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Il laboratorio di Nanomedicina e Biofotonica clinica (Labion) dell’IRCCS “Don Gnocchi” di Milano ha vinto in collaborazione con l’Unità di Riabilitazione cardiorespiratoria dello stesso Centro un importante finanziamento nell’ambito del bando transnazionale ERA-PerMed, cofinanziato dalla Commissione Europea per allineare le strategie di ricerca nazionali, promuovere l'eccellenza e rafforzare la competitività degli attori europei nella medicina personalizzata.
L’obiettivo del team di ricercatori “Don Gnocchi” - coordinati da Marzia Bedoni, biologa responsabile del Labion e da Paolo Banfi, medico pneumologo responsabile della Riabilitazione cardiorespiratoria (al centro nella foto sotto) – è quello di validare un metodo innovativo per la gestione personalizzata dei pazienti con Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO).
I ricercatori della Fondazione Don Gnocchi festeggiano l'importante riconoscimento ottenuto
La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva è una comune malattia, prevenibile e trattabile, caratterizzata da persistenti sintomi respiratori e limitazione al flusso aereo, che è dovuta ad anomalie delle vie aeree e/o alveolari solitamente causate da una significativa esposizione a particelle nocive o gas (ad esempio, fumo di tabacco).
Oggi l’identificazione delle caratteristiche individuali dei pazienti (fenotipizzazione) si basa su procedure standard molto lunghe, che li espongono ad un elevato rischio di peggioramento, fino all’ospedalizzazione. Di qui la necessità di individuare un unico biomarcatore in grado di aiutare i medici nella classificazione dei pazienti per la messa a punto di una terapia farmacologica e di un trattamento riabilitativo sempre più personalizzati.
Il progetto della Fondazione Don Gnocchi (CORSAI, Chronic Obstructive Raman Spectroscopy Artificial Intelligence) si avvale della spettroscopia Raman applicata su campioni di saliva dei soggetti coinvolti nello studio. L’innovativa metodica - sensibile, semplice e veloce e per nulla invasiva, grazie all’utilizzo di tamponi masticabili denominati salivette - consente di ottenere un’impronta digitale Raman, ovvero uno spettro della saliva specifico per il gruppo di pazienti.
Tali risultati, combinati con l’intelligenza artificiale, permetteranno una gestione più efficace dei pazienti con BPCO nell’ottica di una medicina sempre più personalizzata, con particolare attenzione alla classificazione dei pazienti, alla previsione del rischio di aggravamento della patologia e all’aderenza alla terapia.
L’obiettivo finale in ottica traslazionale – vero e proprio modello distintivo della ricerca “Don Gnocchi” - sarà poi il trasferimento della spettroscopia Raman dal laboratorio direttamente al reparto d’ospedale e al letto dell’ammalato, utilizzando uno spettroscopio portatile, al fine di indagare i diversi aspetti della BPCO in un’unica e rapida analisi.
Ufficio Stampa Fondazione Don Gnocchi
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