Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
L’anca umana è l’articolazione che sostiene il carico più elevato di tutto il corpo ed è coinvolta in ogni movimento, anche minimo. E’ stato stimato che un’anca sana supporta circa un milione e mezzo di movimenti l’anno: una macchina che si muove incessantemente e sottoposta a continui, a volte improvvisi e scorretti carichi di lavoro. Inevitabile quindi che con il passare degli anni si manifestino dolori articolari e disturbi di altro genere. Tra questi, l’artrosi è una delle patologie più comuni.
Non è sempre e solo colpa dell’età: una postura scorretta, sforzi eccessivi, soprattutto in chi pratica sport, e obesità costituiscono ulteriori fattori di rischio, anche in giovane età. Oltre ai trattamenti farmacologici e, nei casi più gravi, l’artroscopia e la protesi, la fisioterapia ha una grande importanza nel trattamento di questi disturbi.
Il trattamento delle patologie dell’anca è stato il tema di un’iniziativa scientifica svoltasi presso il Centro “S. Maria della Pace” Fondazione Don Gnocchi di Roma, lo scorso 23 novembre, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici di Roma e la collaborazione dell’Anca Surgical Center, diretto dal dottor Nicola Santori.
Un evento ideato e promosso dal dottor Alberto Battaglia (nella foto), ortopedico e traumatologo del Presidio di riabilitazione funzionale del Centro della Fondazione Don Gnocchi a Roma.
«A volte il dolore all’anca – mette in guardia il dottor Battaglia - nasconde altre patologie meno evidenti ad un’analisi superficiale. Le stesse artrosi possono avere risposte diverse a seconda della gravità e dell’età, quindi non è mai detto che un intervento chirurgico fortemente invasivo come l’impianto della protesi sia la soluzione più efficace».
Non basta quindi la diagnosi strumentale, ma occorrono esami clinici più approfonditi, evitando il rischio di arrivare troppo velocemente alla soluzione chirurgica.
«Non dobbiamo poi dimenticare l’importanza della prevenzione – prosegue il dottor Battaglia - che deve partire molto presto, con screening in età giovanile, per individuare da subito il cosiddetto morfotipo, cioè la composizione corporea che già evidenzia segnali che in età avanzata potrebbero portare a situazioni tali da rendere a quel punto inevitabile la protesi. È proprio in questa attività preventiva, che è fatta anche di fisioterapia, che la Fondazione può giocare un ruolo importante, oltre che nella fase di rieducazione e riabilitazione post intervento».
E a proposito di riabilitazione a seguito d’interventi di protesi d’anca, la tecnologia gioca già oggi e sempre più in futuro un ruolo centrale. «Nel nostro Centro trattiamo pazienti che hanno subìto interventi di protesi d’anca con una pedana tecnologica propriocettiva – spiega Irene Aprile, medico neurologo e coordinatrice del Gruppo di Riabilitazione Robotica e Tecnologica della Fondazione Don Gnocchi –. Dai dati raccolti, emerge che per il recupero dell’equilibrio e della posizione eretta i trattamenti tecnologici sono mediamente più efficaci di quelli convenzionali. Un ulteriore supporto tecnologico come l’analisi del movimento ci consente poi di valutare ed eventualmente intervenire per correggere la qualità del passo».
Il convegno dello scorso novembre su “Attualità e prospettive nel trattamento delle patologie dell’anca” ha voluto essere il punto di partenza di una serie di incontri scientifici dedicati a medici terapisti e altri operatori del settore. «Dopo il focus sull’anca, contiamo di estendere questa formula ad altri temi di largo interesse – conclude il dottor Battaglia – nei vari settori della riabilitazione che vedono impegnata la Fondazione. Non solo per quanto riguarda il trattamento clinico dei pazienti in fase post-acuta, ma anche dal punto di vista della prevenzione e della ricerca applicata in particolare alle nuove tecnologie e alla robotica».
Ufficio Stampa Fondazione Don Gnocchi
Milano, tel. 02 39703245 – 335 8498258
ufficiostampa@dongnocchi.it