Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
Sorridente, rilassato, Luca Ventura si muove con la massima naturalezza fra i ragazzi e gli operatori del Centro Diurno Disabili del Centro “S. Maria Nascente” di via Capecelatro a Milano. Qui è di casa. La sua è una vicenda mossa dalla passione per la fotografia, scaturita per via degli eventi che gli hanno cambiato la vita in uno speciale impegno di volontariato denominato “Progetto fotografia”, che Luca, oggi cinquantaduenne, gestisce dal 2011. Un impegno, il suo, che assume ancora più valore oggi, 5 dicembre, in occasione della trentaquattresima Giornata internazionale del volontariato, indetta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
«L’inizio di questa storia - racconta - risale a 14 anni fa. Fino a quel momento la mia vita era stata scandita dalla passione per la fotografia. Poi, nel novembre 2005, mentre mi recavo in moto a realizzare un servizio, venni travolto per strada. Rimasi un mese in coma - che ebbe tra le conseguenze anche una memoria tratteggiata - e venni poi accolto all’Irccs “S. Maria Nascente”, per la riabilitazione: qui ci si rese conto che la fotografia era rimasta su un trattino della memoria e fu utilizzata dalla terapista Noemi come strumento principale su cui articolare la terapia occupazionale. Fotografai tra l’altro la costruzione e l’arredamento del Centro DAT (Domotica, Ausili, Terapia occupazionale) e ricordo che il giorno dell’inaugurazione i miei scatti furono esposti, con tanto di citazioni e ringraziamenti. Il mio percorso riabilitativo è stato oggetto anche di due tesi di laurea».
Di qui l’esigenza di Luca (ritratto nella foto di Antonella Bozzini, insieme ad alcuni ospiti e operatori del CDD della Fondazione Don Gnocchi) di spingersi oltre e di restituire in qualche modo quanto ricevuto. Lo strumento non poteva che essere la fotografia: «Già all’epoca avevo trascorso per curiosità al CDD alcuni momenti delle mie giornate - aggiunge -. I ragazzi mi avevano profondamente colpito. Così nel 2011, in qualità di volontario, ho voluto verificare il valore della fotografia come terapia e stimolo per la memoria. Diceva Henry Cartier Bresson che “fotografare è un atto che coinvolge la mente, gli occhi, il cuore. È un modo di vivere”. Ecco, noi abbiamo costruito questo “Progetto Fotografia” con e per gli utenti disabili del CDD, che dura ormai da otto anni. Un’esperienza davvero bella».
Luca frequenta la struttura per tre mezze giornate alla settimana e insegna ai ragazzi della Fondazione le basi della fotografia. Li invita a scegliere che cosa fotografare, ma lascia a loro la scelta del contesto o dei soggetti. Li assiste mentre pensano, costruiscono, inquadrano e scattano.
«Lavorare con questi ragazzi e con i loro operatori è davvero una grande soddisfazione: scopro ogni giorno un mondo particolare, dove c’è l’affetto vero. È una sensazione difficile da spiegare, ma che mi rende davvero contento: appena li vedo e ci salutiamo, so già che quella sarà una giornata meravigliosa. In questi anni ho imparato a entrare nel loro mondo, a comprendere i modi con cui si esprimono: ecco, la fotografia rappresenta un modo in più per comunicare e per entrare in sintonia con loro».
Un ulteriore tentativo di riempire i “buchi della memoria” è stato per Luca la mostra fotografica con opere sue, dal titolo “Nonni. Gli affetti, gli oggetti, gli ambienti che parlano di un’epoca”, esposta con successo dal 16 novembre all’8 dicembre a San Donato Milanese. Ritrovate nella memoria le foto della casa dei nonni in Friuli, con questa mostra Luca ha voluto sensibilizzare i visitatori anche per quanto riguarda il “Progetto Fotografia” della Fondazione Don Gnocchi, al fine di acquisire attraverso lasciti o donazioni, fotocamere digitali da utilizzare con gli utenti che partecipano all’iniziativa.
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