Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
Un testo rivolto a istruttori professionali come fisioterapisti o laureati in scienze motorie che operano nell’assistenza agli anziani, ma anche a medici che vogliono approfondire nozioni utili per la promozione dell’attività fisica finalizzata a contenere le conseguenze delle patologie croniche; un contributo autorevole, inoltre, per supportare i “decision makers” nell’adozione di politiche di salute pubblica rivolte ai malati cronici.
A tutte queste categorie è dedicato il testo “Physical Activity and Health: Bridging Theory and Practice” (Edizioni Nuova Cultura), curato da Claudio Macchi, direttore del dipartimento di Riabilitazione dell’IRCCS "Don Gnocchi" di Firenze, ordinario di Medicina fisica e riabilitativa e direttore della scuola di specializzazione in Medicina fisica e riabilitativa dell’Università di Firenze e Francesco Benvenuti, geriatra, già direttore del dipartimento di Riabilitazione presso l’ASL di Empoli.
La copertina del volume e il professor Claudio Macchi del Centro IRCCS "Don Gnocchi" di Firenze
Il tema di fondo è quello dell’attività fisica adattata (AFA): si tratta in sintesi di programmi di esercizi non sanitari, solitamente svolti in gruppo, pensati per soggetti affetti da malattie croniche e finalizzati al cambio dello stile di vita per la prevenzione secondaria e terziaria della disabilità, dove per prevenzione secondaria si intende un intervento precoce, nel momento in cui la patologia viene riconosciuta e prima della comparsa dei sintomi così da ridurne al minimo le conseguenze, mentre nella prevenzione terziaria la patologia viene trattata allo scopo di scongiurare complicanze o ulteriori peggioramenti.
Un esempio proposto dal volume: esercizi per combattere i dolori alla spalla
In molte patologie croniche come le cardiopatie, l'ictus, le patologie respiratorie e i disturbi muscolo-scheletrici, la disabilità che ne deriva è molto spesso aggravata dalla sedentarietà, che a sua volta, come in un circolo vizioso, è causa di ulteriori limitazioni funzionali e quindi di disabilità ancora maggiori.
Nonostante siano presenti in letteratura scientifica ampie dimostrazioni dell’importanza e dell’efficacia di un’adeguata attività fisica regolare e continua nel tempo, in grado non solo di interrompere questo circolo vizioso ma addirittura di migliorare le condizioni generali del paziente, questa pratica è ancora poco diffusa e i suoi benefici sono forse ancora troppo sottovalutati.
«L’importanza dell’attività fisica – scrive nella prefazione il professor Massimo Gulisano, presidente del corso di laurea in Scienze motorie, sport e salute dell’Università degli Studi di Firenze - ha suscitato grande interesse accademico, ma finora non ha avuto un impatto sufficiente al di fuori di questo ambito. In questo scenario, il volume sottolinea come l'esercizio fisico possa essere considerato un intervento efficace in alcune condizioni patologiche».
Al di fuori delle patologie croniche, che possono interessare ogni età, i benefici dell’attività fisica adattata si possono altresì riscontrare nella popolazione anziana, quale contributo efficace nel mantenimento delle capacità fisiche, intellettive e sociali nell’età avanzata, per la sua capacità di preservare l'indipendenza funzionale e di mantenere una buona qualità di vita. Non a caso, l’OMS, già a partire dai primi anni del 2000 ha tracciato una strategia di promozione della salute della persona anziana basata proprio sull’attività fisica. E si capisce bene quanto tutto questo sia importante in modo particolare in Italia, prima nazione in Europa e seconda nel mondo dopo il Giappone per numero di anziani, dove gli ultra 65enni sono ben oltre il 20% dell’intera popolazione e le proiezioni Istat indicano che fra meno di 50 anni un italiano su tre (30%) avrà 65 anni o più e un italiano su 10 avrà 85 anni o più.
Un altro esempio di esercizi suggeriti dal team di esperti, in questo caso per l'osteoporosi
Il volume è diviso in tre parti: la prima passa in rassegna le evidenze dell’efficacia dell’attività fisica in alcune condizioni rilevanti, la seconda è focalizzata sulle iniziative messe in campo da alcuni Stati europei e dagli Stati Uniti; la terza propone programmi di esercizi che sono stati effettuati in Italia con successo per diverse patologie.
Di particolare interesse, soprattutto per i policymakers, la seconda parte, dove viene svolta un’analisi comparativa delle varie soluzioni adottate da diversi Stati (Regno Unito, Stati Uniti, Norvegia, Germania, Svizzera) e analizzato, per quanto riguarda l’Italia, il caso della Regione Toscana che ha normato, attraverso il DGR 595 del 2005 un percorso alternativo a quello sanitario e basato sull’attività fisica adattata per sindromi algiche da ipomobilità e sindromi croniche stabilizzate negli esiti.
Anche se riconosciuti a livello legislativo regionale, si tratta comunque di percorsi che non sono compresi nei livelli essenziali di assistenza (LEA) assicurati dal Servizio Sanitario Nazionale, pertanto il soggetto interessato, sostiene una parte dei costi, attraverso un contributo che solitamente è molto contenuto.
Oltre al professor Macchi, altri operatori dell’IRCCS "Don Gnocchi" di Firenze hanno contribuito alla stesura del volume: Chiara Castagnoli, Filippo Gerli e Anita Paperini (fisioterapisti); Francesca Cecchi, fisiatra, geriatra e professore associato presso il dipartimento di Medicina sperimentale e clinica dell’Università degli Studi di Firenze; Paola Polcaro, medico geriatra.
Ufficio Stampa Fondazione Don Gnocchi
Milano, tel. 02 39703245 – 335 8498258
ufficiostampa@dongnocchi.it