Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
Ci sono le storie di Francesco, che ha 40 anni, e di Manuel, entrambi sopravvissuti a un ictus; di Laura e di alcuni piccoli pazienti del reparto di riabilitazione pediatrica del Centro IRCCS “Don Gnocchi” di Firenze, tra cui Lorenzo, un bambino di origine cinese gravemente ferito anni fa in un drammatico incidente. Storie diverse tra loro, ma tutte con un comune denominatore: il recupero e la riabilitazione dopo un periodo di coma.
Sono i “miracoli” raccontati dal servizio televisivo andato in onda nella puntata di venerdì scorso scorso nel programma di Italia Uno “Le Iene”.
Girato prima del Covid, il servizio, curato da Gaetano Pecoraro, è stato realizzato nelle palestre dove vengono riabilitati i pazienti del reparto Gravi Cerebrolesioni Acquisite e di Pediatria del Centro fiorentino della Fondazione e anche nei laboratori dove si fa ricerca sulle nuove tecnologie e sui protocolli di cura.
«Oggi abbiamo tecniche di rianimazione che consentono di mantenere in vita anche persone in gravissime condizioni - spiega Sandro Sorbi, direttore scientifico dell’IRCCS “Don Gnocchi” di Firenze – e là dove registriamo attività cerebrale del paziente, dove vediamo un po’ di luce, cerchiamo di intervenire per iniziare il recupero».
«I tempi di degenza e di recupero sono molto lunghi – aggiunge Claudio Macchi (nella foto sopra, durante il servizio), direttore del Dipartimento di medicina riabilitativa del Centro e vicedirettore scientifico –. Siamo però riusciti a recuperare pazienti arrivati da noi in condizioni gravissime. L’età media dei nostri pazienti adulti è di 68 anni, ma nel reparto di riabilitazione pediatrica abbiamo preso in carico anche pazienti di pochi mesi».
Alcuni momenti del servizio realizzato dalle "Iene" e mandato in onda nei giorni scorsi
La storia di Lorenzo è per certi versi emblematica. Mentre camminava con la madre fu colpito da un oggetto pesante caduto accidentalmente da un mezzo che transitava vicino: una fatalità che per poco non gli costò la vita, ma che lo gettò in un coma profondo. Dopo la prima fase di ospedalizzazione, è arrivato al reparto di riabilitazione pediatrica del Centro IRCCS di Firenze e qui l’équipe del Servizio di Neurofisiopatologia, coordinata dal dottor Antonello Grippo, ha iniziato a monitorare il suo cervello, alla ricerca di impercettibili segnali di coscienza. Terminata questa fase valutativa, Lorenzo è stato sottoposto, attraverso un dispositivo non invasivo (un casco applicato in testa) a stimolazioni elettriche transcraniche nelle aree del suo cervello ancora attive, con l’obiettivo di estenderle e potenziare quelle capacità.
«Una volta identificate le aree del cervello attive - precisa Antonello Grippo, neurofisiologo del Servizio di Neurofisiopatologia del Centro di Firenze -, le possiamo stimolare attraverso tecniche di elettrostimolazione: un campo magnetico induce una corrente elettrica sulle aree cerebrali e possiamo poi registrare con degli elettrodi la risposta del muscolo, anche se molto piccola. E in questo modo si possono valutare le possibilità di recupero del paziente».
Antonello Grippo (Servizio di Neurofisiopatologia) e Sandro Sorbi (direttore scientifico dell'IRCCS)
Questi trattamenti, che per certi versi rappresentano la nuova frontiera nel trattamento delle gravi cerebrolesioni acquisite, sono oggetto di studio, ricerca e applicazione continua nel laboratorio del Servizio di Neurofisiopatologia e negli altri laboratori dell’IRCSS di Firenze. Il dato confortante è che oggi ci sono margini di recupero che possono essere anche importanti, grazie all’azione coordinata degli specialisti e attraverso un approccio multidisciplinare, oggi possibile presso reparti di riabilitazione intensiva condotta in strutture idonee, come appunto il reparto del Centro IRCCS di Firenze e gli altri reparti analoghi della Fondazione che fanno capo al Dipartimento Gravi Cerebrolesioni Acquisite.
Il racconto delle “Iene” si chiude con l’auspicio che questo momento difficile che stiamo attraversando non blocchi o rallenti la ricerca italiana, che è fatta di eccellenze come quella raccontata nel servizio.
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