto a lavorare con disciplina e tenacia, sulla base del Progetto Riabilitativo Individuale redatto dalla dottoressa Sonia Avolio, fisiatra, volto al recupero delle funzioni neuromotrie, mosso dal desiderio di recuperare velocemente e tornare alla normalità di prima.
«Quando è arrivato in reparto – spiega Nadia Filipelli, la fisioterapista che ha eseguito il programma riabilitativo personalmente –, Giuliano non era in grado di camminare, non muoveva l’arto superiore sinistro e aveva difficoltà ad articolare le parole. E' stato iniziato il percorso riabilitativo e Michele Marconi, il logopedista, ha lavorato alla rieducazione al linguaggio e, dall'altra parte, si è intervenuti sulla parte motorio per adattarlo alla posizione statica eretta e alla deambulazione, riuscendo a portare a termine tutto il progetto: prima ha iniziato a camminare con un deambulatore, poi con il bastone e poi da solo senza aiuto. Per quanto riguarda l’arto superiore, oltre alla terapia tradizionale, ha svolto dei trattamenti nella palestra robotica, utilizzando “Amadeo”, un dispositivo per la riabilitazione della mano, in particolare della flesso-estensionedelle dita. È stato un paziente modello, perché ha seguito meticolosamente tutte le nostre indicazioni: ero convinta che ce l’avrebbe fatta».
«Nonostante il ruolo – aggiunge Lucia Tonelli, medico referente di reparto – Giuliano si è lasciato gestire in modo molto rispettoso: è stato pienamente collaborativo, educato e gentile, ma fortemente determinato a raggiungere gli obiettivi che ci eravamo posti e così è migliorato molto nella forza e nella coordinazione».
«Quando sono arrivato a casa dopo le dimissioni – racconta Giuliano – la cosa più bella è stata salire le scale da solo, senza l’aiuto di nessuno: sessanta scalini non sono pochi, ma ce l’ho fatta e questo è stato motivo di grande orgoglio per me».
La riabilitazione robotica per il ripristino della flesso-estensione delle dita
Giuliano è stato dimesso nelle scorse settimane e dopo pochi giorni ha preso carta e penna per scrivere a caldo le proprie impressioni ed esprimere la propria gratitudine: «Dopo questo periodo di riabilitazione, sento il dovere morale, oltre che il piacere, di esprimere il mio più vivo apprezzamento per come sono stato seguito. Ho avuto modo di osservare con attenzione la disponibilità, cortesia e gentilezza con la quale tutti, indipendentemente dal ruolo e conseguente responsabilità rivestita, si sono dedicati a noi pazienti a partire dai bisogni primari per arrivare alle terapie mediche. Sono stato pulito, lavato, pettinato, curato, invogliato a impegnarmi nelle varie attività di recupero, sempre con il sorriso sulle labbra, con pazienza, tutte attenzioni queste che aiutano noi pazienti. In un periodo particolare della vita della nostra Nazione, ove la sanità, purtroppo, è oggetto di numerose ingiuste critiche, spesso non suffragate da esperienze dirette, devo confessare che questo periodo mi ha invece confermato quanto di positivo io già pensavo.
Sono uscito camminando sulle mie gambe, senza nessun ausilio, magari non pronto a correre come un tempo la maratona, ma sicuramente in condizioni più che ottimali considerando la mia età. Non nascondo che al momento di salutare tutti mi sono profondamente commosso, rischiando pure qualche lacrima e di questo non mi vergogno, anzi ne sono orgoglioso. Con il cuore in mano e senza alcuna retorica, ringrazio tutti gli operatori che sicuramente verrò a trovare e salutare di persona».
Il Polo Riabilitativo del Levante ligure di La Spezia della Fondazione Don Gnocchi
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