Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
Ha origine da un lascito testamentario la presenza della Fondazione Don Gnocchi a Colle Val d’Elsa (Siena): era il 1985 quando, a seguito delle volontà della contessa Wilma Cerrano, fu aperta in località “Le Grazie” una struttura ambulatoriale come sezione staccata del Centro Don Gnocchi di Pozzolatico (Firenze). Le attività della struttura, allora intitolata a “S. Maria delle Grazie”, furono poi trasferite nel 2010 in un nuovo presidio nel centro cittadino, dove vengono erogate prestazioni di recupero e riabilitazione funzionale neuromotoria in forma ambulatoriale individuale e di piccolo gruppo.
Nello stesso lascito era compresa anche una piccola cappella situata in località Fabbriciano (nella foto), sempre nel Comune di Colle val d’Elsa, dedicata a S. Maria della Neve e che sarà a breve oggetto di un importante intervento di restauro, grazie a un progetto finanziato tramite “Avviso pubblico per la presentazione di proposte di intervento per il restauro e la valorizzazione del patrimonio architettonico e paesaggistico rurale - da finanziare nell’ambito del PNRR (M1.C3 – Misura 2 “Rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale, religioso e rurale” - Investimento 2.2), approvato con D. L. n.23122 del 22/11/2022, finanziato dall’Unione europea - NextGenerationEU e gestito dal ministero della Cultura; Soggetto Attuatore Regione Toscana”.
La chiesetta è un piccolo gioiello del ‘500 e il progetto è attribuito ad Antonio da Sangallo il Vecchio, architetto e scultore rinascimentale che tra l’altro lavorò alle opere di difesa di Firenze e Livorno e alle fortificazioni di Castel Sant'Angelo a Roma e che operò a Colle Val d’Elsa intorno al 1520. Sconosciuto invece il committente; si sa che nel corso del XVIII secolo la chiesetta fu adibita a cappellania, cioè vi venivano officiate le funzioni religiose, mentre dal catasto leopoldino (1824) la proprietà della chiesetta risulta della famiglia dei Sabolini. A seguito di ulteriori passaggi di proprietà, la cappella passò alla famiglia Cerrano e infine alla Fondazione Don Gnocchi.
Elemento caratterizzante dell’edificio è il pronao esterno con colonne ioniche. È inoltre presente, sul retro, un campanile a vela che probabilmente risale alla costruzione originaria, anche se sono visibili dei rimaneggiamenti. All’interno, sopra l’altare, si trova un affresco, raffigurante una Madonna col bambino, della seconda metà del ‘500, del pittore Gian Maria Tolosani.
Gli interventi di restauro più rilevanti, che hanno ottenuto parere favorevole della Soprintendenza, riguarderanno principalmente il consolidamento strutturale dell’edificio. In particolare, si interverrà per contrastare l’umidità, con la creazione di un sistema di drenaggio delle acque piovane e un intercapedine nella pavimentazione che sarà smontata, ripulita e rimontata. Sarà poi rafforzata la copertura con travi in acciaio e travetti di legno e consolidato il pronao; per quanto riguarda gli intonaci interni, saranno rifatti nella parte bassa, mentre per gli intonaci esterni, saranno eseguite delle analisi per verificare la possibilità di un loro recupero. Sarà inoltre ristrutturato il portoncino d’ingresso, messo in sicurezza il campanile e restaurati gli elementi esterni in pietra. I lavori, che dovrebbero partire tra pochi giorni, si concluderanno nel marzo del prossimo anno e a quel punto la cappella sarà riaperta alle visite, secondo modalità attualmente allo studio.
«Don Carlo Gnocchi parlava di “restaurazione della persona umana” – ha commentato don Vincenzo Barbante, Presidente della Fondazione Don Gnocchi – noi qui parliamo del restauro di una cappella, e non è proprio la stessa cosa. Si tratta però di un’opera dell’uomo che ci è stata consegnata perché ce ne prendessimo cura, quasi come un paziente fragile; un’opera che è comunque elemento prezioso della storia e della cultura di un territorio e di generazioni di persone che lì si sono fermate a pregare, considerandolo un luogo significativo per le loro vite. Noi siamo parte del territorio di Colle val d’Elsa da quasi quarant’anni e “prenderci cura”, grazie all’opportunità dei fondi messi a disposizione dal PNRR, della cappella di “S. Maria delle Nevi” significa ribadire la nostra volontà di esserci come cittadini attivi, compagni di viaggio a fianco di chi soffre innanzitutto, ma anche rispettosi custodi dell’opera di chi ci ha preceduti. Penso che don Carlo, che aveva voluto intitolare i suoi collegi a Maria, sarà contento che ci prendiamo cura di un’opera a lei dedicata».
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